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LA POESIA NELLA RETE – anche un semino può riempire un campo

Creato il 11 aprile 2010 da Viadellebelledonne

 LA POESIA NELLA RETE –  anche un semino può riempire un campo

LA POESIA NELLA RETE

spazi virtuali e immaginari poetici

L’incontro a cura di Sebastiano Aglieco e Francesco Marotta (gestori rispettivamente dei blog di poesia Compitu re vivi e La dimora del tempo sospeso) avrà luogo Sabato 17 aprile ore 15/19 a Vimercate, Biblioteca civica, piazza Unità d’Italia 2 g – nell’ambito della manifestazione Poesia teXtura Festival 2010.

Negli ultimi anni ci siamo interrogati spesso sul senso di ciò che si fa in rete per la poesia e con la poesia, e ultimamente ci siamo interrogate anche sul senso di un blog come viadellebelledonne, prettamente a partecipazione femminile, snobbato dal sesso maschile, con una linea editoriale non troppo precisa, con una redazione quasi inesistente, con le belledonne che hanno quasi sempre altro da fare, leggasi lavoro, casa, figli, genitori e parenti vari da accudire. La risposta è stata una sola e univoca: libertà e autonomia, facciamo quello che possiamo, anche un semino può riempire un campo.

Scrive Stefano Guglielmin su Blanc de ta nuque “Se uso il blog per far conoscere la mia poesia (funzione vetrina), difficilmente arriverò al bersaglio. L’editoria che conta, infatti, disistima la rete perché non la conosce; e la critica, per suo conto, ci passa saltuariamente, spesso solo per sponsorizzarsi. Le mani le lava fuori, là dove può far carriera. Se invece uso il blog per farmi conoscere, per farmi ammirare, rischio di perpetuare l’assunto foscoliano: “tu sarai altamente lodato, ma spento poscia dal pugnale notturno della calunnia”.”

Non possiamo non condividere ciò che Stefano scrive e ne è prova il fatto che quando si parlò della costituzione di un blog collettivo letterario, i cui membri sono in grande parte, se non esclusivamente, poeti di sesso femminile, si affermò con forza l’assunto che si dovesse assolutamente evitare che il blog diventasse e fosse una vetrina con nostri testi poetici incolonnati uno sopra l’altro. Per questo, si disse, abbiamo i nostri blog personali. Solo dallo scambio di esperienze e di contenuti avviene l’arricchimento di ciascuno di noi. Tutte noi, nonostante qualche piccola deriva dovuta a qualche piccola intemperanza, qualche piccola tempesta e qualche brutto moto ondoso, qualche pugnale notturno della calunnia, crediamo di essere riuscite nell’intento, viadellebelledonne evita l’autoreferenzialità e lavora sodo, con passione e gratuitamente per la crescita di noi stessi e di chi passa a leggere casualmente o perché lettore affezionato.  Ma non solo, tempeste ce ne sono state abbastanza quando è apparso all’orizzonte il vento di face book; molte energie vengono spese lì dentro, energie che potrebbero essere utilizzate più proficuamente. L’arricchimento di cui sopra credo sia impossibile da attuarsi per il tramite di facebook, che davvero è una vetrina, che davvero è uno zoo, dove tutti sono/stiamo in gabbia e mostriamo il nostro più o meno grande buco dell’ozono. Bisogna utilizzare lo strumento, suonarlo e non farsi suonare. Io uso facebook per lanciare i link ai post delle belledonne e lo frequento per cercare altri link, lo considero una sorta di aggregatore poetico.  A questo proposito trovo interessante la testimonianza di Giacomo Cerrai: Tutta colpa di facebook?

