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La prateria dei fulmini (3/3)

Creato il 01 maggio 2013 da Cervellobacato @CervelloBacato1
La prima parte la trovate qui, la seconda invece qui.
Veniva sballottata da tutte le parti, cadeva verso il basso, in un tortuoso e freddo vortice di fango, acqua e detriti. Il tuono che aveva dato inizio al suo precipitare era sempre più attutito, come si stesse allontanando, e le orecchie si aprivano e richiudevano a intermittenza, segno che la pressione atmosferica stava cambiando rapidamente sopra di lei. Quella stretta di sporcizia e sudiciume finì dopo parecchi metri, e lei e il giovane Yan arrestarono la loro corsa a faccia a terra, colpendo una fredda pavimentazione in pietra, un potente pungo in pieno viso. Restò stesa per diversi minuti, tremando come in preda a un attacco epilettico, spaventata a morte. Si girò a pancia in su, respirò lentamente riempendo i polmoni d'aria gelida, il battito a mille, la testa leggera. Sul volto aveva ancora dipinta la più terrorizzata delle espressioni. Ce l'aveva ancora lì quell'immagine sfocata, quella sensazione orribile, come di morte. Ricordava un mostro più nero del buio stesso, e vermi schifosi e viscidi, che strisciavano e le si infilavano ovunque, sotto i vestiti, dentro la bocca e le orecchie, sanguisughe grosse come dita, maleodoranti e voraci. Fece come per scuotersele di dosso, rabbrividendo e strizzando gli occhi che, soltanto ora, si accorgeva essere pieni di liquido argenteo, lenti a realtà aumentata ormai irrimediabilmente rotte.<<Ah... Tutto bene?>> domandò tra un lamento e l'altro Yan, cercando di sollevarsi da terra, aggrappandosi alla parete bagnata. Ricadde in ginocchio, ebbe uno scossone che sembrò sul punto di spezzargli il corpo in due, e fu investito da sforzi di vomito violenti, senza che ne uscisse nulla di bocca.<<Ehi ehi Yan, tutto a posto?>> chiese inquieta Irys, poggiandogli dolcemente una mano sulla fronte. Riuscì a entrare lievemente nella sua testa, priva di qualsiasi schermatura tanto era stravolto. Gli infuse, per quanto poté, una sensazione di tranquillità e benessere come era solita fare con Roger quando era agitato. Sembrò funzionare... Si ricordò poi del suo amico, sprofondato nella melma scura tra mille agonie. Scacciò via il dolore, lo mise da parte. Non era il momento... La prateria dei fulmini (3/3)Gli occhi stretti di Yan ebbero un improvviso guizzo di vitalità, e incontrarono i suoi giusto prima che lui richiudesse come di consuetudine le barriere mentali. Restarono per un intero minuto a fissarsi, in silenzio, nella penombra. Si strinsero le mani, un istinto naturale che entrambi sentirono affiorare. Irys si sentiva stanca e impaurita. Stava per piangere ma fu colta quasi alla sprovvista quando lui le si buttò tra le braccia, affondò il viso sotto il suo collo ed iniziò a singhiozzare. Stava tenendo un uomo stretto a sé, un uomo in lacrime. Quella per lei era davvero una situazione insolita e del tutto nuova. Questo ragazzetto, poco più grande della sua età e di cui aveva avuto una prima impressione sgradevole, soprattutto a causa del fratello, ora le stava piacendo, stava provando una sorta di empatia per la sua singolare situazione. O probabilmente sentiva finalmente di aver trovato un amico, mancanza che si portava dietro da tutta la vita. Certo c'erano Roger e Mikel, c'era sua sorella Syria, di appena due anni più vecchia, ma non aveva mai avuto momenti degni di nota e condivisioni e confronti che potessero dare valore a quei rapporti. Con Yan invece era successo pochi minuti prima, e tremò al riaffiorare di quelle sensazioni, quando stavano entrambi per morire, quando avevano visto un angelo.