Editoriale al Quaderno di Geopolitica n. 2, “Russia-G20. Come tornare alla crescita“.
La Russia e il contesto multipolare
La Federazione russa, a partire dall’inizio del presente secolo, dopo aver superato egregiamente, pur tra notevoli difficoltà, le conseguenze relative al collasso dell’Unione Sovietica, ha gradualmente assunto, nel corso degli ultimi anni, un chiaro e rilevante ruolo globale. Oggi è possibile affermare, senza tema di smentita, che la Russia costituisce un elemento cardine del nuovo scenario mondiale, con cui le maggiori nazioni devono necessariamente dialogare, per definire al meglio gli strumenti utili ad una bilanciata gestione delle questioni internazionali, in particolare quelle inerenti i settori dell’economia e della sicurezza globale.
Mosca è riuscita a raggiungere tale importante ruolo attraverso una oculata prassi internazionale, che ha privilegiato i rapporti bilaterali. Ciò le ha permesso di mantenere una propria fisionomia geopolitica, in rapporto alle relazioni con i paesi che erano inclusi nell’ex blocco sovietico, ed al contempo, di incidere autorevolmente nella costruzione dell’emergente sistema multipolare.
La concomitante presenza di Mosca nei nuovi cluster geoeconomici e geopolitici (Paesi BRICS, Organizzazione della Conferenza di Shanghai, Unione Eurasiatica), caratterizzanti l’attuale orizzonte internazionale, e nelle maggiori organizzazioni mondiali, alcune delle quali residui del vecchio ordinamento bipolare o di quello unipolare, come l’ONU, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, e il particolare partenariato che la lega, per quanto riguarda la questione della sicurezza globale, alla NATO, dunque agli USA ed ai suoi alleati, rappresenta un fattore cruciale in considerazione dello shift geopolitico dei nostri giorni. Il simultaneo coinvolgimento russo, peraltro parzialmente condiviso con altre entità geopolitiche, dovrebbe introdurre nelle dirigenze del “sistema occidentale” un elemento di riflessione, concernente l’opportunità di far perno proprio sulla Russia per governare al meglio il mutamento uni-multipolare in atto. La posizione assunta recentemente da Parigi, Londra e Washington in relazione al dossier siriano – quando messa in relazione con l’interlocutore russo – esprime invece un atteggiamento rigido, improntato a criteri del passato bipolare o unipolare e pertanto chiuso alle dinamiche del processo multipolare.
L’Amministrazione nordamaericana, in particolare, non sembra conscia del fatto che attualmente la Russia è interessata a costruire un nuovo ordine multipolare, senza mire egemoniche. Il dialogo che Mosca intrattiene con le Repubbliche centro-asiatiche, con Pechino e Nuova Delhi, con Brasilia e Città del Capo sono testimonianza quotidiana di tale volontà.
Quanto sopra riportato esprime la tensione tra il passato sistema mondiale a guida statunitense (momento unipolare) e il nuovo (che per comodità definiamo multipolare) e contraddistingue la fase di transizione geopolitica in atto. In tale quadro, il tema della sicurezza costituisce certamente uno dei temi di dibattito concernenti gli interessi nazionali e continentali dei principali attori mondiali, giacché esso riguarda la ridefinizione delle alleanze e degli apparati di difesa, l’enunciazione di nuove dottrine militari e la ristrutturazione e l’ammodernamento delle filiere industriali collegate ai sistemi difensivi.
La Russia e l’Unione Europea
Proprio la sicurezza continentale, oltre quella energetica, costituisce uno dei nodi controversi che Mosca e Bruxelles tardano sciogliere. Nello specifico ambito della sicurezza pesa enormemente la subordinazione dei Paesi membri dell’Unione riguardo all’alleato egemone, cioè agli Stati Uniti.
Mentre da parte russa registriamo segnali di apertura e perfino proposte di collaborazione avanzata, finalizzate alla costruzione di un’area comune di sicurezza (come espresso tra l’altro, in varia forma, dai ministri russi Shoygu, Lavrov, dal vice ministro Antonov e dal segretario generale dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, Borduzha) da parte europea, al contrario, al di là delle formule retoriche di cooperazione con gli amici russi, si avverte una sorta di diffidenza.
Una diffidenza che comprova, per alcuni versi, l’inferiorità anche psicologica degli europei nei confronti dell’alleato statunitense.
Nel corso della Conferenza internazionale sulla sicurezza europea del 23 e 24 maggio 2013 tenutosi a Mosca, è emersa chiaramente, infatti, quella può essere definita la sovrapposizione tra “sicurezza europea” e “sicurezza euro-atlantica”.
Nell’ambito del processo di transizione geopolitica uni-multipolare, il concetto stesso di “sicurezza euro-atlantica” si rivela obsoleto e contrario agli interessi delle popolazioni dell’UE,
L’evoluzione dello scenario geopolitico da unipolare a multipolare determinerà, infatti, nel breve periodo l’ambito geostrategico per il quale occorrerà individuare, fin da subito, nuove e coerenti formule di alleanze e cooperazione con Mosca.
La Federazione russa potrebbe giocare un ruolo determinante per la sicurezza di un comune spazio nono solo eurorusso, ma anche euro-asiatico; tuttavia finché Bruxelles rimarrà attardata su rigide posizioni transatlantiche, la sicurezza europea sarà decisa oltreoceano.
La Russia alla prova del G20
Nonostante il quadro internazionale molto turbolento, la presidenza russa del G20 è riuscita a mantenere fede al proprio programma. Molto probabilmente, il carattere problem solving impresso dal presidente Putin ai lavori, che si sono svolti dal 1 dicembre 2012 al summit finale di San Pietroburgo il 5 e il 6 settembre 2013, ha permesso la riuscita di uno dei più importanti forum internazionali. La questione della crescita economica, insieme a quella della disoccupazione giovanile ed alla riforma del sistema monetario, è stata al centro dei principali dibattiti, così come prefissato nell’agenda dei lavori. Soluzioni proposte per rilanciare la crescita e lo sviluppo hanno riguardato, tra l’altro, le regole da adottare per la concessione dei prestiti finalizzati alla realizzazione di grandi infrastrutture. Il tema di nuove infrastrutture e della modernizzazione di quelle odierne, come noto, è molto attuale non solo in Russia, ma anche nel resto dei paesi BRICS e dell’Unione Eurasiatica. A tal proposito, alcuni analisti ritengono che la realizzazione di programmi di sviluppo infrastrutturali a valenza continentale (come ad esempio il Corridoio di sviluppo transeurasiatico), sostenuti da adeguati investimenti e regole e strumenti finanziari innovativi potrebbero costituire il volano per mobilitare l’economia dell’Unione Europea e, contestualmente, introdurre i settori produttivi russi nel sistema internazionale1.