Tra le molte attività dello Stato moderno, la geopolitica è forse quella più lontana dagli interessi dell’opinione pubblica. Le ragioni di questo disinteresse hanno a che fare con la natura della geopolitica stessa. Quale esempio per illustrare queste ragioni, sembra opportuno scegliere uno dei più importanti concetti geopolitici, vale a dire quello di “Eurasia”. Come affermato da Zbigniew Brzezinski, “da quando, circa cinquecento anni fa, i continenti hanno iniziato interagire politicamente, l’Eurasia è stato il centro del potere mondiale”1. In questo caso Eurasia è un buon concetto geopolitico da scegliere, perché racchiude in sé tutti gli aspetti problematici della geopolitica, visti dal punto di vista dell’individuo. Ad esempio, il fatto che “Eurasia” sia una parola composta avente un suono leggermente artificiale, che maldestramente unisce le parole “Europa” e “Asia”, suggerisce l’importanza della semantica nella geopolitica.
Prima di discutere l’idea di “Eurasia”, devono tuttavia essere fatte alcune considerazioni generali sulla natura della geopolitica. A coloro che hanno un vivo interesse per l’argomento potrebbe non essere sfuggito che il discorso geopolitico di solito fonde considerazioni che dovrebbero essere tenute separate. Ci sono due modi in cui questo accade: in primo luogo, con la mancanza della distinzione tra mezzi e fini, e in secondo luogo, a causa della mancanza di una distinzione tra Stato e popolo. Come risultato di queste due fusioni fin troppo comuni, l’analisi geopolitica spesso manca della giusta prospettiva.
Il primo punto riguarda il fatto che la geopolitica è interessata non solo agli interessi strategici delle nazioni, ma anche ai modi in cui questi interessi possono essere tatticamente raggiunti. Abbastanza raramente nel pensiero geopolitico c’è la comprensione delle differenze fondamentali tra strategia e tattica; cioè, tra gli interessi geopolitici e la loro realizzazione. Domande relative a “che cosa?” e a “come?” in geopolitica richiedono due approcci diversi; non da ultimo poiché quest’ultima domanda, e non la prima, può portare all’azione da parte del governo.
Sebbene sia vero che in qualche misura fini e mezzi non possano essere completamente separati l’uno dall’altro, poiché si influenzano reciprocamente, in geopolitica questa distinzione tra gli interessi stessi e la loro realizzazione deve ancora essere fatta. La semantica è ovviamente molto importante in questo senso. Per esempio, l’uso dei termini “scopi” e “obiettivi” in connessione con una strategia geopolitica dovrebbe forse essere evitata, perché questi termini già contengono una certa idea di esecuzione. Un termine migliore da usare è “interessi”, che ha una connotazione più passiva, perché non implica alcuna forma di azione.
Il secondo punto è che la geopolitica fonde spesso gli interessi del governo con gli interessi della popolazione. In realtà, vi è differenza fondamentale tra i due, anche nelle cosiddette “democrazie liberali”. Gli esperti di geopolitica e gli specialisti in relazioni internazionali, siano essi dipendenti pubblici, appartenenti ai think tank, oppure membri del mondo accademico, non riescono a riconoscere, o tendono a ignorare, questa divergenza di interessi tra lo Stato e il popolo.
L’analisi geopolitica è di solito basata sul presupposto che gli interessi della “nazione” coincidono con gli interessi dei decisori politici e finanziari del Paese. Questo non è solo un problema di semantica; tale posizione è a dir poco problematica in un sistema politico che si definisce rappresentante.
Tenendo presenti queste considerazioni è ora possibile guardare più da vicino la questione del concetto di “Eurasia” da un punto di vista geopolitico. L’idea di “Eurasia” sarà quindi riesaminata prima rispetto agli interessi geopolitici e, in secondo luogo, rispetto alla realizzazione di questi interessi. Infine, nella terza parte, sarà discussa in maniera più approfondita la distinzione tra gli interessi dello Stato e l’interesse del popolo.
1. Gli interessi geopolitici
Dal momento che una nazione ha sia una dimensione geografica che politica, essa ha interessi “geopolitici”. Questi interessi geopolitici sono gli interessi che una nazione ha nel mantenimento o nell’acquisizione di posizioni che, caeteris paribus, aumenterebbero il suo potere relativo rispetto ad altre nazioni. Questi interessi sono definiti e limitati dalla geografia fisica e umana della nazione, e quindi sono principalmente statici. Quando cambiano, cambiano solo molto lentamente, quando determinate condizioni geografiche variano (ad esempio, cambiamenti climatici o demografici). Ogni nazione, dunque, ha dei propri interessi geopolitici che sono specifici e unici, e che possono essere determinati in maniera indipendente da altre considerazioni.
Il termine “Eurasia” va visto in questo contesto. Originariamente, “Eurasia” è una nozione geografica: in questo senso, è semplicemente intesa come il più grande continente, la massa continentale congiunta Europa e Asia. Tuttavia, geopoliticamente, la parola ha diversi significati che riflettono gli specifici interessi geopolitici di ogni nazione. Nel più ampio senso possibile, la definizione geopolitica di “Eurasia” è coerente con la sua area geografica. Questo è talvolta il modo in cui la parola è intesa nei Paesi situati ai margini, o all’esterno, di questa zona. Questo è ciò che generalmente si intende per “Eurasia” nei circoli politici negli Stati Uniti, in Giappone e India2. Altre due, più ristrette, definizioni di “Eurasia” sono anch’esse degne di nota: quella europea e quella russa.
