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La politica rotta, la politica amata

Creato il 23 ottobre 2010 da Lucas
Io non sarò mai un politico, non potrò mai risolvermi a un impegno politico serio, di quelli di partito o di movimento (di corpo o di anima). E la ragione è semplice: io non sopporto le incrostazioni del linguaggio, la perenne volontà del politico di professione di fare del linguaggio un abominevole luogo comune, di privare ogni parola del suo significato originario; il politicante, per fare il simpatico, l'originale o lo pseudorivoluzionario, trasporta sì la parola nell'agone politico, ma la devitalizza, le toglie le nervature, le sfumature, le ambiguità, la rende innocua e soporifera. Il politico parla sempre per frasi fatte e, dato che l'esercizio lo impone, deve reiterare a molteplici microfoni tali frasi; e le parole in esse contenute sono talmente sfinite di sentirsi ripetere a vanvera che si arrendono al vuoto semantico e si sgonfiano di ogni significato. Prendiamo la parola rottamazione. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, baldo trentacinquenne, dichiara che il Paese «ha gli stessi problemi da vent'anni» e che i leaders del centrosinistra «sono sempre lì, non si schiodano dalle poltrone nonostante le sconfitte» [*]. Ora, a parte che i chiodi (o le viti) alle poltrone sono indispensabili per restare in piedi, si può notare che il Renzi, con un eufemismo estratto dagli incentivi legati al mercato dell'auto, traspone la parola rottamazione al campo politico poiché vorrebbe “rottamare” i leaders del suo partito o movimento e sostituirli con politici più giovani. Io sono sicuro che, quando ha preso corpo in lui questa banale idea d'accatto, egli si è illuso di trovare uno stereotipo di facile comprensione popolare e, prima dicendolo sottovoce, poi con voce più alta e diffusa, ripeti e ripeti, gli è sembrato di essere venuto in possesso di uno slogan di sicura presa elettorale. Può darsi, non lo escludo. Escludo però che il Renzi abbia riflettuto più di un minuto sulla assoluta dabbenaggine del concetto di rottamazione che, se riportato un attimo nel suo contesto, suona così: un consumatore, incentivato dallo Stato, decide di cambiare auto se la sua, di auto, è vecchia almeno dieci anni, per comprarne una nuova, nuovissima, non seminuova, né tantomeno a chilometri zero. Figuriamoci, dunque, se il consumatore potrà immaginare di comprare un'auto come quella che aveva, con gli stessi optionals e con più di dieci anni alle spalle di attività politica! 

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