Magazine Economia

La prestazione occasionale: come dichiararla, limiti e tasse da pagare

Da Raffa269

La prestazione occasionale: come dichiararla, limiti e tasse da pagareLa prestazione occasionale risulta essere un sistema di lavoro particolarmente apprezzato dai giovani o da coloro che, pur avendo già un lavoro, riescono a procurarsi dei guadagni extra con dei piccoli lavori. E' particolarmente indicata per coloro che stanno avviando una libera professione ma non hanno ancora intenzione di aprire una partita IVA che, si sa, comporta elevati costi di gestione annuali a cui è necessario poter far fronte e, nei primi momenti dell'attività, non sempre è possibile.

Quando si ha la possibilità di sfruttare le proprie doti e competenze al di fuori di un già esistente ambito lavorativo, la partita IVA sarebbe inutile, un balzello superfluo non necessario se si tratta di lavori occasionali che garantiscono esclusivamente un guadagno extra; purtroppo non tutti conoscono questa possibilità e, infrangendo la legge ed evadendo le tasse, preferiscono fare tutto in nero. E' necessario sapere che chi sceglie il sistema della prestazione occasionale, se vengono rispettati alcuni paletti imposti dalla legge, è esentato dal pagamento delle tasse ma lavora nel pieno rispetto delle regole e non incorre in nessun tipo di sanzione pecuniaria che, in caso di evasione fiscale, risulta essere piuttosto elevata.

Questa tipologia di lavoro non ha una lunga tradizione nel nostro ordinamento ma è stata introdotta recentemente con la riforma del lavoro del 2003, attraverso la cosiddetta Legge Biagi e, affinché possa essere riconosciuta come tale, deve appunto rispettare i famosi paletti dettati per legge:

  1. non dev'essere un'attività abituale;
  2. dev'essere un'attività non professionale;
  3. non deve svolgersi con continuità;
  4. non dev'esserci una coordinazione.

Detto ciò e stando a quanto dice l'articolo specifico che regola questa attività, possono essere considerati lavoratori occasionali coloro che si impegnano a svolgere un'opera o un lavoro in proprio dietro corrispettivo, senza che vi sia nessuna forma di coordinazione o di subordinazione col committente.
Data la natura del tipo di lavoro e la sua definizione, è normale che questo genere di collaborazione non debba necessariamente essere regolamentata da un contratto di prestazione occasionale scritto perché, fra le due parti, non ci deve essere nessun vincolo continuato e nessuna subordinazione o coordinazione. Il collaboratore occasionale ha piena libertà di svolgimento del lavoro che gli viene commissionato.

Ovviamente, dal momento che questo genere di collaborazione occasionale sottostà a un particolare regime fiscale che spiegheremo in seguito, affinché possa essere considerato tale deve rispondere anche ad altri importanti e determinati requisiti che fanno sì che, per legge, possa essere considerata una collaborazione occasionale e non professionale:
- la collaborazione con uno stesso committente non può essere più lunga di trenta giorni in uno stesso anno solare, altrimenti diventa abituale e continuativa;
- la somma di tutti i compensi percepiti non può essere superiore ai 5000 euro (5 mila) netti in uno stesso anno solare.
Se si dovessero verificare fattispecie contrarie a quanto detto finora, la collaborazione da occasionale diventerebbe a progetto o professionale e dovrebbe essere regolata dalle specifiche norme in merito.

Uno degli aspetti più particolari e delicati di questo genere di prestazione lavorativa è, senza dubbio, quello contributivo...
Va subito detto che chi si attiene ai limiti fissati per legge è esentato dal pagamento contributivo INPS, perché? Perché il professionista occasionale non può essere considerato né un lavoratore dipendente (nessun legame di subordinazione col committente e nessuna busta paga a fine mese) né un lavoratore autonomo (non raggiungendo i 5000 euro netti all'anno non può essere considerato tale). Per questo motivo non deve nulla all'ente di previdenza sociale e non ha quindi nessun diritto all'assegno di previdenza previsto per le altre categorie. Superando il limite di 5mila euro annuali, invece, il lavoratore occasionale perde il suo status ed è costretto a iscriversi alla Gestione Separata INPS, versando quindi quanto dovuto dal regime contributivo.

Stando alla legge, però, chi supera i 5000 euro, è tenuto a versare i contributi solamente per la quota che eccede tale limite: se, per esempio, un lavoratore autonomo occasionale a fine anno ha percepito un reddito netto pari a 6700 euro (con una o con la somma di più prestazioni occasionali), la quota contributiva dovrà essere pagata esclusivamente sui 1.700 euro eccedenti e non sull'intero guadagno. Nel momento in cui il lavoratore si accorge di aver oltrepassato la soglia fissata per legge, deve dare comunicazione al suo committente e, quindi, procedere con l'iscrizione alla Gestione Separata dell'INPS, a meno che non sia già un iscritto.

