Nel tratto della Via Franchigena a pochi chilometri da Pavia, non a caso denominato “Via delle Rane, c’era anticamente una stazione della posta dove cambiare i cavalli e una locanda che, quasi un centinaio di anni fa, era stata trasformata in osteria, o meglio in Posteria. La Posteria dei Sabbioni.
Un luogo fuori dal tempo tra argentei pioppi e risaie, non lontano dalle acque azzurre del Ticino che depositando grandi quantità di sabbia durante le piene, aveva dato il nome alla località.
Grandi, suggestivi spazi, anche all’aperto, accolgono ora per godere di sapori rigorosamente legati alla stagione. Il menù cambia infatti, ogni mese, mentre piacevoli costanti sono sia pasta, pane e dolci fatti in casa, sia la qualità degli ingredienti assicurata da produttori di nicchia, selezionati con cura da Mario Sacchi, il proprietario dell’osteria, figlio, o meglio nipote d’arte.
Dalla tradizione ultracentenaria di produttori di vino, appannaggio della famiglia, ha ereditato la passione per le etichette. In cantina, selezionate con attenzione e suddivise nelle categorie principali, ne conta più di 400, dai vini estremi come l’Etna rosso di Firriato al Furore della Costiera Amalfitana, ai vini biologici.
Fiori all’occhiello sono anche le birre artigianali. Tra i piatti del menù in cui, per chiarezza, sono evidenziati gli ingredienti, spiccano il Moussaka rivisitato vegetariano, il risotto con asparagi verdi di Cilavegna e maggiorana, e il petto d’anatra affumicato al tè accostato a marmellata d’arance, per far felici gli amanti della carne. Tra le “carte” formaggi che ne raggruppano 40 tipi diversi, superba è quella di Capra e Pecora.
Per finire, irrinunciabile è la torta a rombi di cioccolata, dai rassicuranti sapori antichi. Prima di ritornare a casa, per riproporre “home made” uno degli splendidi risotti dello chef, si può fare un salto nella risaia confinante da cui proviene il famoso Carnaroli e acquistarne a buon prezzo qualche chilo confezionato in civettuoli sacchetti di tela a fiori, il Riso del Paradiso, appunto.
Testo e foto di Maria Luisa Bonivento