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La poesia di Jus

Creato il 20 settembre 2010 da Vivianascarinci
La poesia di Jus
 
1. il giusto nel suo mondo
2. un metodo disegoico
3. la rosa dei venti

4.  In apertura del catalogo della mostra a cura di Luigi Cerutti e Adriana Polveroni, sono riprodotti alcuni disegni a matita che Pellegrini esegue nelle pagine bianche all’interno dei libri o sulle ultime pagine deputate alle annotazioni. L’artista racconta che sono spesso queste le singolarità di partenza che approderanno alla visione composita di quell’interezza che ogni sua opera finirà per esprimere. E in effetti è manifesta l’intenzione poetica che stabilisce un’ineluttabilità atemporale degli accaduti espressi da ogni singola immagine che l’artista riproduce sui libri e che insieme ad altre, successivamente renderà la visione di un insieme molto più simile alla poesia che a una narrazione lineare. Perché di lineare nel mondo giusto di Simone Pellegrini, non c’è nulla che possa dirsi, così come in poesia il nitore degli elementi è affidato a un piano che non divine nel tempo oltre il dirsi e che è sempre un dire reciproco senza l’ammissione di una sequenza temporale se non quella che scandisce lettura e scrittura, lettura e lettore in un dialogo il cui lievito è la profondità in cui muove l’occulto dell’essere, non il tempo e gli accaduti che ne indichino crescita e decrescita. Questo riferirsi di partenza al libro non paga debiti di riconoscenza. Pellegrini difende la purezza della sua visione anche da quella poesia e da quella mistica, in grado di muovergli il responso appassionato che genera figure. Semplicemente presta orecchio a quelle tensioni sottili che agiscono la risposta necessaria al suo desiderio, unica forza che si concede di fare emergere dalle figurazioni che traccia. Sono testi di fisica, poesia, filosofia, mistica. Tra i poeti Domenico Brancale, Osip Mandel’stam, Rainer Maria Rilke. Tra i mistici Etty Hillesum, l’ebrea olandese che scelse spontaneamente il supplizio in un campo di concentramento nazista, lasciando così un’indelebile testimonianza di umanità e insieme, la dimostrazione di quanto ognuno portando all’estrema conseguenza la propria natura sotto qualsiasi forma,  possa approdare all’innaturale supremo che è il sacrificio del suo bene più evidente, per l’acquisizione di una disciplina la cui radicalità  è incomprensibile ai più e che somiglierebbe alla fede, se non fosse che obbedisce esclusivamente all’etica perversa che è propria di ogni unicità.    


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