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La presa senza assedio e le spine senza rose.

Creato il 11 luglio 2013 da Enricobo2

La presa senza assedio e le spine senza rose.

Testoline di alieni invasori - dal web.


E' cosa nota che. mandare a casa di qualcuno muratori e/o parimenti, elettricisti o idraulici, equivale a lanciargli una macumba irreversibile, mortale, non parliamo di fattura perché lì poi si va in un altro settore, assai più delicato. Se poi uno, l'infausta decisione la prende motu proprio, allora è un po' volersela e non ci sono scuse. E' un po' come quel tizio di cui hanno parlato i giornali in questi giorni, che è andato in Svizzera per sottoporsi con successo e soddisfazione ad eutanasia, salvo poi il fatto che non era per nulla malato, se non di ipocondria. Eppure succede. Così, esasperato e depresso dal fatto che, in casa mia, non si contava più il numero delle prese penzolanti dal muro coi fili scoperti o da quelle inutilizzabili perché fuse completamente, alcune ancora con la spina dentro; stando al fatto di dovere continuamente inciampare in fili volanti e groppi di ciabatte, prese triple, spine di ogni tipo e continui black out nel più bello della compilazione del post quotidiano, ho preso il cuore (= portafoglio) in mano, mi sono fatto coraggio e la scorsa settimana, ho telefonato all'Elettricista, una divinità assoluta della Trimurti suddetta. In un periodo di totale e devastante crisi economica in cui fiumi di lacrime hanno formato un alveo per le vie cittadine a causa della mancanza di lavoro e dal blocco totale delle attività edilizie, ritenevo di avere in mano la situazione dalla parte del manico e di poter avere una forza contrattuale notevole. 
Naturalmente invece, scopro che i professionisti a cui mi sono rivolto, sono oberatissimi di lavoro, da ogni dove, ma che, in via eccezionale, proprio perché è lei dottore, veniamo domani mattina e vedremo quello che c'è da fare. Puntuali come le tasse, il mattino dopo arriva la truppa al completo con l'ufficiale al comando (non per niente si chiama Napoleone) ad esaminare il campo di battaglia. Il verdetto è impietoso. Qua è un disastro, meglio metterci le mani seriamente e rifare da zero tutto l'impianto. Inutile il tentativo di capire di che morte si dovrà morire. Uh, mani nei capelli, vedremo, vedremo, dottore, si fidi di me. A questo punto, complice il caldo torrido che ottunde la mente, cedi le armi, l'arrivo di Dessaix a Marengo ha deciso la battaglia, non si può combattere, mi arrendo, fate di me quello che dovete fare. Partono come formichine operose e comincia la devastazione della casa. Come è ovvio, tutti i punti critici, le prese chiave e così via, sono situate nei punti più impensati e nascosti, dietro mobili che pesano tonnellate, occultate da librerie così cariche di libri da spaventare Umberto Eco, sotto lavandini ricoperti di muffe e perdite che richiamerebbero quasi obbligatoriamente l'altro esercito, quello vituperatissimo degli idraulici. 
Ahi! Alessandria mia, terra di passaggio degli eserciti, devastatori di messi opime e stupratori di fanciulle in fiore! Pure negletta stai ad attendere la tua triste fine. Mi sono ritirato quindi in cucina ad aspettare la disfatta finale, senza battere ciglio, come il contadino che osserva impotente, dal ciglio dell'argine, la soldataglia nemica che devasta il suo campo ubertoso, per anni amorevolmente coltivato. Elettricisti, muratori ed idraulici sono truppe assolutamente nemiche tra di loro che invariabilmente, quando sono sul campo e scoprono a poco a poco le malefatte compiute dal passaggio dell'esercito precedente, allargano disperati le braccia al grido di "ma chi è quel maiale che ha fatto 'sto lavoro!". Gli uni accusano gli altri, tanto è vero che quando