Riceviamo dal signor Fabio Protasoni e volentieri pubblichiamo.
Caro direttore,
non c’è una soluzione semplice alla crisi politica della regione Valle d’Aosta. Il venir meno della maggioanza non è un incidente di percorso o il semplice effetto di piccole dinamiche politiche. Non credo che si tratti solo della precarietà dell’esito delle elezioni del 2013 e nemmeno che si tratti solo di una questione di personalismi legati alle ambizioni di tizio o caio che producono tensioni, distinzioni e franchi tiratori. Non credo che possa bastare un autorevole appello di “saggi” per scongiurare la crisi della maggioranza o la sua sostituzione con un’altra. Penso che la questione sia più complessa di ciò che appare e che questo sia testimoniato, soprattutto, dalla difficoltà della maggioranza a gestire questa crisi con un progetto che non sia semplicemente quello “giapponese” dell’arroccamento in trincea o dell’appello capzioso ad un dialogo senza autocritica e senza vera disponibilità. Sono, ormai, diversi anni che l’alleanza autonomista tra Union Valdotaine e Stella Alpina governa la regione Valle d’Aosta. Senza indugiare troppo sugli oggetti della polemica politica di questi anni (oggetti reali e consistenti) non si può non lasciarsi interrogare dai risultati concreti, sul piano dello sviluppo globale della nostra comunità. Dal 2008 la Giunta Rollandin è stata caratterizzata da una forma di autonomismo di governo per lo più di stampo doroteo, centralista e tutto piegato sulla gestione dell’esistente. La crisi economica è stata affrontata affidandosi alla logica ragionieristica dell’aggiustamento progressivo dei conti, quella sociale con l’illusione della dazione monetaria e quella democratica con l’arroccamento e la chiusura verso le richieste di sobrietà e di partecipazione che venivano dai cittadini. Se guardiamo alla cronaca di questi ultimi 6 anni il film che ne esce è, dal mio punto di vista, la narrazione di una debolezza sempre più strutturale della Valle d’Aosta e del fallimento di un blocco politico istituzionale che non è riuscito ad affrontare i nodi di fondo.
Il mio è, ovviamente, un giudizio di parte, ma la realtà drammatica della nostra comunità è un dato oggettivo. Si potrebbe replicare, con qualche ragione, che questa debolezza non è solo di UV e SA ma della politica tutta. Vero, ma questo non assolve e non sposta il problema della responsabilità di chi, pro-tempore, ha avuto la gestione del potere. Far finta di non vedere che è la mancanza di idee che provoca lo stallo istituzionale della Regione in questa fase è chiudere gli occhi di fronte ad una verità. Così come è miope, intestardirsi a rispondere No alla richiesta di dimissioni del Presidente Rollandin adducendo “l’obbligo morale” di evitare un, presunto, vuoto amministrativo e una altrettanto aprioristica difesa del leader. Il vuoto amministrativo c’è già da tempo e non dipende semplicemente da Rollandin ma da una impostazione di fondo che non è più all’altezza delle sfide. Il Problema non è Rollandin ma quello che, al di là della sua persona, ha rappresentato e rappresenta tuttora. Insistere sulle sue dimissioni è anche dettato dal bisogno di aprire una fase nuova, per poter rinnovare e rilanciare tutto il sistema politico e democratico valdostano. Se UV e Stella Alpina non capiscono che è anche nel loro interesse favorire una discontinuità forte e si ostinano a difendere lo “statu quo” il risultato sarà una ulteriore marginalizzazione la nostra regione.