<<Ok scusami, scusami.>> disse lui asciugandosi in fretta le lacrime col dorso della mano, ricomponendosi in fretta per darsi un contegno. Si alzò in piedi e aiutò anche Irys a sollevarsi. <<Dove siamo finiti comunque? Ricordo d'essere caduto in acqua dopo essere stato spinto da... Mio fratello! Cazzo, mio fratello dov'è? Starà bene?! Quell'affare stava andando dritto verso di lui! E se gli è successo qualcosa? O merda, merda, merda...>>. Yan iniziò camminare in tondo, delirando e farfugliando scurrilità che alla ragazza suonarono del tutto nuove e molto colorite, sicuramente frutto del suo tanto viaggiare. <<Non ti preoccupare sono sicura starà bene. Credo ci abbia salvato, sai? E poi non scordare che è un membro di una famiglia nobile e che quindi se la sa cavare, no?>>. Lei stessa risultava parecchio insicura nell'elargire quelle quattro frasi di circostanza. Anche Yan era uno Shang dopotutto, e non aveva fatto certo una gran figura contro quel mostro, anzi. Era quindi probabile che Royald ci avesse lasciato la pelle, anche se... Si ricordò delle parole di Mikel, che la rassicuravano sul fatto che i due fossero perfettamente in grado di affrontare situazioni di questo tipo. Subito le riportò all'amico, sperando fossero vere e ricamandoci sopra una sana dose di ottimismo e fiducia verso Royald, cosa che parve rincuorare il suo compagno di disavventure.<<Ok, ora però dobbiamo capire che razza di posto è questo.>> fece Irys concentrandosi. <<Non riesco a percepire nulla nei dintorni, strano.>> farfugliò poi con gli occhi chiusi e intenta ad espandere la sua mente.<<Scusami ma dubito tu riesca a sentire qualcosa. Se non ci riesco io...>> finì sbuffando l'altro. Di rimando gli arrivò un'occhiata piena d'irritazione. <<Non volevo offenderti, andiamo. Dico solo che io sono uno Shang mentre tu sei...?!>>. Il suo viso sembrò come percorso da un'idea geniale. <<Ecco! Eravamo fermi a quel discorso prima di venire interrotti. Dicevo che non puoi di certo essere una semplice emissaria, un Operaia, giusto?>>. Irys si strinse le spalle, si accarezzò i ricci, e fissò l'uomo con aria arresa. Yannen cominciava a non capire.<<E va bene. Infondo siamo in una situazione del cavolo e questo mio giochetto non ha più senso. Sono Irys, della famiglia Moku...>>. Il giovane Shang sgranò gli occhi e si sentì avvampare tanto fu preso dall'imbarazzo.<<Tu sei una Moku? Parente della grande Atherea suppongo?>> chiese con voce tremolante.<<Già. Così pare. Ma non preoccuparti, tu sei stato molto carino con me. Tuo fratello invece... Beh non troppo ma...>>.<<Oh mamma! Insultare una nobile, una del tuo rango.... Porca puttana ha veramente esagerato. Oh cazzo, cazzo. Ti prego non riportare il suo comportamento. Vedi, siamo già in una situazione abbastanza incasinata e non vorrei finisse ancora più nei guai di così. Io, non vorrei finire nei guai... E se lui s'infuria, suppongo tu possa immaginare. Sempre che sia ancora vivo, certo...>>. Il suo tono e la sua espressione ben esprimevano lo stato d'animo arrendevole e sconfitto. Ma Irys sentì di rincuorarlo, sentì che era suo amico. <<Royald starà bene e non dirò nulla, puoi stare tranquillo. E poi gli devo la vita. Non fosse per lui a quest'ora sarei morta...>>. Ancora una volta i ricordi di poco prima fecero scendere il gelo nei loro animi. <<Forza vediamo di uscire da qui ora.>> continuò poi con un pizzico di speranza.<<Ehh... Bene. Intanto, se me lo permetti, farei una piccola scansione.>> propose Yan estraendo due palline dorate dalle tasche. <<Posso?>>.
