Prendete per esempio Keith Olwell e Elizabeth Kiehner della Proton di New York. Dopo aver appreso che le scimmie in cattività capiscono l’uso del denaro e che, se poste in situazioni che hanno a che fare con esso, si comportano come gli umani, hanno avuto un’idea clamorosa: realizzare una campagna pubblicitaria diretta alle scimmie. L’obiettivo è vedere se la pubblicità può modificare i loro comportamenti.
Il team creerà due marche di cibo adatto a questi animali, una sostenuta da una campagna e l’altra no.
Già, si sono chiesti gli zuzzurelloni dopo i primi entusiasmi per il lampo creativo, ma come si fa a pubblicizzare qualcosa per le scimmie? Facile, si sono risposti, sempre pieni di risorse, basterà approntare dei cartelloni e porli davanti al recinto dove vivono. I due tipi di cibo saranno entrambi nuovi per loro e ugualmente appetitosi. Dopo un periodo di esposizione alla pubblicità, alle scimmie sarà data la possibilità di scegliere tra i due. Se si indirizzeranno verso il cibo pubblicizzato significherà che la campagna è stata efficace.
Tutto questo è stato annunciato al Cannes Lions Festival, una manifestazione dell’industria pubblicitaria, ma lo studio è ancora in corso. Chi ha avuto la possibilità di vedere il materiale in preparazione, descrive due possibili cartelloni, uno con l’immagine di una femmina, scimmia ovviamente, con i genitali bene in vista e uno con la foto del maschio alfa del gruppo in questione, entrambi ritratti accanto al logo del cibo. I risultati saranno diffusi al termine dell’esperimento. Quando sarà avremo la possibilità di sapere se il sesso fa vendere anche tra le scimmie e se il consumatore medio umano ha un cervello che funziona come quello di una scimmia.
Ma non c’è nessuno che voglia fare un bello studio sul funzionamento psichico dei pubblicitari? Se ne ricaverebbe del materiale molto interessante secondo me.