Ieri a Firenze i pizzaioli italiani hanno dimostrato che è possibile fare squadra. È successo a Taste, l’evento dedicato al cibo d’eccellenza ideato dal Gastronauta Davide Paolini, nell’ambito di un ring – un dibattito – sulla pizza.
Bene, anche se negli ultimi tre anni, grazie al mio lavoro, ho avuto modo di vedere che la condivisione in questo settore è possibile e che il mondo della pizzeria (almeno in parte) sta facendo passi da gigante nella ricerca della qualità a 360 gradi, ieri è stato diverso.
I nove pizzaioli sul palco di Taste, che ho conosciuto durante i simposi di Pizza Up, ieri hanno lanciato un messaggio ben preciso: la pizza italiana è in forte evoluzione. Il pizzaiolo moderno è competente, attento, ha una grande conoscenza delle materie prime, delle lievitazioni, dei prodotti d’eccellenza e delle esigenze di una clientela sempre più attenta alla digeribilità e a quello che mangia.
Ciascuno dei pizzaioli presenti (Simone Padoan, I Tigli di San Bonifacio (VR); Renato Bosco, Saporè di San Martino Buon Albergo (VR); Beniamino Bilali, Maestro Pizzaiolo; Paolo Pannacci, Lo Spela di Greve in Chianti (FI); Massimo Giovannini, Apogeo di Pietrasanta (LU); Graziano Monogrammi, La Divina Pizza di Firenze; Gianfranco Iervolino, Lucignolo La Bella Vita di Boscotrecase (NA); Luigi Acciaio, Maestro Pizzaiolo; Giancarlo Casa, La Gatta mangiona di Roma) ha dimostrato che la pizza può avere innumerevoli interpretazioni e che ognuna testimonia indiscutibilmente lo stile di chi la prepara.
Davide Paolini li ha chiamati superpizzaioli. Bene, credo che abbia proprio ragione e che, come è emerso nel dibattito, il futuro della pizza sia questo: un prodotto sano, digeribile, capace di raccontare le stagioni, i territori di provenienza dei prodotti e dei pizzaioli, la personalità di chi la realizza. Come accade in cucina con i grandi chef.