Quando gli scienziati politici europei occidentali parlano di “Eurasia”, generalmente intendono una “Russia integrata economicamente, politicamente, e anche militarmente con l’Europa (compresa l’Ucraina, ovviamente)”3. Almeno dai tempi di Napoleone, se non di Pietro il Grande, gli strateghi europei hanno compreso l’importanza di allearsi con la Russia, e le potenziali conseguenze nel non farlo. Tuttavia, l’attuale concezione europea di “Eurasia” è, per ovvie ragioni, un concetto molto più recente, essendo emersa solo negli ultimi due decenni, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Per inciso, questa entità politica è circa la metà, e ha solo il 15% della popolazione, rispetto alla “Eurasia” geograficamente intesa. Due osservazioni si rendono necessarie rispetto a quello che si ritiene essere “Europa”. In primo luogo, in questo caso, “Europa” è vista come un’unica entità economica e politica; cioè l’Unione Europea4. In secondo luogo, in questa visione della “Eurasia”, “Europa” significa, principalmente, Germania. Non solo la Germania dopo la recente crisi finanziaria è emersa sia economicamente che politicamente come il leader de facto dell’Europa, ma ha anche legami storici con la Russia più profondi rispetto a quelli della maggior parte delle altre nazioni dell’Unione Europea. Rispetto al resto dell’UE, essa ha anche un più forte interesse geopolitico in un’integrazione politica ed economica con la Russia5.
Quindi, dal punto di vista dell’Europa occidentale, il concetto di “Eurasia” significa precisamente l’idea di una stretta integrazione della Russia con l’Unione Europea in generale e, in particolare, con la Germania (non il viceversa, ovviamente). In pratica, questo concetto europeo di “Eurasia” cosa significa? Come sempre, l’integrazione tra le nazioni può avvenire in diversi modi; economicamente, politicamente, militarmente, e anche culturalmente. “Eurasia”, da un punto di vista europeo, significherebbe almeno quanto segue: a livello economico, la firma di accordi commerciali per la rimozione delle barriere commerciali e l’abbassamento delle tariffe, nonché la rimozione degli ostacoli giuridici e burocratici agli investimenti europei in Russia; a livello politico, un accordo per l’integrazione nella UE dell’Ucraina che sia accettabile per la Russia, la riduzione dei controlli alle frontiere russe e delle restrizioni sui visti russi che avvengono tra le due entità, e, infine, una crescente collaborazione istituzionale; e a livello militare, un maggiore allineamento russo alla Politica di Sicurezza e Difesa Comune Europea nonché, inevitabilmente, alla NATO, così come un certo coordinamento tra le forze di sicurezza e militari, e un aumento sostanziale nella fornitura di armi europee alle forze armate russe6. La maggior parte di queste aree di cooperazione sono già incluse nel concetto dei “Quattro spazi comuni”, istituito nel 2003 tra l’Unione Europea e la Russia, ma finanziato dalla prima7.
L’interesse geopolitico dell’Europa nella “Eurasia”, come concepito dai responsabili politici europei, è chiaro e i vantaggi a cui aspira l’Europa sono ben noti8. Tuttavia, anche se la Russia avrebbe alcuni vantaggi di lungo termine in una siffatta integrazione con l’Europa, è evidente che gli interessi geopolitici russi non sono complementari con l’accezione europea del concetto di “Eurasia”9. Essendo una delle poche nazioni sovrane al mondo, la Russia nei confronti dell’Europa insiste sulla creazione di rapporti “su una base di parità e vantaggi reciproci”10. Questo è qualcosa che l’Europa non ha né l’interesse, né l’obbligo di accettare. Non sorprende quindi che la Russia, spesso frustrando i responsabili politici europei, che sono ovviamente interessati a portare avanti la loro propria agenda per un’ulteriore integrazione, abbia interessi geopolitici diversi, come risulta chiaro dalla definizione russa di “Eurasia”.
Il concetto russo di “Eurasia” è molto diverso da quello europeo. È una visione che ha radici più antiche rispetto a quella europea – e ciò non sorprende, considerando la posizione geografica della Russia. Essendo sia europea che asiatica, i politologi russi tradizionalmente vedono la Russia stessa come “eurasiatica”. L’area geopolitica collegata al concetto russo di “Eurasia” corrispondeva inizialmente all’incirca al territorio della Russia imperiale del 1914, comprese le aree dell’Europa orientale11. Innegabilmente in questa definizione vi è l’influenza del panslavismo; inizialmente l’idea di “Eurasia” era più romanticamente radicata nella geografia naturale. Essa consisteva nell’idea che le persone sparse in tutta quella terra chiamata “Eurasia” condividevano valori spirituali comuni grazie alle sue caratteristiche geografiche, come ad esempio un territorio pianeggiante, con poche coste ma con importanti fiumi, un clima particolare (continentale, spesso durissimo), e un determinato paesaggio (steppa, taiga, tundra). Questa idea era stata realizzata, ma con difficoltà, all’incirca durante le ultime fasi dell’Impero russo e poi si concretizzò di nuovo con l’Unione Sovietica dopo il 1945, anche se non così saldamente per un esito duraturo.