devono fare operazioni in comune, pretendono sempre di essere gli ultimi ad intervenire, non tanto per una logicità operativa, ma al solo scopo di parlar male di chi li ha preceduti. Comunque i lavori continuano. Per quattro giorni consecutivi è tutto un andirivieni di uomini e mezzi. Camionate di fili, cavi e bandelle. E' tutto un tric trac di forbici che trinciano, che sminuzzano, che scoprono rame, che scartano plastica. E' tutto un chiamarsi da una stanza all'altra, tira il giallo, allunga il marrone, accorcia il verde, non trovo il bianco, ma la terra dov'è? ma chi ha fatto 'sta  porcheria! 
I pavimenti cominciano a ricoprirsi di uno spesso tappeto di spezzoni di filo, pezzi di plastica colorata, frammenti di prese vecchie inesorabilmente frantumate e passate a miglior vita, calcinacci, schizzi di scagliola, scatole slabbrate. Tra l'altro tutti gli spazi liberi di passaggio, cominciano inesorabilmente ad ingombrarsi di masserizie emerse da sotto i letti, mobili spostati, cose polverose smarrite da anni ed incredibilmente tornate alla luce. Tutto è davvero un campo di battaglia cosparso di cadaveri. Naturalmente ad ogni scatola o presa staccata emerge un problema nuovo e apparentemente insormontabile. Collegamenti impossibili, allacci arditi da tentare senza certezza di riuscita, canaline che indecenti predecessori avevano piegato impedendo il passaggio del nuovo che avanza, magagne del passato risolte furbescamente che andranno risistemate, a caro prezzo naturalmente, ben s'intenda. Intanto, mentre la battaglia infuria e i giorni passano senza che si veda la prevalenza di un vincitore, viene il momento in cui si debbono scegliere le nuove mostrine che dovranno ornare di bellezza il lavoro finito, che anche l'occhio vuole la sua parte. Il catalogo a cui si viene abbandonati è immenso e tu ti ci perdi subito, come in un oceano in tempesta. Naturalmente quelle a prima vista più piacevoli o non sono disponibili o hanno prezzi talmente esorbitanti da far accapponare la pelle, ma non si preoccupi dottore, scelga, scelga pure con calma, tanto poi c'è lo sconto; poi non vorrà mica guardare a pochi euro rispetto alla spesa finale! 
E' sguardo, allo stesso tempo, di muto rimprovero e quasi reprensivo di supposta taccagneria venuta inopinatamente alla luce. E' un allargare di braccia in cui aleggia tutta la minaccia incombente di un tifone in arrivo a cui non ci si potrà opporre. Ti affanni subito in dinieghi frettolosi onde non suscitare sospetti di avara accidia e ti lasci andare ai consigli, tanto ormai possono fare di te quello che vogliono. Sei privo di forze, inerme, hai capitolato davanti all'invasore che detta ormai gli ultimatum, le condizioni dell'armistizio e deciderà autonomamente anche i dettagli onerosi per la pace. I giorni passano lenti e caldi, tutti i fili sono stati sostituiti, le prese rinnovate, gli interruttori cambiati. L'alba del quinto giorno sorge livida sulla rivoluzione compiuta. La città ha tentato di ribellarsi a Radetzki, ma il grido libertà è stato strozzato nelle gole dei patrioti ed è stata imposta la legge marziale. Rimangono solo da spalare le macerie, rimettere insieme quanto è ancora vivo, ripristinare, se ancora possibile, il preesistente. Obbedire al vincitore. Gli elettricisti, trionfatori assoluti se ne vanno, salutando con la mano, allegri come i Lanzichenecchi che ripassano le Alpi dopo avere predato la piana, carichi del bottino meritato. Mi lasciano seduto, esausto, incredulo per l'invasione avvenuta, ingenuamente quasi sereno per la libertà riconquistata. Ma è solo un'illusione. Torneranno. Torneranno presto. A reclamare, spietati, i danni di guerra.

La presa senza assedio e le spine senza rose.

dal  web


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