<<La tecnologia estranea non è permessa in questa Città ma, non vedo altra soluzione. Non voglio morire qui sotto. Fai pure.>> gli sorrise debolmente lei.Lo Shang ripulì alla bene e meglio la manica destra dalla sporcizia depositatavisi sopra, e attivò con un lieve tatto una proiezione olografica che si materializzò a mezz'aria direttamente partendo dal tessuto attorno al braccio. I due globi intanto iniziarono a fluttuargli attorno, poi a scomporsi, dividendosi in uno stormo di sfere sempre più piccole, che sfrecciarono metà lungo una direzione del corridoio in cui si trovavano, e metà nell'altra, scomparendo in entrambi i lati di quel posto oscuro. Un ologramma ricco di cunicoli iniziò a snodarsi sotto lo sguardo stupito dei giovani.<<Sono droni ricognitori e... Merda, questo posto è grande. Anzi, immenso.>> disse il giovane fissando la proiezione in continua espansione. <<Dio mio, non finisce più, è un fottuto labirinto!>>. Irys non poteva credere a quel che vedeva. Cosa diavolo era quel posto? Dove si trovava? Possibile che la sua Città, la sua stessa cultura, così incline al vivere in equilibrio con il creato circostante, avesse prodotto un simile obbrobrio nelle profondità del sottosuolo? A giudicare dalle fattezze di quei tunnel, riflettè meglio, scavati nella roccia nuda ma di forma perfettamente quadrata, non erano da attribuirsi a ingegneri del suo popolo. C'era qualcosa di estraneo in quella struttura.Man mano che il dedalo roccioso prendeva forma le loro tute completavano il processo di asciugatura automatica. La ragazza si godette quel piccolo istante di tepore, fissando le pupille svelte e rapide di Yan, intento a seguire ogni nuovo svincolo nell'ologramma.<<Bene. Pare non accenni a fermarsi. E' probabile si estenda per ben oltre l'area occupata dalla palude là sopra. Potrebbe coprire addirittura tutta la Città, ma preferisco non crederci.>>. Anche Irys preferì non dar peso a quella supposizione, così estrema da suonarle quasi blasfema. <<Proviamo a salire verso l'altro. Seguiamo questa strada, guarda.>> propose subito lo Shang per interrompere quel cruccio fastidioso. <<Procediamo per... Due centinaia di metri verso destra, seguiamo questo svincolo, continuiamo...>>. I due iniziarono a tracciare il percorso più adatto che li avrebbe possibilmente portati il più vicino possibile alla superficie. Calcolarono i chilometri di distanza che avrebbero dovuto percorrere, molti dei quali in salita, tutti in quell'ambiente giust'appena illuminato da una qualche sorgente che filtrava tra le scanalature delle rocce. <<Quello è parecchio strano.>> disse Yan indicando un'enorme stanza che stava venendo scansionata in quegli istanti. Tre diversi cunicoli s'interrompevano andando ad aprire un nuovo locale dalle dimensioni colossali. In tutta la sua possanza un gigantesco ambiente saturo di quelli che parevano dei macchinari in funzione stava venendo ricreato digitalmente dall'ologramma. E continuava a crescere, i dettagli si moltiplicavano andando a comporre ciò che sembrava un'imponente catena di montaggio sotterranea, che a quanto dicevano i calcoli, si prolungava per una decina di chilometri quadrati, con un estensione verso l'alto di circa settecento metri. La proiezione in quel momento si tinse inaspettatamente di blu, smise di ampliarsi.<<Merda, hanno messe le sfere fuori uso!>> esclamò Yan acidamente. <<Erano come nuove, dev'essere successo qualcosa, forse qualcuno le ha scoperte e...>>.<<Dobbiamo andare lì. Voglio vedere coi miei occhi che diamine sta succedendo, quale abominio stanno creando sotto la mia amata terra!>> pronunciò furente la giovane Moku. Il ragazzetto assentì con un cenno indeciso, palesemente intimorito da ciò che avrebbero potuto trovare in quel luogo. <<Bene... Tanto che abbiamo da perdere? Se una volta là proseguiremo per>> fece uno zoom per ingrandire un condotto laterale poco distante dall'enorme sala <<questo tratto, dovremmo riuscire a ricongiungerci con la via stabilita prima, per poi uscire in superficie... Credo...