Anche se oggi questo interesse geopolitico russo esiste ancora, si è raggiunta una valutazione più realistica. L’area geografica dell’ “Eurasia” russa è ora valutata in modo più realistico. Oggi il punto di vista russo è che l’ “Eurasia” è costituita dalla massa continentale che si trova tra Europa e Asia vera e propria, vale a dire quella costituita dalla Russia occidentale e centrale, Bielorussia, Ucraina, parte del Caucaso, Uzbekistan, Kazakhstan, Tagikistan e Kyrgyzstan12. Proprio come nel caso del concetto europeo di “Eurasia”, quello russo rappresenta un interesse geopolitico che è alla base della sua politica estera in quella parte del mondo. Pertanto, non è sorprendente che oggi uno dei principali interessi geopolitici della Russia si trova sempre più in una stretta integrazione con i Paesi che essa considera facenti parte della “Eurasia”.
Gli interessi geopolitici sono una così fondamentale parte della cultura politica di una nazione che spesso istintivamente sono dati per scontati, anche dai leader civili e militari13. Come risultato, anche il linguaggio della geopolitica diventa strumentale; come mostra l’esempio del termine “Eurasia”, alcune parole assumono i loro significati in relazione alle nazionalità di coloro che li usano. Dagli esempi precedenti, è chiaro che non esiste una definizione universale di “Eurasia”. Altre parole che hanno significati geopolitici variabili sono: “nazione”, “sicurezza”, “difesa”, “comunità internazionale”, etc. Parte della diffidenza e dell’incomprensione che esistono attualmente tra le nazioni è probabilmente dovuto al presupposto comune che tali termini politici sono neutrali, quando in realtà sono soggettivi. Questo è tuttavia un altro ostacolo che impedisce alle nazioni di realizzare i propri interessi geopolitici in maniera condivisa. La prossima parte si occupa proprio di questo aspetto: la realizzazione di interessi geopolitici.
2. La realizzazione degli interessi geopolitici
La questione della realizzazione degli interessi geopolitici richiede un approccio diverso rispetto all’analisi degli interessi geopolitici in quanto tali. Qualunque siano gli interessi geopolitici di una nazione, che questi interessi geopolitici possono essere o saranno realizzati è una cosa completamente diversa, che dipende dalla situazione politica, economica e amministrativa della nazione in questione, con tutte le incertezze che, giorno per giorno, questo implica14. È anche importante ricordare che gli interessi geopolitici sono solo uno dei tanti aspetti che guidano la politica estera di una nazione. Gli altri aspetti comprendono, ad esempio, l’ideologia, gli interessi puramente economici, la politica interna, e talvolta anche l’influenza di valutazioni erronee e delle emozioni. Gli interessi geopolitici sono in genere una parte sostanziale e alla base della politica estera della nazione – infatti la caratterizzano. Ma a volte possono essere oscurati da interessi più pressanti e di breve termine che prendono il controllo della politica estera, almeno temporaneamente.
Un altro motivo per la necessaria distinzione tra gli interessi geopolitici e la loro realizzazione è che esiste un ordine naturale relativo alle priorità per la realizzazione degli interessi geopolitici, una sorta di gerarchia dei bisogni umani di Maslow applicata alle nazioni15. Gli interessi geopolitici fondamentali di una nazione sono quelli posti ad un livello più basso: sono gli interessi più elementari, relativi alla integrità del territorio, la tutela della propria popolazione e la difesa dei confini. Questi interessi devono essere soddisfatti prima che possa essere contemplata la realizzazione di interessi di ordine superiore16. Non ci può essere attenzione politica o disponibilità di risorse sufficiente alla realizzazione di interessi geopolitici più avanzati, se prima non sono stati affrontati quelli fondamentali. L’impero romano non sarebbe partito alla conquista del Mediterraneo se prima la Repubblica non avesse raggiunto il controllo della penisola italiana. La Gran Bretagna non riuscì a controllare le rotte marittime mondiali prima di aver posto sotto il suo controllo le acque vicino alla sua costa. La Svezia non riuscì a dominare, seppur brevemente, il Mar Baltico prima di essersi liberata del giogo della corona danese. Per una nazione, la realizzazione degli interessi geopolitici è un processo lungo, che comporta guadagni e battute d’arresto. Le nazioni possono trascorrere secoli cercando faticosamente di realizzare i propri sogni geopolitici, anche se poche li hanno mai realizzati tutti.
Infatti, spesso ci sono ostacoli alla realizzazione degli interessi geopolitici. Le nazioni, alla fine, se non sono state fermate da altri nazioni, sono vincolate dalle limitazioni delle risorse causate da un’eccessiva espansione militare o economica17. Gli Stati Uniti in questo senso rappresentano un caso abbastanza eccezionale, dal momento che è una tra solo una manciata di nazioni, che nella storia per un breve periodo di tempo è stata vicina alla realizzazione della maggior parte dei suoi interessi geopolitici18. Fu sicuramente utile per i primi leader degli Stati Uniti prendere a poco a poco il controllo di una terra con una geografia molto favorevole, i cui confini politici corrispondono ora in gran parte ai confini naturali. Eppure, anche le nazioni più potenti di solito possono non realizzare tutti i loro interessi geopolitici, almeno non per un tempo indefinito, come risulta da alcune recenti battute d’arresto degli Stati Uniti19. È improbabile che gli Stati Uniti saranno in grado di realizzare i loro principali interessi geopolitici relativi all’egemonia globale, dato che negli ultimi decenni il potere degli Stati Uniti nel mondo è senza dubbio andato incontro ad un lento declino.
