Tomas Tranströmer, svedese, piscologo di professione ottiene il premio Nobel della Letteratura per la sua poesia nel 2011.
Un particolare binomio caratterizza l’opera del poeta svedese: densità semantica e concisione formale, caratteri rispecchiati dall’esiguità numerica e dall’essenzialità dei suoi testi.
La sua capacità di realizzare densità poetica è nella rete capillare di nessi che vengono a stabilirsi tra le parole, capaci di metafore allusive e di associazioni antitetiche che “oggettivamente negano e linguisticamente affermano”, spiega Maria Cristina Lombardi nell’introduzione al lavoro di Tranströmer per Crocetti Editore.
Il silenzio emerge dalle pause tra le parole, dagli spazi ai concetti, dalle tracce del respiro delle immagini tracciate dal linguaggio.
Una comunicazione profonda tra l’autore e il lettore, che avviene attraverso il testo, un oggetto indipendente, che, denso e profondo, traghetta chi legge nel silenzio dentro di sé.
“Su un binario morto un vagone vuoto.
Fermo. Araldico.
I viaggi nei suoi artigli.”
Tomas Tranströmer, Poesia dal Silenzio, Crocetti Editore, 2001.