Ritengo che nella rete ci siano alcuni poeti del tutto sconosciuti ai critici e mai stampati su carta da chi conta, poeti che sono dotati di grande talento, poeti che altrimenti non avrei conosciuto, poeti che potrebbero e dovrebbero essere conosciuti da tutti. Probabilmente questi poeti hanno operato una scelta precisa, restare nell’ombra, farsi leggere solo da pochi.  Nel web si può fare di tutto, farsi leggere da pochi o farsi leggere da molti.  Il mezzo è forte ed elastico, c’è la possibilità di aumentarne le potenzialità utilizzando i canali video e audio, arrivando a livelli irraggiungibili con la carta stampata e a migliaia di utenti. Oppure restare nel proprio piccolo orticello a coltivarsi quasi in privato la propria più o meno piccola e segreta passione. Il virtuale potrebbe essere il luogo dove potrebbe attecchire e crescere la nuova cultura underground, la cultura alternativa, che è la libertà, cioè scrivo quello che voglio, scrivo come voglio, pubblico quando ho voglia, non passo attraverso i lecchinaggi, dai canali ufficiali. Quello che vedo in giro ora non mi pare sia così, mi pare, piuttosto, che ci sia il rischio che anche nel virtuale si stiano creando gli stessi circoli chiusi che ci sono nel cosiddetto reale, le stesse dinamiche di scambio, gli stessi favoritismi, le simpatie e le antipatie, si incoronino gli stessi re nudi, ci si faccia la guerra. Si parla di caste, quelli di vent’anni, quelli di trenta, quelli del trentino, quelli di quello, e così mi viene un dubbio amletico: non è che questi vorrebbero pubblicare con le case editrici che disprezzano e sono pieni di astio perché non ci possono arrivare? Personalmente sono grata alla rete perché grazie ai blog poetici mi sono avvicinata alla poesia, ho conosciuto poeti, letto versi, provato emozioni, diversamente non li avrei conosciuti, non avrei letto, non avrei provato determinate emozioni. Vivo e abito la poesia solo nel web, la poesia non fa parte del mio mondo, la poesia è la mia seconda vita, la mia vita nascosta, solo attraverso i blog riesco a far leggere a due tre lettori i miei versi, così come leggo versi di altri, e ne cerco di altri. Sono grata alla rete di avermi regalato questa possibilità. Del resto non mi preoccupo. So di poeti che si danno un gran da fare per farsi conoscere da poeti che contano, di poeti che leccano il francobollo di certi altri poeti perché sanno che quest’ultimi sono ben introdotti nel mondo dell’editoria che conta, che si sperticano in lodi a testi che non meriterebbero uno sguardo. Mi è stato consigliato di fare così, cercarmi un maestro, un protettore: senza padrino non si arriva da nessuna parte! Per inciso la persona che me lo ha  consigliato è a sua volta una persona libera e mai ricorrerebbe a certi stratagemmi, ciò per dire che teoricamente le strategie sono note  a tutti, è solo questione di stomaco e di peli in pancia.  Io sono siciliana e conosco, per averle vissute sulla mia pelle e sulla pelle dei miei conterranei, certe dinamiche di: io faccio un favore a te e tu ne fai uno a me,  atteggiamento similmafioso, una rete di favoritismi con un solo scopo, quello di arricchirsi. Nel caso specifico  si tratterebbe solo di vanità e di narcisismo, nella poesia non circola denaro, tranne che nelle casse degli editori disonesti. Come poeta non ho futuro (nel senso di successo), per partito preso mi rifiuto di leccare, ho superato i venti e mi avvicino ai sessanta, sono un’anziana donna, non frequento festival e non vado a presentare i pochi libri che ho scritto, in passato non ho presenziato neppure a serate di premiazione dei miei libri, ho pregato degli amici di farlo in mia vece.  Non mi so vendere e non mi voglio vendere. Come poeta (semplice) però ho un gran futuro, ho tutta la vita davanti a me. La poesia non me la toglie nessuno, la poesia non appartiene a nessuno, la poesia è libertà, per cui viva la rete che è ancora libera e speriamo che lo sia per sempre.

Questo post è praticamente senza senso, dovrei riscriverlo tagliarlo in alcune parti ampliarlo in altre rivederlo, è stato scritto una domenica pomeriggio e dopo pranzo con grande abbiocco incorporato. Sono uscita praticamente fuori tema, ho parlato spesso di me e non aggiunto nulla a quello che è stato già detto qui e qui e qui. Questo post vuole essere solo un piccolo atto di cortesia e di ringraziamento nei confronti di Francesco Marotta e Sebastiano Aglieco e di quanti si spendono generosamente per la poesia.

come dire: eccoci qui anche di domenica pomeriggio, anche con l’abbiocco! Prego le belle donne se ne hanno voglia e se hanno tempo di ampliarlo e di arricchirlo  con altre riflessioni.



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