La geopolitica, dunque, non riguarda principalmente lo studio degli interessi geopolitici, quanto lo studio della loro realizzazione. Si occupa soprattutto di strategia che di tattica. Le nazioni sono di solito ben consapevoli dei loro interessi geopolitici ma, in genere, non così sicure su come (provare a) realizzarli, dato che, in un contesto politico in costante mutamento, ci sono una miriade di modi per farlo, e molte incertezze su come farlo. Risolvere questi problemi è l’obiettivo principale della geopolitica. Essa consiste nello studio degli ostacoli alla realizzazione degli interessi geopolitici e nel valutare come questi ostacoli possano essere superati, utilizzando i mezzi a propria disposizione.
Gli interessi geopolitici di tutte le nazioni non possono essere realizzati simultaneamente; pertanto, alcuni di questi saranno realizzati a scapito di altri. La geopolitica quindi si basa sulla premessa che le nazioni sono impegnate in una sottile, e talvolta non così sottile, concorrenza tra di loro a vari livelli: diplomaticamente, economicamente, militarmente e anche culturalmente. La storia delle nazioni moderne è in gran parte una storia di infiniti conflitti di interessi. Più una nazione riesce a realizzare gli interessi geopolitici di ordine sempre più alto, sempre più lontano dai suoi interessi primari, ossia quelli di ordine inferiore, e più a un certo punto ci sarà un conflitto con gli interessi di altre nazioni. L’espansione da parte di una nazione di quello che chiama il suo “perimetro difensivo” viene spesso percepita da un’altra nazione come una “minaccia” o una “posizione aggressiva”20. Ancora una volta, si tratta di una questione di semantica e di visione del mondo geopolitica.
Quando gli interessi geopolitici di due Paesi confliggono, la nazione più forte può realizzare i propri interessi convincendo o costringendo la nazione più debole a cedere. Ciò può essere fatto in diversi modi; promettendo vantaggi economici, attraverso la pressione economica, come la minaccia o l’uso effettivo di sanzioni, con atti di sovversione, con la minaccia della forza, e, infine, con la forza militare. Naturalmente l’utilizzo di tali metodi è una tentazione per le più potenti nazioni del mondo, tant’è che spesso li usano. Per esempio, la maggior parte della politica estera degli Stati Uniti si basa su queste tattiche. La realizzazione con metodi coercitivi degli interessi geopolitici è, ancora oggi, il modo standard in cui il sistema internazionale funziona.
È possibile, tuttavia, che gli interessi geopolitici siano realizzati non utilizzando mezzi coercitivi. Le nazioni possono conseguire i loro interessi geopolitici consensualmente, soddisfacendo tutte le parti interessate, se sono rispettate le due condizioni seguenti. In primo luogo, gli interessi geopolitici di tutte le parti dovrebbero, generalmente, essere complementari. Naturalmente alcuni negoziati relativi ai dettagli avrebbero ancora luogo, ma avverrebbero tra parti uguali. In secondo luogo, nessuna parte terza dovrebbe impedire la realizzazione degli interessi in questione. Molto probabilmente, un coinvolgimento esterno può provenire da parte di un’altra nazione o di un’organizzazione internazionale. Anche se queste due condizioni sembrano abbastanza ragionevoli, in realtà non sono soddisfatte così spesso. Questo in parte risiede nella natura dello Stato-nazione moderno, come si vedrà nella prossima parte.
I precedenti punti possono essere utilizzati per analizzare la realizzazione della diverse versioni del concetto di “Eurasia”. Guardando all’interesse geopolitico dal punto di vista dell’ordine di priorità, quello relativo alla “Eurasia” è un obiettivo ambizioso, di un ordine elevato. Tuttavia, è un interesse più importante da conseguire per la Russia che per l’Europa. La Russia ritiene, naturalmente, che uno dei suoi interessi geopolitici fondamentali sia quello di esercitare una qualche forma di controllo su quello che chiama il suo “vicino estero”21. La motivazione dell’Europa per realizzare la sua versione di “Eurasia” non possiede una priorità assoluta, e questo per una serie di motivi, tra questi l’esistenza di accordi sulla sicurezza siglati con gli Stati Uniti. Non sorprende, quindi, che la realizzazione da parte della Russia della sua posizione riguardante la “Eurasia” sia in uno stato molto più avanzato rispetto a quello europeo, che al momento rimane solo un’idea. L’Europa non è ancora del tutto riuscita a portare l’Ucraina nel suo schieramento, mentre l’Unione Doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan si è evoluta nell’Unione Economica Eurasiatica, e la Russia è riuscita a convincere l’Armenia, il Tagikistan e il Kirghizistan ad aderire come membri nel 201522. In altre parole, la Russia sta procedendo ad aggiungere l’integrazione economica a quella militare che, in gran parte, ha già avuto luogo tra questi Paesi.
