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La Primavera del nostro scontento

Creato il 21 marzo 2013 da Mcnab75
Primavera, di Giuseppe Arcimboldo.

Primavera, di Giuseppe Arcimboldo.

Post un poco fuori dall’ordinario, per salutare il Generale Inverno, che come sempre è stato per me un ottimo compagno di viaggio.
Si entra oggi nella primavera, stagione per i più vista come ritorno alla vita e alla fertilità, dopo i rigori invernali.
In alcune tradizioni pagane la primavera si celebrava con riti sessuali, come tributo al sole che ricomincia a splendere caldo sulle terre provate dal freddo e dalla neve.
I Misteri Eleusini, legati alla Dea greca Demetra, sono forse le celebrazioni più note per quel che riguarda l’equinozio di primavera. Essi rappresentavano il ciclo delle stagioni, metaforicamente impersonate nei protagonisti del ratto di Persefone, rapita dalla madre Demetra dal Dio ctonio degli Inferi, Ade.
In realtà i Misteri erano divisi in due specifiche fasi: i Grandi (Misteri), celebrati in autunno e i Piccoli, i cui riti venivano officiati proprio oggi, a inizio primavera, ed erano visti come purificatori. I Misteri erano tali per davvero, e quindi noti ai soli sacerdoti, che attraverso essi rafforzavano la credenza della vita dopo la morte.

La primavera ha poi ispirato da sempre i migliori artisti.
Ricordiamo infatti La sagra della primavera, di Igor Stravinsky, La Primavera di Antonio Vivaldi, l’omonimo e celeberrimo quadro di Sandro Botticelli, ma anche la statua allegorica dello scultore comasco Benedetto Antelami.

In tempi decisamente più moderni vale la pena citare la tradizione statunitense (ma diffusa anche in Canada, Giappone, Francia, Croazia e Cina) dello spring break, una settimana di vacanze che hanno a disposizione gli studenti in concomitanza dell’inizio della primavera.
Solitamente essa coincide con un periodo di sballo, di festeggiamenti e di eccessi, in cui il sesso la fa da padrone. Quasi come se ci fosse un inconscio ritorno ai riti orgiastici pagani citati a inizio articolo.

Ci sono dunque molti buoni motivi per amare la primavera.
Qui da me, a Milano e dintorni, vedo la natura rifiorire, nel disinteresse totale di chi è già entrato nel mondo del lavoro e si trova quindi costretto a chiudersi in uffici fino al tramonto, in estate come in inverno, in primavera come in autunno.
A breve inizieranno le allergie, i prati saranno nuovaente da tagliare, e sarà imposto per legge quel buon umore fittizio che è dovuto soltanto alle temperature che si alzano e al sole che splende.
Le famiglie cominceranno a spendere soldi – che magari non hanno – per prenotare le vacanze estive.
I vestiti invernali cederanno il posto a magliette e felpe da cui tracoteranno ciccia e imperfezioni tipiche della natura umana.
Insomma, la mia allegria è davvero mite.

La Primavera di Botticelli.

La Primavera di Botticelli.

Vi lascio con la più azzeccata considerazione mai scritta a proposito della primavera, a opera del poeta statunitense Henry Wadsworth Longfellow:

Se la primavera venisse una volta ogni 100 anni invece di una volta all’anno, o sopraggiungesse con il boato di un terremoto, con quanta meraviglia gli uomini assisterebbero a una tale mutamento! Il silenzioso susseguirsi delle stagioni, invece, fa ormai pensare soltanto a una necessità.

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