Che bella copertina. Talmente bella che non esiste più. John Alcorn, dove sei?
Autore:
Achille Campanile
Titolo:
Agosto moglie mia non ti conosco
Trama:
Prima sarebbe meglio parlare degli interpreti.
Interpreti:
Un gruppo di villeggianti. Un naufragio.
Trama:
Un capitano invece di fornire cinture di salvataggio, fornisce cinture di castità delle quali vanno perse le chiavi.
Giudizio della critica:
NON MI E’ PIACIUTO.
…Una folla multicolore, incessante, entrava lentamente nello stabilimento, con borse, palloni di gomma e altri oggetti inerenti al bagno. Si sarebbero detti i fedeli d’una misteriosa deità, che entravano nel tempio. I bagnini scalzi correvano ad aprir le cabine e a spinger nell’acqua le barche e i “mosconi” presi in affitto.
Presso l’entrata, un pescatore sbatacchiava sul parapetto di pietra, con straordinaria violenza, un polpo testé pescato e ancora vivo. Si sa che con questo sistema vengono uccisi i polpi.
«Che barbara usanza!», esclamò Suares, che, con i compagni, entrava in quel momento.
«Le parrebbe anche più barbara», disse un assiduo dello stabilimento, «se sapesse che quel polpo è sempre lo stesso, che viene ogni giorno pescato vivo e sbatacchiato per un certo tempo sotto gli occhi dei villeggianti ».«Come sarebbe a dire?», chiese il nostro amico.
«Ella sa», spiegò l’altro, «che nessuno si fida di mangiare il pesce in uno stabilimento dove non si veda almeno un polpo ucciso sotto gli occhi dei clienti. Qui, poiché non si può ogni giorno pescare un polpo diverso, la direzione ha pensato di usar sempre lo stesso polpo, che dopo essere stato sbatacchiato per un certo tempo e prima che esali l’ultimo respiro, viene di nuovo gettato nel mare, in un recinto chiuso, dove è facile pescano a ogni occorrenza».Era vero. Il povero animale, come se non bastassero gli sbatacchiamenti quotidiani della mattina, doveva spesso sottoporsi a penosi extra nel corso della giornata. Appena si presentava qualcuno e chiedeva di mangiare pesce fresco, pescato sotto i suoi occhi, il polpo veniva tratto fuori e tosto sbatacchiato per alcuni minuti sul muricciuolo. Poi, dopo essere stato sostituito con polpi venuti da Milano, era di nuovo gettato in acqua per servire in altra occasione. Ormai, il poverino sentiva dalle voci quando era giunto il momento d’esser tirato fuori e sbatacchiato.
I primi tempi, appena udiva gridare:
«Ehi, c’è da mangiare pesce fresco?», mormorava:
«Ci siamo!». E si faceva piccino piccino, rimpiattandosi sui bassifondi. Ma tutto era vano. Ben presto veniva scovato, tratto alla luce e violentemente sbatacchiato sul municciuolo, con soddisfazione della clientela. Poi, l’infelice mollusco, per abbreviare quei momenti terribili, appena sentiva chiedere pesce fresco veniva a galla spontaneamente e si metteva vicino al parapetto, con maravigliosa abnegazione.Ormai il disgraziato animale era diventato durissimo e non desiderava che di farla finita con la sua misera esistenza. Vero è che non gli mancava nulla. Anzi, per conservarlo in vita, la direzione non gli lesinava i buoni bocconi e le comodità d’ogni sorta. Ma quella storia d’essere sbatacchiato in così barbaro modo faceva passar tutto il resto in seconda linea. Ogni mattina egli diceva: “Speriamo che sia per oggi”. Ma quando, dopo essere stato duramente provato, si sentiva gettar di nuovo in mare, invece che in padella, rabbrividiva pensando: “Ancora domani saremo daccapo”. Qualche volta, dopo essere stato sbatacchiato, faceva il distratto e s’avviava zitto zitto verso la cucina. Ma il pescatore l’afferrava in tempo per restituirlo agli abissi marini…