Alcuni dei tipi di metodi coercitivi di cui si è scritto sopra, sono utilizzati nel caso della “Eurasia”. Essendo la nazione più potente, la Russia sta ovviamente usando molti di questi mezzi al fine di spingere, d obbligare, altre nazioni ad entrare all’interno della sua sfera di influenza. Questo è quanto accaduto con l’Armenia e con gli altri Paesi che aderiranno all’Unione Economica Eurasiatica che la Russia guiderà. Anche l’Europa ha cercato di utilizzare alcuni di questi strumenti coercitivi di politica estera, al fine di ottenere dalla Russia un maggiore interesse per un’integrazione23. Ciò è stato evidente non solo nell’approccio finora inconcludente utilizzato dall’Unione Europea nei confronti dell’Ucraina, ma anche nei suoi rapporti con la Russia, come dimostrano le ultime sanzioni24. L’Unione Europea ritiene, giustamente, che il governo russo sia il più grande ostacolo alla realizzazione della sua versione della “Eurasia”. Ma i metodi coercitivi sono molto più utili ed efficaci quando le nazioni più forti li usano su quelli decisamente più deboli. Pertanto, mentre la Russia può utilizzare metodi coercitivi per realizzare la sua visione di “Eurasia”, l’Europa può realizzare la propria versione solo con metodi consensuali.
A questo proposito, seguendo le due condizioni date per la realizzazione consensuale degli interessi geopolitici summenzionati, ciò significa innanzitutto che tra Europa e Russia gli interessi “eurasiatici” dovrebbero essere complementari. Non è certamente questo il caso, dato che le due parti nemmeno definiscono la “Eurasia” nello stesso modo. In realtà, le definizioni europee e russe di “Eurasia” non possono essere entrambe realizzate contemporaneamente. Inoltre, l’Europa e la Russia attualmente sono in contrasto su diverse importanti questioni geopolitiche, la più importante delle quali è la lotta per il controllo dell’Ucraina25. Non è questo il tipo di situazione in cui è possibile realizzare la versione europea di “Eurasia”. La visione russa, invece, ha più probabilità di successo poiché non dipende dall’Europa per la sua realizzazione (con l’eccezione dell’Ucraina, che rimarrà un tema problematico per la Russia in futuro). La seconda condizione, che deve essere anch’essa soddisfatta per poter realizzare il concetto di “Eurasia” attraverso un accordo consensuale, richiede che non vi sia una terza parte in causa avente la capacità e l’interesse di contrastare questi sforzi. Ecco un’altra forte ragione per cui l’idea di “Eurasia” non può essere realizzata dall’Europa: l’interesse degli Stati Uniti è in conflitto con questi interessi “eurasiatici”. Anche se gli Stati Uniti e l’UE sono stretti alleati, gli Stati Uniti si oppongono alla visione europea della “Eurasia” e non possono permettere che questa si concretizzi. Per gli Stati Uniti, come scrive Brzezinski, “è d’obbligo che non emerga alcuno sfidante eurasiatico capace di dominare l’Eurasia e quindi di sfidare anche l’America”26.
Attualmente, Washington realizza facilmente questo obiettivo data l’influenza politica che detiene sull’Europa27. Gli Stati Uniti usano il loro sistema di alleanza militare (la NATO), al fine sia di dominare l’Europa che di contenere l’espansione geopolitica russa28. Per quanto riguarda il concetto russo di “Eurasia”, anche se gli Stati Uniti non sono in grado di evitare che questo diventi realtà, essi sono anche più tolleranti a tal riguardo. Gli Stati Uniti non sono molto preoccupati dalla realizzazione da parte della Russia di questo suo interesse, perché comprendono che essa non sarà mai uno sfidante per l’egemonia globale fino a che non sarà integrata con una delle principali economie29. È questa la ragione per cui gli Stati Uniti stanno monitorando con attenzione il riavvicinamento in corso di svolgimento tra la Russia e la Cina30. Su diverse questioni, le sinergie strategiche ed economiche tra la Russia e la Cina sono, nel lungo periodo, maggiori rispetto a quelle tra Russia ed Europa31.
Un ultimo aspetto che può essere menzionato riguarda la realizzazione degli interessi geopolitici. Negli ultimi decenni, la geopolitica è diventata un po’ meno importante, perché le nazioni hanno visto il loro potere e la loro sovranità lentamente venir meno, mentre stanno avvenendo sviluppi globalizzanti e internazionalisti. La globalizzazione ha reso il ruolo svolto dai governi nazionali nel commercio internazionale molto meno importante di quanto fosse precedentemente32. Grazie alla tecnologia informatica e ai trasporti a buon mercato, anche le piccole e medie imprese – di solito la spina dorsale delle economie sviluppate – sono diventate molto meno dipendenti dai mercati nazionali e dal sostegno politico e materiale dai loro governi quando si tratta di investire e vendere all’estero. Inoltre, l’emergere delle organizzazioni internazionali aventi una competenza sovranazionale (come ad esempio l’ONU, la Banca dei regolamenti internazionali, l’UE, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, il WTO, etc)33, e la loro crescente influenza sulle questioni mondiali, ha ulteriormente sottratto sovranità ai governi nazionali34.
L’interesse geopolitico relativo alla “Eurasia” è di per sé un aspetto di questa attuale tendenza globalizzante, dal momento che, in tutte le definizioni conferite al termine, la sua realizzazione comporterebbe un inevitabile indebolimento della sovranità nazionale. Il risultato di questa evoluzione nella politica globale è che per le nazioni gli interessi geopolitici stanno diventando sono sempre più difficili, ma anche meno importanti, da realizzare35. Gli interessi economici e politici sono sempre meno legati alla geografia rispetto a prima, perché sono meno legati alle nazioni36. La realizzazione degli interessi geopolitici dà agli Stati meno gratificazioni rispetto al passato; essi quindi dedicheranno meno risorse per sostenere gli sforzi necessari alla loro realizzazione. Tuttavia, la ragione di fondo per cui gli interessi geopolitici stanno diventando sempre meno importanti in questo nuovo contesto internazionale, è dato dal fatto che la geopolitica si basa su un presupposto errato, ossia, che gli interessi del governo e quelli del popolo sono gli stessi. La parte che segue, quindi, riguarda la distinzione tra Stato e popolo, distinzione che deve essere presa in considerazione affinché un’analisi geopolitica possa essere completa.
