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La prima cosa bella che ho avuto dalla vita è il tuo sorriso giovane, sei tu.La seconda cosa bella è l’Italia. La meglio Italia che viene fuori da questo film. Nazionalpopolare, con il comico remixato perfettamente al melodramma e l’inevitabile confronto tra un presente arido e un passato prezioso. Sono questi i prodotti culturali che uscivano fuori fino al disgregamento Fininvest del nostro belpaese partito dagli anni Ottanta e che oggi sono solo un’eccezione. "La meglio gioventù" è l'ultima che mi viene in mente.
La terza cosa bella è Micaela Ramazzotti (per fortuna, per grande fortuna, nulla a che fare con Eros). Il suo personaggio dice: “Comunque non credo di esserci portata, per il cinema.” Niente di meno vero per quanto riguarda l’amara Ramazzotti, una mammina premurosa e sexy allo stesso tempo. Con un accento toscano davvero piacevole (non come la parlata incomprensibile di una Martina Stella). Splendida. Fantastica. In una parola: bona.
La quarta cosa bella è Valerio Mastandrea. Nel suo personaggio ho ritrovato moltissimo di me o di quello che potrei essere tra un 15/20 anni. Ci ho ritrovato talmente tanto di me che fa quasi male.
La quinta cosa bella è Stefania Sandrelli. Nei panni della madre morente emoziona delicatamente, senza smancerie. In qualche modo, lei mi ha ricordato mia mamma.
La sesta cosa bella è Claudia Pandolfi. Il suo è il personaggio più indecifrabile del film. La Pandolfi sfuggendo dalle grinfie dei paparazzi malvagi che la perseguitano sempre è riuscita a darle un’umanità profonda.
La settima cosa bella è la musica. Devo dire che non sono un grande appassionato di canzoni italiane, epperò qui dentro ci sono delle perle meravigliose. Oltre al grandioso pezzo di Nicola Di Bari che dà il titolo a tutto il film (sui titoli di coda c’è anche la notevole versione di Malika Ayane, che a suo tempo avevo definito la prima cosa bella dell’ultimo Festival di Sanremo), ci sono l’immensa “L’immensità” di Don Backy e un paio di pezzi dei Camaleonti che sorprendentemente non mi sono dispiaciuti.
L’ottava cosa bella è Paolo Virzì. L’uomo che è in grado di far passare la Ferilli per, udite udite… sì, un’attrice. Se dopo Ovosodo aveva offerto prove altalenanti, adesso ha azzeccato con Tutta la vita davanti e questo La prima cosa bella un uno-due mostruoso. Roba d’altri tempi per la commedia italiana. Roba da farlo nominare erede unico di Dino Risi (peraltro qui omaggiato).Se in molti film italiani si fa fatica a individuare una sola cosa bella, qui ce ne sono in abbondanza, l’ho appena dimostrato più o meno lucidamente e più o meno scientificamente. Un flusso di immagini che lo guardi con un groppo in gola e contemporaneamente con il sorriso sulle labbra. Come molti altri dei film migliori usciti negli ultimi mesi dal panorama internazionale (Amabili resti, Departures, Oltre le regole - The Messenger, Il segreto dei suoi occhi, Shutter Island, A Single Man) una pellicola che riesce ad affrontare splendidamente, in una maniera lieve ironica e divertente un tema notoriamente ostico come quello della perdita. Se molti l'hanno paragonato ad Amarcord di Fellini, io direi piuttosto che Virzì ha fatto il suo Big Fish.La prima cosa bella. Uno dei miei film del cuore dell’anno e uno dei miei film italiani preferiti di sempre.
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