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“La piuma” di Giorgio Faletti: quell’ultima magia per i suoi lettori

Creato il 20 maggio 2015 da Alessiamocci

“Tracciando il suo invisibile sanscrito nel cielo, la piuma sorvolò un villaggio popolato di uomini, che come tali prestavano attenzione solo a ciò che avveniva in terra, davanti ai loro occhi. Nessuno riuscì a vedere la piuma perché nessuno aveva tempo a sufficienza per alzare gli occhi al cielo e riuscire anche solo a guardarla”.

La morte è sempre inutile. E rappresenta, oltre che un evento tragico, un grosso spreco. Ma nel caso di Giorgio Faletti lo è stata doppiamente. Mentre leggo il suo ultimo libro, pubblicato postumo, col quale si accomiata dai lettori, penso alla sua personalità poliedrica che lo ha portato ad essere attore, comico e cantante, e mi chiedo quali altre novità letterarie avrebbe avuto in serbo per noi, se la sua vita non fosse terminata quel maledetto 4 luglio 2014. Che grossa perdita, quella di un autore capace di cimentarsi nei più disparati generi letterari, passando con maestria dall’uno all’altro, incantando lettori di ogni età e provenienza.

“La piuma”, il libro edito dalla casa editrice che lo ha seguito in tutte le sue opere, la Baldini&Castoldi, è uscito nel mese di maggio 2015, a quasi un anno dalla morte dell’autore. Era rimasto un “racconto nel cassetto”, come dichiara la moglie Roberta Bellesini nella prefazione, pronto per venire alla luce e raccontare un microcosmo umano, rappresentato in chiave allegorica da figure che trovano ulteriore forza nelle illustrazioni di Paolo Fresu, l’amico di sempre di Giorgio Faletti.

“La piuma” è una favola morale, ambientata in tempi lontani. È un libro molto breve, che si legge in un lampo. I caratteri sono grandi, l’edizione ben curata.

Riscontrando un inevitabile richiamo a “Forrest Gump”, la storia è quella di una piuma candida come la neve, che tramite il vento compie evoluzioni nel cielo, e si posa, quasi fosse un osservatore silente e antropomorfo, in luoghi strategici e volti a delineare un campione di umanità che rivela meschine ed ignoranti bassezze. L’essere umano è troppo preso da ciò che accade in terra, per alzare gli occhi al cielo e rendersi conto di ciò che è ultraterreno.

La favola si snoda attraverso 5 brevi capitoli, fino ad arrivare a comprendere, attraverso uno sguardo innocente, il significato più profondo delle cose. E soprattutto del loro ruolo, perché, si sa, “una piuma è fatta per volare”.

Seguiamo la piuma posarsi dapprima sul tavolo dove un Generale e il Re di Mezzo Mondo organizzano piani di battaglia, incuranti che poi a combattere le guerre, che loro seguono solo col cannocchiale, saranno degli esseri umani. Insieme a lei ascoltiamo i tentativi di un umile Curato di intercedere a favore dei contadini, oberati dai dazi, con un Cardinale privo di fede, che per sentirsi più vicino a Dio ha fatto costruire, nella sua stanza, un altare d’oro e d’argento. Volteggiamo con la piuma dentro al Teatro, per assistere allo spettacolo di una Ballerina dal cuore spezzato, che si dice faccia avverare i sogni; la seguiamo nella stanza della Donna di Tutti, il cui mestiere, antico come il mondo, le ha precluso un mondo che non conoscerà mai, avida com’è di denaro.

Fino a quando la piuma, trasportata da un refolo di vento, trova la strada giusta per essere finalmente notata, facente parte di un “tesoro” più grande, dove tutto troverà una giusta collocazione.

Mi sono sempre stupita di come facesse Giorgio Faletti a scrivere in maniera così evocativa, modellando la sua prosa in base ai luoghi, ai tempi, alle ambientazioni. Breve, lineare, coinvolgente, con termini disseminati qua e là, che solo lui sapeva trovare ed erano proprio giusti per esprimere quel concetto.

Faletti ci ha abituato a ben altre storie e a libri più corposi. Ma trovo che questo piccolo libriccino sia una “perla”, incastonata nella sua carriera di scrittore. Tramite esso, riuscirà finalmente a raggiungere anche quel popolo di lettori più “pratici”, immersi nella vita frenetica di oggi, che non hanno tempo di leggere opere troppo articolate. E questo renderà giustizia al suo genio.

Non credo, come è stato affermato, che questa sia la sua opera più bella ed originale. Ritengo che per lui valga la regola del “primo amore”, ovvero del suo primo libro “Io uccido” che non si scorda mai. Proprio per essere riuscito, uno fra i pochi in Italia, se non l’unico, a creare un thriller su modello americano, con personaggi indimenticabili e di grande spessore.

Penso che però “La piuma” abbia dato la possibilità a Giorgio Faletti di congedarsi adagio, in modo che la sua mancanza faccia meno male. E abbia dimostrato, ancora una volta, che egli era un fuoriclasse, qualunque cosa facesse, discostandolo così dall’etichetta di scrittore di libri noir.

Nella sua testa c’era un mondo che ruotava attorno alle sue passioni, le sue malinconie, i suoi sogni. Non era possibile scindere un progetto artistico dall’altro, perché si compenetravano tutti, immersi in un universo popolato di personaggi, storie, melodie, strofe…”.

Le parole della moglie, descrivono in maniera del tutto appropriata questo concetto. Lei, che lo ha conosciuto meglio di chiunque altro.

E mentre continuo a pensare che la morte sia proprio uno spreco, sono contenta di avere letto, ancora una volta, qualcosa di suo.

Rimane l’immagine di quella piuma che, in silenzio, continua a “vegliare”, per rivelarsi in tutta la sua essenza, soltanto a chi la saprà vedere.

Written by Cristina Biolcati


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