di Michele Marsonet. Desta una profonda impressione la notizia che, nell’ultimo mese, il servizio sanitario britannico abbia verificato ben 2000 casi di infibulazione praticata a giovani donne o addirittura a bambine. Poiché da settembre gli ospedali del Regno Unito sono obbligati a registrare ufficialmente le mutilazioni genitali subite da soggetti femminili, l’opinione pubblica ne è rimasta giustamente sconvolta.
In realtà la situazione era a grandi linee già nota, ma le statistiche ufficiali ora consentono di monitorare il fenomeno in modo preciso, e il quadro che ne esce è a dir poco desolante. Com’è possibile che nel Paese che è la culla del liberalismo e dei diritti umani pratiche di questo tipo abbiano una simile diffusione?
Presto detto. La massiccia immigrazione proveniente da nazioni in cui l’infibulazione è una pratica “normale” è il primo tassello per ottenere una spiegazione. Il secondo è la politica di un multiculturalismo adottato senza troppe distinzioni. Secondo la vulgata corrente, gli immigrati hanno il diritto di costituire comunità del tutto autonome e impermeabili all’ambiente circostante.
Possono, se lo vogliono, mantenere intatte a Londra o a Manchester le loro usanze, rifiutando ogni tentativo di assimilazione. Il risultato è ben visibile nella capitale inglese dove, visitando alcuni quartieri, si ha l’impressione di essere a Baghdad o a Gedda, con ogni traccia “british” totalmente eliminata.
Chi si azzardava a criticare tali conseguenze è stato finora zittito dai sostenitori del multiculturalismo integrale, secondo i quali ogni tentativo di invogliare gli immigrati a inserirsi – almeno parzialmente – nel “mainstream” della cultura occidentale è un atto di violenza che limita in modo intollerabile la loro libertà e i loro bisogni identitari.
In linea teorica il ragionamento può anche sembrare accettabile, se alla cultura dell’identità viene assegnato un ruolo maggiore rispetto ad altri fattori. Il problema è che le conseguenze entrano subito in conflitto con un’altra cultura, quella dei “diritti umani”, che in Inghilterra e nel resto dell’Occidente è ormai parte del senso comune.
E non si tratta solo di questo. Anche la parità dei sessi è parte del senso comune, e per arrivarci le donne hanno dovuto combattere aspre battaglie. La scoperta che a una parte consistente di esse tale parità viene negata in modo tanto plateale ha sortito l’effetto di risvegliare le autorità da un sonno che durava da tantissimo tempo.
Se a ciò aggiungiamo l’altra “scoperta” di cui oggi tutti parlano, vale a dire l’estesa presenza di giovani europei (per lo più figli di immigrati, ma non solo) che sono diventati jihadisti e si recano a combattere nei vari teatri di guerra del Medio Oriente, il quadro generale diventa ancora più fosco.
Sarà colpa, come alcuni sostengono, delle vessazioni cui sono stati sottoposti dai rappresentanti della cultura occidentale? Non sembrerebbe, giacché molti di loro provengono da famiglie benestanti. Se il rifiuto dello stile di vita britannico (o francese, o italiano) porta a tali risultati, ci si può legittimamente chiedere perché mai non scelgano di tornare per sempre nei Paesi d’origine adottando, in quei contesti, comportamenti e pratiche che trovano congeniali.
Tornando infine al problema dell’infibulazione, è chiaro che si tratta di una pratica intollerabile ai nostri occhi. Non è solo un problema di diritti, ma anche di semplice rispetto umano nei confronti di quella che Mao definì “l’altra metà del cielo”. Aveva dunque ragione il tanto vituperato David Cameron a denunciare il fallimento del multiculturalismo. Purtroppo ce ne accorgiamo solo adesso, e forse è già troppo tardi.
Featured image, diffusione della pratica, fonte Wikipedia