Dal 25 settembre 2014 al 19 gennaio 2015, presso la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, si terrà la mostra La poesia del paesaggio di Canaletto nella Galleria Nazionale dell’Umbria, dedicata a uno dei massimi esponenti dell’arte pittorica del Settecento italiano: Canaletto al secolo Giovanni Antonio Canal.
Il 25 settembre, l’esposizione avrebbe dovuto accogliere due tele – le vedute veneziane del Canal Grande e il ponte di Rialto e di piazza San Marco – provenienti dal Museo Jacquemart André di Parigi, tuttavia a causa di uno sciopero dei piloti dell’Air France non è stato possibile farle giungere a destinazione, pertanto gli organizzatori comunicheranno presto le nuove date disponibili.
Un evento sentito dal Comune di Perugia, che prevede la partecipazione di Nicolas Sainte Fare Garnot – conservatore del museo di Parigi –, il quale dovrebbe illustrare i due capolavori, e la presenza di Francesco Scoppola, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici, Maria Teresa Severini, Assessore alla Cultura del Comune di Perugia, e Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria. L’evento, dunque, rappresenta un’importante occasione per la valorizzazione del patrimonio artistico custodito alla Galleria Nazionale dell’Umbria.
Ma perché le opere di Canaletto hanno avuto tanto successo? Cerchiamo di capirlo insieme. Per William George Constable, storico dell’arte britannico: «La comune concezione di Canaletto anzitutto come pittore e, più particolarmente, come pittore tipografico, è tutto sommato giustificata; ma essa impone qualche modifica al fine di conseguire un’esatta valutazione dell’importanza di lui come artista. Molti dei suoi disegni, tra i quali alcuni dei più belli, furono eseguiti come fini a se stessi, del tutto indipendentemente dalle opere pittoriche; e, come incisore, egli trovò un’espressione completa. Così, anche se non avesse mai posto pennello sulla tela, lo si sarebbe egualmente annoverato tra gli importanti maestri delle arte grafiche».
Lo scenario in cui realizza le sue opere è rappresentato dalle idee razionalistiche dell’Illuminismo, che lo guidano a una sperimentazione dell’arte condotta con criterio logico-scientifico, in particolare di una certa meticolosità per la prospettiva. Dopo un periodo relativamente breve vissuto a Roma, in cui produce le scene dei drammi teatrali, torna a Venezia per stringere contratti con i vedutisti veneziani – fra gli altri Luca Carlevarijs e Marco Ricci. Di qui comincia a dedicarsi a tempo pieno alle vedute della città: Piazza San Marco (1723 circa), Il canal Grande verso Rialto (1723 circa), Il Bacino di San Marco verso est (1730 circa), Piazza San Marco verso la Basilica (1735), Il Bucintoro al Molo di giorno dell’Ascensione (1740) e altri. Si specializza, quindi, nella composizione topografica, restituendo una fondamentale documentazione della sua città natale.
In realtà, per il disegnatore italiano Anton Maria Zanetti, Canaletto è un: «Particolarissimo pittor di vedute, al quale e nell’intelligenza, e nel gusto della verità, pochi tra gli scorsi e nessuno tra i presenti si può trovar che si accostano». L’artista veneziano eredita, infatti, il gusto della prospettiva dal padre, il quale è a sua volta un pittore di scena dell’alta definizione barocca. Tuttavia si specializza in una forma relativamente nuova e rara di pittura: la vista della città, in altre parole la ‘veduta’.
Ma in che cosa consiste il Vedutismo, la corrente artistica alla quale appartiene Canaletto? Nel Settecento nasce un genere pittorico che realizza su tela vedute della città o della campagna, ed è da qui che prende il nome. Lo strumento utilizzato affinché si creino i quadri appartenenti al movimento stesso, è la camera ottica: uno strumento importante per gli artisti che come Canaletto dovevano rappresentare fedelmente i paesaggi sia urbani, sia campestri. Lo strumento è apprezzato nel periodo dell’Illuminismo, giacché consente di donare realtà e verità alla tela stessa. Questo particolare modo di operare si discosta dai caratteri tipici dell’arte barocca, in cui prevale una pittura classica che non coinvolge direttamente l’intelletto, ma è per lo più raffinata e fascinosa.