3. La divergenza di interessi
Il governo non può mai essere pienamente rappresentativo, anche in una democrazia ideale. Tuttavia, sebbene forse nessun governo possa rappresentare tutti gli interessi di tutte le popolazioni, in una democrazia gli interessi del governo sono gli interessi del popolo (o almeno della maggioranza che lo ha eletto). Una delle ragioni per cui le nazioni moderne non dovrebbero essere chiamate democratiche, è che molti degli interessi dei loro governi non sono gli interessi del popolo37. Gli interessi geopolitici sono un buon esempio di questi interessi pubblici che non sono condivisi dalle popolazioni.
Esiste un’ovvia ragione per questo disallineamento degli interessi geopolitici tra Stato e popolo. Le nazioni, al contrario degli individui, sono definite da confini territoriali e caratteristiche geografiche che i governi utilizzano per proiettare il loro potere a livello internazionale. Poiché questa non è una questione che riguarda le persone, la gente non può avere interessi “geopolitici”. Per definizione, quindi, gli interessi geopolitici e l’intricata questione della loro realizzazione sono un motivo di preoccupazione per lo Stato, non per il popolo. Così la geopolitica è, per sua stessa natura, un’attività fondamentalmente antidemocratica, condotta in particolare dallo Stato, in contraddizione con i principi del governo rappresentativo38.
Vi è, tuttavia, un’eccezione a questa regola: gli interessi geopolitici del livello più basso, vale a dire quelli relativi alla difesa della nazione, sono condivisi dal popolo. La gente ha lo stesso interesse del governo nel conseguire tali interessi geopolitici primari; le persone cercano sicurezza e protezione che, non a caso, erano le uniche e originarie funzioni dello Stato nelle sue fasi iniziali. Il monopolio della forza fisica è probabilmente l’unico monopolio che non può essere evitato nella società; pertanto, la tutela della sicurezza e della protezione delle persone è l’unica funzione legittima dello Stato39. Gli altri interessi geopolitici, vale a dire quelli di livello superiore, non sono condivisi dal popolo, pertanto la loro realizzazione da parte dello Stato non può essere legittima40. Questo ragionamento è in linea con i principi della Carta delle Nazioni Unite, in cui si afferma che la forza militare può essere utilizzato da una nazione solo al fine di esercitare il diritto di difendersi contro l’aggressione straniera41.
Molte nazioni moderne realizzano solo gli interessi geopolitici primari, ciò non in quanto impegnate a condurre una politica estera etica, ma perché non sono in grado di realizzare interessi di ordine superiore. In teoria, naturalmente, la divergenza di interessi tra lo Stato e il popolo esiste ancora, ma nella pratica non è evidente. Pertanto, tali Paesi in questo senso hanno politiche estere che generalmente rappresentano bene l’interesse pubblico. Poiché più limitate, le nazioni più piccole e meno potenti del mondo, come l’Austria, la Svezia o la Svizzera, sono in questo senso più democratiche rispetto a quelle più grandi e potenti. Queste ultime nazioni, come gli Stati Uniti, il Regno Unito o la Francia, che spesso realizzano (o tentano di realizzare) interessi di ordine superiore conducono pertanto una politica estera in contrasto con l’interesse pubblico. Come affermato da Brzezinski: “La democrazia è nemica della mobilitazione imperiale”42.
L’esempio degli Stati Uniti può illustrare brevemente questo punto. Gli Stati Uniti hanno istituito un enorme complesso militare-industriale e centinaia di basi militari in tutto il mondo al fine di realizzare i loro più alti interessi geopolitici, relativi al controllo su scala mondiale. È dubbio, per non dire altro, che questi sforzi del governo degli Stati Uniti siano affatto vantaggiosi per il popolo degli Stati Uniti. Qualsiasi beneficio relativo a questa enorme apparato burocratico militare e di sorveglianza è, per gli Statunitensi, al massimo marginale e indiretto43. Al contrario, ci sono molte maniere in cui la politica estera condotta dal governo degli Stati Uniti è contraria agli interessi del popolo nordamericano44. Come accennato in precedenza, lo stesso ragionamento vale per le altre nazioni, anche se in forma più ristretta, in quanto geopoliticamente più limitate.