>>. Corsero per una trentina di minuti filati, destreggiandosi tra stretti cunicoli e maleodoranti ondate di zolfo. Aleggiava denso in ogni dove un terribile olezzo di uova marce, tanto penetrante da provocare a Irys i capogiri. Yan spiegò alla giovane nobile che provava a pensare la situazione come fosse un videogioco, dispersi in una qualche immensa segreta di un castello medievale. In questo modo, almeno, teneva lontane le grinfie bramose della morte, che ora più che mai aveva conosciuto davvero da vicino. In tutta risposta lei, confermò ancora una volta la sua ignoranza riguardo anche ogni più semplice informazione riguardante l'altro Spazio. Le promise allora che una volta finita quella brutta storia le avrebbe mostrato un bel po' di buon materiale proveniente da quel mondo sconfinato e a lei ancora sconosciuto, suscitando non poca curiosità nel suo animo bramoso di conoscenza.Si fermarono a pochi passi dalla fine del cunicolo. Densi fumi caldi si addensavano nel loro spazio angusto. Alla fine del tunnel s'intravedeva solo un fioco bagliore rossastro, accompagnato dai rombanti e distorti suoni di chissà quali ignoti macchinari. Irys si mise in testa e procedette lentamente fino ad affacciarsi appena a quell'antro sconfinato. Yan le fu subito dietro, accompagnando i suoi passi con una forte sfuriata di tosse. <<Mi brucia la gola.>> riuscì a dire con voce rauca per il fastidio urticante avvertito ad ogni respiro, provocato dai gas. Lei non lo considerò, le sue parole suonarono come un eco lontana. La situazione dei minuti precedenti ora si ribaltava completamente, era lei quella soffocata dalle lacrime... Amare e piene di dolore nell'assistere ad uno spettacolo tanto orrendo e così pieno di violenza. Vi erano seghe giganti che tagliavano come nulla immense sequoie, bracci meccanici che raschiavano e scavavano senza sosta la terra, stuprandola, estraendo minerali e gas naturali, e scarichi che inondavano laghi artificiali ribollenti e fumanti di liquidi densi e scuri. Fornaci, presse, ammassi di putridi liquami che infettavano l'aria col loro fetore, e macchine volanti ovunque. Cos'era quel posto? Che stava accadendo là sotto?Sussultarono quando alle loro spalle, il condotto appena percorso fu sigillato da una parete metallica piombata dall'alto. Si ritrovarono con la schiena premuta su di essa, stringendosi per mano, un precipizio ricolmo di brulicanti esseri meccanici sotto di loro. Se c'era un modo in cui Irys aveva immaginato l'inferno, il panorama che aveva davanti ora di certo gli si avvicinava parecchio.<<Stai bene? Cazzo cazzo cazzo...>> ansimò spaventato Yan, perdendo il suo sguardo verso il fondo del fosso febbricitante di vita, i piedi premuti nel poco spazio rimasto.<<Una trappola?>> piagnucolò la giovane Moku, << E ora dove... Come cavolo facciamo?>> chiese nel panico, mentre le lacrime si perdevano nell'aria rovente. Un vento impetuoso li colpì entrambi, incollandoli ancora di più in direzione del condotto otturato. Dai suoi occhi ridotti a due fessure minuscole Irys intravide due macchine dalla forma romboidale levitare davanti a loro. Da una di esse partì subito un arpione, che si conficcò diretto nel petto dell'amico. Gli vide esalare ancora un ultimo respiro, mentre sommessi gorgoglii purpurei fuoriuscivano dalla bocca, sporcando quei denti bianchissimi e lisci che ora non sorridevano più. Yan cadde a peso morto nel vuoto, e la macchina volante se lo portò via, trascinandolo per aria come fosse uno dei tanti carichi di rifiuti e merci che svolazzavano in quella fabbrica affollata.<<No! Noo...>> urlò disperata Irys, con la morte dell'amico impressa negli occhi e quell'orrore metallico sospeso di fronte a lei, pronto a darle lo stesso trattamento. Non ne uscì alcun arpione, non fu trafitta, ma attorno al suo torace esile si intrecciarono delle spesse corde argentee, una stretta micidiale che le mozzò il respiro. Trascinata per aria guardò le migliaia di strutture tecnologiche scorrerle sotto i piedi, mentre tentava di allentare la presa soffocante. Una potente scossa elettrica le percorse il corpo. Il cranio le vibrò e mille punture percorsero la sua spina dorsale. Ci fu il buio, perse i sensi.
Epilogo
Riaprì gli occchi a fatica. Delle voci ovattate, da qualche parte...<<Non è compromessa in alcun modo, non deve dubitare delle nostre capacità.>> diceva una donna.<<Ma è anche innegabile che lei conservi quelle prove. Le vostre non sono menti facili da trattare, ma non sono certo io a doverglielo far presente, dico bene?>>.La testa le girava forte, accompagnata da nauseanti sensazioni di vertigine. Riuscì ad alzarsi dal letto, i tenui bagliori bluastri delle lampade erano un balsamo rigenerante per le sue tempie doloranti. <<Allora è tutto affidato a voi, non c'è altro da fare. Ma ricordi la posta in gioco. Non sarà tollerato un fallimento proprio ora.>> riprese a dire la voce maschile, in lontananza.<<Ormai siamo giunti troppo avanti. Non getteremo al vento i nostri sacrifici, può starne certo.>> fu la risposta pronta della donna. <<Metterete dunque al corrente di tutto la ragazza? E per quanto concerne Royald Shang, assicurate torni indietro incolume?>> chiese ancora l'altro.<<Si è ritrovata in una situazione più grande di lei. In merito ci comporteremo come giudicheremo più opportuno. Con questo, è tutto.>>.Irys si guardò intorno. Tre enormi radici scure, fuori dalla vetrata, le confermarono trovarsi a Myrith, ma non riconobbe la stanza, non l'aveva mai vista prima. Passi decisi ora tintinnavano sul pavimento in pietra, levigatissimo. Una donna alta, lisci capelli neri, magrissima, entrò nella camera ombrosa, dietro di lei la luce abbagliante dell'altro locale.<<Madre!>> esclamò piena di sollievo Irys, gettandosi tra le sue braccia a fatica. <<Oh madre, ho creduto di morire, credevo di...>>. Non aggiunse altro, e alle carezze delicate di lei si lasciò andare, completamente distrutta.<<Lo so piccola mia, lo so...>> le sussurrò lei, baciandole delicatamente la fronte. <<E' tutto finito, non devi temere nulla. Sei a casa.>>.Irys ripensò a quei terribili momenti. All'incontro coi nobili al Gate, all'angelo della palude, al suo adorato Roger, a quel labirinto nelle viscere della terra... <<Yan! Dov'è Yan?! L'avete salvato? Che gli è successo madre, ditemi che sta bene vi prego, ditemi che è qui anche lui!>> implorò la ragazza, stringendo a sé le lunghe vesti candide della donna.<<Yannen Shang.>> rispose lei, glaciale. <<E' morto, ucciso da una di quelle malefiche creature della notte. Eravate in pericolo. Il signor Royald era costretto a una difesa incessante verso una considerevole moltitudine di angeli. Vi siete separati. Alcuni Difensori in ricognizione vi hanno raggiunto non appena le tue lenti hanno cessato di funzionare. Tu e il signor Royald siete stati salvati appena in tempo. Siete stati condotti qui, privi di sensi. Per Yannen non c'era più nulla da fare.>>.Ma i ricordi le erano ancora vividi in testa, scene terribili scolpite nella sua anima. <<Ma... Madre noi siamo... Caduti! Lo ricordo bene. Eravamo sotto attacco, io e Yan, e quando il fratello ha attirato la sua attenzione su di sé noi siamo caduti in un...>>. Chiuse gli occhi, come per ricomporre con più esattezza l'assurda successione di eventi cui era stata protagonista. <<Un tunnel. Un'enorme labirinto di cunicoli scavati sotto terra. Ve lo giuro madre, e c'erano delle macchine, un'area sterminata in cui costruivano chissà cosa, distruggevano tutto, e scavavano, e spaccavano e... Hanno preso Yan, madre! Lo anno ucciso davanti ai miei occhi e...>> .Lacrime bollenti e copiose le inondarono il viso. Il loro sapore salato le riempì la bocca. <<Mi hanno presa, credevo di essere spacciata...>>.<<Mia cara, piccola mia.>>. La donna la strinse dolcemente dietro la nuca, portandole il viso vicino al suo petto. <<Hai avuto solo un brutto sogno. Sono quelle creature. Vedi, esse ci colpiscono attaccandoci qui dentro>> e le picchiettò debolmente la fronte <<e qui dentro.>> fece poggiandole la mano sul cuore. <<Non sono creature di questo mondo, esse sono il male, sono l'oscurità. I cani rognosi che quel cancro si porta appresso, sono le mani avide e le fauci affamate che il nostro Dio ha combattuto per secoli e secoli. Sono la fame cieca del male assoluto, l'ombra spietata e silenziosa del Non Morto.>> concluse ormai quasi con un filo di voce, sentendo la figlia tremare tra le sue braccia. <<Sei stata ingannata piccola mia. Là sotto, credimi, non ci sei mai stata, non esiste nulla.>>.Ma Irys ne era certa, lo ricordava, e altrettanto sicuro era il suo dolore verso quell'unico, vero amico che era stato per lei Yannen Shang. Le sue promesse, i suoi sguardi e le sue lacrime non sarebbero state dimenticate, mai.<<Ora respira a fondo mio dolce fiore.>> riprese la madre, affondando entrambe le mani tra i morbidi ricci scuri. <<E' stato solo un brutto sogno. Te lo prometto, non soffrirai più...>> fece sottovoce.Lampi azzurri riempirono la vista della ragazza. Percepì un uragano di immagini, di suoni confusi e di occhi fini e scuri, gli occhi di Yan, penetranti e dolci. Poi il nulla. Irys di quel giorno ricordava il vento e il cielo scuro, la pioggia fresca, i rombi potenti. Di quelle scene orrende non v'era più traccia alcuna; soltanto, vi era rimasto uno strano senso di vuoto, e la bellezza immensa della sua dolce e viva prateria dei fulmini.

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