Regia: Gregory Levasseur
Interpreti: Ashley Hinshaw, Denis O'Hare, James Buckeley, Christa Nicola
Trama: Cairo, agosto 2013. Un gruppo di archeologici americani scopre una nuova piramide sepolta nella sabbia del deserto, nonostante i gravi disordini scoppiati nella zona, una troupe arriva per filmare la grande scoperta: si tratta di una piramide piuttosto particolare, di soli tre lati anziché quattro. Il dottor Holland e la figlia Nora, a capo della spedizione, non vedono l'ora di potervi entrare. Lo stesso vale per la documentarista Sunni, accompagnata dal cameraman Fitzimmons, mentre Michael Zahir è l'esperto di robotica, con al seguito Shorty, un mini-robot su cingoli dotato di telecamera, in prestito dalla NASA. I piani per il documentario e l'esplorazione della piramide vengono travolti dall'ordine che giunge dai Beni Culturali: causa l'aggravarsi dei disordini bisogna sbaraccare tutto. Nora convince il papà a mandare dentro almeno Shorty per una breve ricognizione. Solo che Shorty dopo un po' perde il contatto e allora, nonostante un militare egiziano pressi gli americani perché vadano a prendere l'aereo, il gruppo si inoltra nella piramide per recuperare il robottino, oggetto assai costoso. Ben presto però si perdono nei meandri della piramide e scoprono di non essere soli...
Ci sono i film brutti, e film che, quanto meno partono da una idea intrigante.
Lo ammetto, ci sono cascata come l'ultima delle pivelle.La voglia di vedere qualcosa di assolutamente disimpegnato, unita al fascino che suscita in me la civiltà egizia mi hanno incuriosita.
E all'inizio pareva neanche così male. Nulla di miracoloso, ma qualcosina di guardabile.
Persino l'essere un mockumentary non pesava troppo, evidentemente la telecamerina di Fitzi era un modello più recente quindi il fastidioso ballonzolamento era più attenuato.
Per un po' andava tutto ben(ino).
Ero pronta ad assistere alla consueta mattanza dei quattro (o erano cinque non mi ricordo più) imbecilli di turno, questa volta persi dentro la piramide, a cuor leggero, consapevolmente e senza fare troppi voli intellettuali.Poi sono arrivati loro...I gatti...carnivori...e qui si comincia ad intuire qualcosa...ma io, stoica come non mai, mi sono detta, "evvabbè" e sono andata avanti.Dopo i gatti..ribadisco, carnivori realizzati in perfetto stile Asylium, ecco apparire Anubi. Anubi, secondo l'iconografia egizia (correggettemi se sbaglio) è raffigurato come un essere mezzo uomo e mezzo sciacallo.Quindi potete tranquillamente immaginare lo sconforto, con attacco di risata isterica, quando è comparso un tizio con una testa di cane, realizzata con colla e plastilina probabilmente dal figlio seienne di qualche componente del cast assunto per l'occasione come tecnico degli effetti speciali. Una roba che, al confronto, la mummia di Boris Karloff era l'ultima frontiera nel campo del make up. Il poveraccio poi, non oso immaginare neppure il caldo sotto quel testone, passa tutto il tempo facendo "argh argh" dietro ai restanti imbecilli fino a quando non li piglia e li massacra o almeno credo considerando che non si vede una mazza. Fino al finalone con colpo di scenaInsomma, se spesso i francesi, quando si tratta di horror, hanno riservato piacevoli sorprese, questa volta hanno mancato completamente il bersaglio."La piramide" è una poracciata degna del peggior Asylium nei cui confronti non mi sento di infierire più di tanto, è un po' come sparare sulla Croce Rossa. Perchè su questa selva informe di mockumentary, salvo rare eccezioni ormai non ci son più parole da sprecare. Non fanno paura, non fanno schifo, fanno abbastanza pena.Peccato però perchè questa volta avrebbe potuto funzionare.
c'è nessuno????