Si può affermare, quindi, che Canaletto si sia discostato dallo stile del padre e l’ha fatto usando anche una diversa combinazione di colori, che sono spesso scuri e saturati per descrivere un ambiente umido – si pensi a Venezia, oppure a Londra –, orientati al contrasto fra i toni chiari e gli scuri. Malgrado ciò, la particolare tecnica usata dai pittori del Vedutismo non era considerata di grande prestigio, come appunto si è verificato con la pittura barocca, dando minore importanza agli artisti che la usavano per realizzare le opere.
Un parere che a oggi non trova consenso sia fra i critici, sia nel pubblico. Le opere di Canaletto, infatti, sono apprezzate e stimate in tutto il mondo. Basti solo pensare ai quadri conservati alla National Gallery di Londra, ma anche alle opere custodite nelle gallerie di Parigi, Vienna, Washington, Dresda, Madrid, oltre che nel centro propulsore dell’operosità dell’artista: Venezia, territorio prolifico di cultura e ingegno.
Ed è proprio a Venezia che è custodita una fondamentale testimonianza dell’artista. Infatti, alla Galleria dell’Accademia è conservata una raccolta di vedute che Canaletto realizzò con la sua camera oscura. Non si tratta di meri schizzi pittorici, bensì di una vera e propria raccolta di disegni prospettici nei quali si rileva l’architettura della città. Fogli usati dall’artista che erano poi elaborati con l’uso combinato dei colori, o le varie modifiche apportate con la camera ottica. Per Charles de Brosses: «Quanto a Canaletto, la sua specialità è di dipingere le vedute di Venezia; in questo genere supera tutto ciò che è mai esistito. La sua maniera è luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa. Gli inglesi hanno a tal punto viziato questo artista, offrendogli per i suoi quadri tre volte di più di quanto ne chieda egli stesso, che non è più possibile comprar nulla da lui».
Sì, perché in seguito alla Guerra di successione austriaca (1741-1748), avviene una forte riduzione dei visitatori britannici a Venezia, perciò l’artista decide di trasferirsi a Londra, creando nuovi rapporti fra i suoi committenti. Pertanto, Londra diventa un altro centro importante in cui il pittore realizza alcuni dei suoi più famosi quadri: Veduta del Tamigi e della City da un arco di Westminster Bridge (1747), Il Parco di Badminton da Badminton House (1748), La rotonda di Ranelagh (1754), e altre celebri vedute.
La mostra di Perugia sarà quindi rilevante, poiché gli spettatori saranno coinvolti appieno nell’operosità e nell’ingegno dell’artista italiano. Come direbbe Elsa Morante: «Che tutti il segreto dell’arte sia qui? Ricordare come l’opera si è vista in uno stato di sogno, ridarla come si è vista, cercare soprattutto di ricordare. Che forse tutto l’inventare è ricordare», e l’arte di Canaletto ci restituisce le tracce del passato.
Written by Maila Daniela Tritto
Info
Data Inizio: 25 settembre 2014
Data Fine: 19 gennaio 2015
Costo del biglietto: € 6,50; Riduzioni: € 3,25; Per informazioni 075 5721009
Prenotazione:Nessuna
Luogo: Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
Orario: dal martedì alla domenica, dalle 8.30 alle 19.30; lunedì dalle 9.30 alle 19.30 e venerdì apertura prolungata fino alle 22.00La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura del museo
Telefono: 075 58668415
Fax: 075 58668400
E-mail: [email protected]
Dove:
Galleria Nazionale dell’Umbria
Città: Perugia
Indirizzo: Corso Vannucci, 19