Nonostante questa realtà desolante, e anche se il pubblico spesso mostra una sana diffidenza nei confronti del governo, esiste ancora un implicito presupposto secondo il quale la gente condivide gli interessi geopolitici dello Stato. Come si è visto sopra, non è questo il caso, e anche il linguaggio della geopolitica lo conferma. Infatti, semanticamente, non c’è dubbio che la geopolitica appartenga solo all’ambito statale. Ad esempio, i termini utilizzati in questo saggio come “nazione”, “Europa” e “Russia,” si riferiscono in geopolitica all’organo di governo di una data società. Così, con la parola “nazione” si sottintende generalmente “lo Stato” o “il governo,” ma non certo “il popolo”. Con le parole “Russia” e “Europa” di solito si intende, rispettivamente, “il governo russo” e “la Commissione europea e i governi nazionali di Berlino, Londra e Parigi”. In un contesto geopolitico, questi termini certamente non significano “il popolo russo” e “i popoli d’Europa”. Ciò risulta chiaro anche dal fatto che in politica estera i nomi delle capitali, ad esempio “Washington” e “Mosca”, possono essere usati in modo intercambiabile con i nomi delle nazioni, “Stati Uniti” e “Russia”, per indicare i governi di questi Paesi. Per fare un altro esempio, “l’interesse nazionale” non ha lo stesso significato di “interesse pubblico”; è ampiamente usato come un eufemismo per “l’interesse dello Stato (in particolare, i tre rami del governo e alcune parti della burocrazia statale) e l’interesse dei dirigenti e dei maggiori azionisti della più potenti corporazioni del Paese”. Lo stesso vale con molti altri termini comunemente utilizzati nel contesto geopolitico.
Dal momento che anche la gente utilizza queste parole con i significati di cui sopra, implicitamente e spesso inconsapevolmente accetta di non avere alcuna voce in capitolo nella politica estera dei suoi governi perché non condivide gli interessi geopolitici dello Stato. Tuttavia, le classi dirigenti della società sono sicuramente consce del fatto che i loro interessi geopolitici non sono condivisi dal popolo. Coloro che servono lo Stato ai massimi livelli si basano su una serie di metodi al fine di mantenere questo status quo intrinsecamente antidemocratico. Il modo migliore è semplicemente quello di sfruttare le debolezze della natura umana. Una generale tendenza alla conservazione e alla tradizione può essere invocata per ottenere il sostegno della gente al sistema politico stabilito, semplicemente perché è il sistema esistente, quello familiare al popolo.
Inoltre, un abbastanza naturale sentimento patriottico è altrettanto utilissimo per far coincidere gli interessi delle persone con quelli dello Stato. Il patriottismo è spesso incoraggiato dal governo e dall’esercito, al fine di ottenere il sostegno del popolo alla realizzazione degli interessi geopolitici della nazione (ad esempio, quello che negli Stati Uniti viene chiamato to rally ’round the flag). Non è un caso che il sentimento patriottico sia così forte negli Stati Uniti, il Paese il cui Stato è andato più avanti nella realizzazione dei suoi interessi geopolitici. Infatti, negli Stati Uniti il fervore patriottico è spesso fomentato quando necessario45. Il patriottismo può quindi assumere forme estreme: non mostrare i giusti sentimenti patriottici (ad esempio “Sostieni le nostre truppe!”) e l’abbigliamento corretto (ad esempio, la bandiera sul bavero della giacca o sotto il portico di casa), a volte può avere delle conseguenze sociali, come ad esempio essere esclusi dalla comunità, essere scavalcati per una promozione sul posto di lavoro, etc46.
Di solito, dunque, vi è poca necessità per il governo di comunicare e spiegare molto al pubblico i suoi piani di politica estera47. Infatti, le discussioni geopolitiche sono quasi sempre tenuti da politici e alti funzionari a porte chiuse, mantenendo al minimo il coinvolgimento e il consenso della gente (Per esempio, questo è il caso dei negoziati del Transatlantic Trade and Investment Partnership e del Trans-Pacific Partnership)48. Quando è impossibile essere completamente reticenti sulla realizzazione degli interessi geopolitici, è possibile che ci si affidi ai docili mainstream media per gestire il flusso delle informazioni nell’interesse dello Stato. Infatti, è generalmente difficile trovare analisi geopolitiche serie e oggettive nei mass media ufficiali49. Il ruolo dei mainstream media è importante anche nell’assicurare che la “giusta” semantica geopolitica venga conservata.
I termini geopolitici devono continuamente sottintendere che lo Stato è l’unico responsabile della geopolitica, e che le persone non ne devono essere coinvolte, perché non la comprendono. Naturalmente, la comparsa di internet ha indebolito un po’ l’effetto di questo tipo di controllo mediatico del pubblico. Questo è il motivo per cui internet è percepito dall’establishment politico e militare come una minaccia e perché molti tentativi di monitorarlo e controllarlo, tecnicamente e giuridicamente, vengono intrapresi dai governi in un certo numero di Paesi, come hanno dimostrato le recenti rivelazioni50. Prima dell’esistenza di internet, l’unico modo per il profano per conoscere gli interessi geopolitici della sua “nazione” e per dare uno sguardo a ciò che il suo governo stava facendo per realizzarli, era quello di leggere riviste specializzate di politica estera, che molte persone neanche sapevano esistessero (e se le conoscevano, non avevano facile accesso ad esse).
Con un certo disappunto da parte dello Stato, a volte nessuno dei metodi sopra menzionati funziona come sperato. A volte la gente comunque si oppone alla realizzazione da parte dello Stato di taluni interessi geopolitici, sia militari che commerciali51. Lo Stato poi di solito cerca di realizzarli comunque, semplicemente ignorando l’opinione pubblica e facendo affidamento sulla comunicazione52. Ciò ha spesso funzionato abbastanza bene, anche perché l’opposizione pubblica di solito è solo temporanea; nel lungo termine è spesso possibile, per il governo, contare su un elevato livello di indifferenza tra le persone verso le questioni di geopolitica e politica estera. Ancora una volta, questa indifferenza pubblica non è particolarmente sorprendente, dal momento che gli interessi geopolitici non sono condivisi dal popolo.