E' necessario sapere che anche chi svolge un lavoro occasionale è tenuto a rilasciare la ricevuta di pagamento: quindi va fatta la ricevuta per la prestazione occasionale, qualunque status abbia il committente del lavoro. Va specificato che, nel caso in cui ci si trovi a svolgere un servizio per un soggetto che può essere definito sostituito d'imposta (amministratore di condominio, libero professionista, società o enti vari, imprese individuali ecc.) i compensi percepiti sono soggetti al regime di ritenuta d'acconto.

Per una prestazione occasionale devo fare la ricevuta?
La risposta quindi è SI!

Nella fattura che dev'essere rilasciata per legge, devono essere necessariamente indicati:
- dati personali del committente;
- dati personali del prestatore d'opera;
- dati di identificazione della ricevuta (numero e data)
- compenso lordo
- importo della ritenuta d'acconto (20% sul compenso lordo)
- totale netto da corrispondere
Nella compilazione della ritenuta d'acconto va prestata particolare attenzione alla data che viene scritta sulla fattura, che non deve corrispondere alla data in cui è stato ultimato il lavoro per il committente ma a quella in cui si è ricevuto il compenso pattuito.
Se poi la ricevuta ha un valore superiore ai 77,47 euro, dev'essere necessariamente rilasciata con marca da bollo del valore di 1,81 euro che, solitamente, viene fatta a carico del committente.
Nel caso in cui il lavoratore e il committente abbiano previsto che, oltre al compenso, il prestatore abbia diritto a un rimborso per le spese effettuate, anche queste ultime sono soggette alla ritenuta d'acconto ma, se gli accordi di collaborazione prevedono che al prestatore non spetti nessun compenso ma solo un rimborso per le spese sostenute, queste non sono assoggettate al regime di ritenuta d'acconto: quindi, le spese di viaggio e di alloggio, per esempio, non devono essere calcolate a prescindere dal fatto che il lavoratore sia un soggetto residente o meno nel luogo di svolgimento del lavoro.

Sempre riguardo al regime fiscale, il reddito percepito dalle prestazioni occasionali viene recepito tra i "redditi diversi" (ad esempio anche i canoni di affitto e subaffito generano redditi diversi), che sono disciplinati dall'articolo 67, comma 1, lettera l del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Sono calcolati effettuando la differenza tra l'ammontare che è stato percepito complessivamente nel periodo di imposta preso in considerazione e le spese che il lavoratore ha dovuto sopportare per la sua produzione.
Ovviamente, questi redditi devono essere dichiarati attraverso lo specifico modello di dichiarazione dei redditi, ossia nel cosiddetto quadro RL del modello Unico PF.

A fini dichiarativi, il lavoratore autonomo occasionale deve indicare qual è stato l'ammontare lordo percepito nel periodo di imposta e quali sono state le relative ritenute d'acconto complessive.

Come in tutti i casi, anche in questo c'è l'eccezione, perché i lavoratori occasionali che, nel corso di un anno solare, non hanno superato il limite di retribuzione di 4800 euro lordi, non sono tenuti a nessuna dichiarazione dei redditi, a patto che questo sia stato l'unico reddito percepito; non possono, quindi, agevolarsi con questa regola, coloro che al lavoro occasionale hanno affiancato un lavoro professionale continuativo o dipendente che ha loro prodotto un reddito, di qualunque ammontare o entità.

In ogni caso, anche se per legge il lavoratore non è obbligato a procedere con la dichiarazione, è sempre meglio che anche questi redditi vengano denunciati, per u n semplice motivo: se il committente ha effettuato delle trattenute, il lavoratore può procedere col recupero solo se effettua la dichiarazione di tali redditi: facendo così, le eventuali trattenute superflue possono essere commutate in crediti di imposta a favore del lavoratore che, così, potrà usarle in suo favore per eventuali compensazioni future.

I lavoratori dipendenti che effettuano dei lavori assimilabili a prestazioni occasionali, devono tener sempre presente che tale reddito va a sommarsi a quelli delle aliquote IRPEF: questa informazione è di fondamentale importanza perché il reddito da prestazione occasionale contribuisce alla determinazione delle soglie e, quindi, all'eventuale superamento degli scaglioni, determinati in base al reddito complessivo.

Detto ciò, è importante sapere che non tutte le categorie di lavoratori dipendenti possono svolgere una seconda attività, seppure assimilata come prestazione occasionale.

A tali categorie appartengono:

  • tutti i dipendenti pubblici (Pubblica Amministrazione, Corpi di Difesa ecc.);
  • tutti i lavoratori professionisti correntemente iscritti all'albo e che svolgono la loro professione in un ambito considerato intellettuale;
  • tutti i lavoratori che, per il loro lavoro, appartengono a commissioni o a qualunque organo amministrativo, pubblico o privato;
  • tutti i lavoratori assunti in enti sportivi che hanno ottenuto un riconoscimento legale.

Ti è piaciuto l'articolo? Per continuare a darvi spunti gratuiti, condividi questo articolo tramite i pulsanti qui sopra!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :