La sera del 12 ottobre del 1969, il deejay Russel Gibb annunciò, dai microfoni di una radio del Michigan, la morte di Paul McCartney, bassista del gruppo inglese dei Beatles, avvenuta, presumibilmente 3 anni prima in seguito ad un incidente d’auto.
Una telefonata anonima ricevuta la sera precedente dallo stesso Gibb, diceva che Paul sarebbe morto nel 1966, e sostituito in tutta fretta da un sosia, tale William Campbell, per evitare che i Beatles, al culmine del loro successo, subissero il disgregarsi del gruppo.
La voce maschile invitava a prestare attenzione a certe copertine dei dischi ed alle canzoni dei cantanti inglesi, poiché i tre membri rimasti, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr avevano cominciato a seminare tracce dell’accaduto nelle loro opere.
Nacque così l’inquietante leggenda della morte di Paul McCartney. Ad oggi, non vi sono prove inconfutabili ad avvalorare l’ipotesi di quella che viene considerata la più nota teoria di complotto nel mondo del rock, ma certo è che i Beatles non smentirono la cosa.
Il primo indizio risale addirittura al 1965, prima data della presunta morte di Paul, quando esce l’album Rubber Soul ed un 45 giri con un singolo non compreso nell’album dal titolo We can work it out, cioè , possiamo uscirne, ce la possiamo fare. Ma a fare cosa? Viene da chiedersi. Forse a superare la morte dell’amico? Da questo momento le cose iniziano a cambiare. I Beatles non si esibiscono più dal vivo, non vestono più tutti uguali con la loro divisa, e il loro modo di fare musica diventa più cupo.
Nell’album Revolver, vi sono due brani che alludono alla morte di McCartney, Taxman, dove viene citata la guida di un’auto e un corpo che diventa freddo e Eleanor Rigby, dove si parla di un prete, padre Mckenzie, che prepara un sermone per una cerimonia a cui nessuno assisterà. Forse si riferisce al fatto che McCartney fu sepolto in segreto e in tutta fretta, alla presenza di un certo sacerdote Mckenzie? Nella copertina di Revolver, Paul è l’unico posto di profilo, quasi a rimarcare il fatto che egli non sia più fra noi.
Ed ancora, sulla copertina di Sg. Pepper Lonely Heart’s club band, sono presenti i personaggi amati dai membri del gruppo. Come mai, insieme a Stanlio e Ollio, Marlon Brando, Carl Marx, Bob Dylan e Jane Harlow sono presenti anche lo scrittore noir Edgard Allan Poe e soprattutto il mago satanista Aleister Crowley? Analizzando meglio, si evincono richiami alla morte di McCartney. Nella foto, i membri della band appaiono in piedi, vestiti con colori sgargianti, davanti ad una specie di tomba decorata con fiori gialli posti a forma di chitarra a 4 corde, appunto il basso che suonava Paul.
La sua testa è sormontata da una mano aperta, simbolo della morte nelle culture orientali. All’interno dell’album è presente un’altra foto dove sulla divisa di McCartney compare una scritta OPD, formula in voga nei paesi anglosassoni per indicare una persona dichiarata ufficialmente morta, Officially Pronunced Dead. Se si appoggia uno specchietto alla gran cassa sulla copertina del disco, tra le parole Lonely e Hearts, si può scorgere una scritta : 1 one 1, cioè 111 forse ad indicare i 3 membri superstiti, e He die, lui è morto. La freccia fra He e Die punta ovviamente proprio verso McCartney.
Nel 1967 esce l’album Magical Mystery Tour, in cui troviamola celebre StrawberryFieldsForever. Paul é seduto davanti alla scritta I was, io ero, mentre le due bandiere dietro sono poste così come si usa nei funerali militari.
Nel 1968 è la volta dell’unico album doppio dei Beatles, intitolato White Album, poiché la copertina è interamente bianca e compare soltanto il nome del gruppo. In particolare, nel finale del brano I’m so tired, si sente la voce confusa di Lennon che, se ascoltata al contrario, riavvolgendo il nastro, direbbe “Paul is dead man, I miss him, I miss him !” cioè “Paul è morto, mi manca, mi manca!”. Dello stesso albumla celebre HelterSkelter, ascoltata numerose volte in tribunale al processo contro Charles Manson, capo della setta satanica ed istigatore nel 1969, dell’omicidio dell’attrice Sharon Tate e di alcuni suoi amici, il quale seminò morte affermando di eseguire messaggi nascosti proprio in alcune canzoni dei Beatles.
Nell’album Abbey Road, forse il più noto fra questi, i 4 ragazzi di Liverpool camminano in fila sulle strisce pedonali, come ad un funerale, e McCartney è l’unico ad essere a piedi nudi, quasi a voler indicare l’usanza di seppellire i morti senza scarpe. Egli ha anche un passo diverso, rispetto agli altri e tiene la sigaretta nella mano destra, pur essendo mancino. Sulla targa del Maggiolino Volskswagen bianco parcheggiato a sinistra si legge 28 IF, cioè 28 se. Se Paul fosse stato vivo, all’epoca avrebbe avuto proprio 28 anni.
Sulla copertina dell’album Let it be il bassista è l’unico ad essere stato fotografato con dietro uno sfondo diverso, rosso, color sangue.
In Yesterday and Today, Paul è seduto all’interno di un baule e dietro di lui ci sono i suoi tre compagni. Se si gira la copertina di 90 gradi verso sinistra sembrerà deposto in una bara.
La copertina scelta in precedenza fu censurata. Ritraeva i 4 musicisti nelle vesti di macellai, mentre Paul era nel mezzo, abbracciato a due bambole a cui era stata tagliatala testa. Riferimento quest’ultimo al fatto che la leggenda vuole McCartney decapitato sotto ad un camion, nel presunto incidente.
Sulla copertina dell’album McCartney è presente una tazza vuota, la quale avrebbe dovuto contenere delle ciliegie, per via della traccia rossa sul fondo e delle stesse poste sul tavolo. Un vecchio detto inglese dice : “La vita è come una tazza piena di ciliegie”.
I 4 Beatles non hanno mai ammesso di aver seminato tracce esoteriche nei loro dischi, e hanno sempre dimostrato scetticismo anche di fronte alle circostanze più evidenti. Solo in seguito, Paul McCartney, ormai cinquantenne, ha voluto esporsi.
Nel 1993 è uscito un suo disco dal vivo, intitolato Paul is live, Paul è vivo. Sulla copertina il celebre attraversamento pedonale di Abbey Road a Londra, ma questa volta sono presenti solo lui e un cane. Sulla sinistra, sempre lo stesso maggiolino bianco, con targa diversa: 51 IS, cioè ha 51 anni. E così, il mistero continua.
Written by Cristina Biolcati