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La pratica del dubbio

Creato il 21 marzo 2011 da Frankezze

La pratica del dubbio
In merito all’intervento libico, non credo di essere in grado di poter dare giudizi obiettivi, lucidi e liberi da influenze di contesto.
Mi limito esclusivamente ad osservare il variegato corollario di interpretazioni che ne danno i vari e sempre più saggi analisti e il progressivo radicalizzarsi dei giudizi dell’opinione pubblica e della politica.
La Lega parla di operazione “neo-colonialista”, il nostro ministro della Difesa replica dicendo che non è una visione disomogenea (e allora che è?), Frattini auspica un intervento della Nato (occhio che Formigoni è perplesso), il Pd è interventista (l’ha detto D’Alema e forse anche Bersani), la Germania attendista e poi il solito gran casino dell’Onu.
Con quella risoluzione del 1973, quella di “tutte le misure necessarie tranne le invasioni di terra”, che non prevede l’uscita di scena di Gheddafi ma semplicemente una “vigorosa ramanzina“.  
E poi c’è la Francia.
E in Francia ci sono le elezioni.
Che magari non c’entrano niente con la guerra.
Ma magari sì.
Chillosà?!
E volete vedere che alla fine c’è anche un “valore commerciale dell’operazione“?
Sì, la verità è che è proprio un gran casino.
E io la frankezza di dire se questa è una guerra giusta o no non ce l’ho.
Ricordo solo le parole di un vecchietto l’indomani della missione italiana nei Balcani:

“In quella vicenda dei Balcani furono lanciate ed alimentate ― almeno da parte di alcuni degli attori in campo ― anche la speranza e l’immagine di una purificazione della guerra: come se essa sganciandosi dal fango del territorio e muovendo nella purezza delle grandi altitudini potesse e volesse colpire soltanto (con la sapienza delle tecniche moderne) i mezzi militari dell’avversario. Fu quella che io definii l’illusione della “guerra celeste.” Ne sgorgò quella rappresentazione consolante del pilota americano che muoveva dalla sponda atlantica e ― adempiuto lo sgancio della bomba intelligente ― tornava puro da macchie al focolare domestico, nella patria americana”.

Chiamatela “pratica del dubbio”. 
Lui chiamatelo Pietro.
E vi assicuro che di Pietro, ci si può fidare.


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