Queste considerazioni riguardanti la divergenza tra gli interessi dello Stato e quelli delle persone devono essere sempre tenute a mente quando si parla di questioni geopolitiche, come nel caso dell’ “Eurasia”. Sia dal punto di vista dell’Europa che della Russia, l’ “Eurasia” rappresenta un interesse geopolitico di un ordine elevato. Concetti geopolitici astratti come “Eurasia” significano quasi nulla per l’uomo comune. Come è lecito attendersi, l’interesse del popolo nella realizzazione del concetto di “Eurasia”, sia per un cittadino russo e per un cittadino europeo risulta quindi essere, al meglio, dubbia. In effetti, è difficile capire in che modo il cittadino medio russo possa essere più sicuro se la Russia istituisce con altre nazioni l’Unione Economica Eurasiatica. La sicurezza fondamentale per i cittadini russi è ancora lungi dall’essere garantita oggi. Lo Stato russo pertanto dovrebbe avere altre e più importanti priorità interne – i veri interessi del popolo russo. È anche difficile capire come il cittadino medio europeo possa essere più sicuro e più protetto nel caso in cui l’UE riesca in qualche modo a integrarsi economicamente e politicamente con la Russia. Ed è altamente discutibile, per non dire altro, che i popoli europei abbiano molto da guadagnare nel portare l’Ucraina nell’ambito della sfera economica e politica europea. Al contrario, prima di produrre dei frutti, qualsiasi riavvicinamento con l’Ucraina avrebbe dei costi notevoli per l’Europa, che finora sono stati sostenuti dalla Russia.
I popoli di tutto il mondo dovrebbero fare degli sforzi per informarsi sui piani geopolitici delle loro “nazioni” e chiedersi se la realizzazione di questi interessi geopolitici possa essere vantaggiosa per loro. Nel caso del concetto di “Eurasia”, la gente dovrebbe quantomeno richiedere ai loro rappresentanti eletti la risposta alle seguenti domande: può la realizzazione di questo interesse geopolitico rendere il popolo più sicuro? Se sì, allora in che modo? Se sì, allora, quali risorse pubbliche sarebbero spese per ottenerlo?53. Purtroppo, sia queste domande che le loro risposte sono di solito assenti dal dibattito pubblico. Chiaramente, ciò non dovrebbe verificarsi in un sistema politico ragionevolmente democratico, in cui gli interessi dello Stato coincidono con gli interessi del popolo.
4. Conclusione
In questo saggio sono stati presentati due fondamentali, anche se spesso trascurati, aspetti della geopolitica. Queste due importanti distinzioni – tra gli interessi geopolitici e la realizzazione di questi interessi, e tra gli interessi dello Stato e gli interessi del popolo – raramente sono prese in considerazione quando si parla di geopolitica. Dal punto di vista della popolazione, che dovrebbe sempre essere il riferimento in un sistema rappresentativo, la geopolitica non è solo incompleta, ma anche moralmente ambigua senza queste due distinzioni. Solo se queste distinzioni sono prese in considerazione, un concetto geopolitico come quello di “Eurasia” può essere visto nella giusta luce.
La prima di queste distinzioni rende evidente ciò che dovrebbe essere al centro degli studi geopolitici: è la realizzazione, o i tentativi di realizzazione, degli interessi geopolitici che dovrebbero essere monitorati, analizzati e lodati o criticati, a seconda del caso. La geopolitica dovrebbe quindi essere più pratica che teorica nel suo approccio. Quello che dovrebbe essere di fondamentale importanza per le persone non sono gli interessi geopolitici dello Stato in quanto tali, anche se dovrebbero essere più ampiamente conosciuti, ma lo spreco di risorse pubbliche – umane, finanziarie, materiali – per la realizzazione di interessi geopolitici che non sono condivisi dal pubblico.
La seconda di queste distinzioni va ancora oltre in questa direzione, poiché ovviamente solleva la questione della posizione morale che dovrebbe essere adottata dall’esperto di geopolitica. Deve sostenere la realizzazione degli interessi geopolitici dello Stato che, direttamente o indirettamente, egli serve, anche se sa, o dovrebbe sapere, che non solo non sono nell’interesse del popolo, ma in realtà in contrasto con i suoi interessi? In una democrazia, la risposta dovrebbe essere ovvia. Forse materie come l’etica e la filosofia politica dovrebbero diventare una parte più importante del curriculum degli studenti di geopolitica. Un diverso tipo di formazione in geopolitica potrebbe persino essere intrapresa in questo senso in modo ottimale dagli istituti di formazione indipendenti.
Quando queste due distinzioni sono considerate insieme, diventa chiaro che la geopolitica è fondamentalmente incompatibile con la democrazia. Per ogni nazione che sta cercando di realizzare i suoi interessi geopolitici, c’è un popolo che non è democraticamente rappresentato. In un sistema veramente democratico, in cui gli interessi del popolo regnano sovrani, sarebbero realizzati solo gli interessi geopolitici di un livello inferiore. Gli Stati di queste nazioni realizzerebbero solo gli interessi geopolitici fondamentali relativi alla sicurezza e alla difesa, lasciando irrealizzati tutti gli altri. Si creerebbe quindi tra le nazioni più spazio, sia fisicamente che politicamente, il quale non sarebbe occupato o controllato da alcuna nazione in particolare (ma, per esempio, da organizzazioni indipendenti o da una comunità di Paesi, come potrebbero essere delle Nazioni Unite riformate). In un mondo del genere, tutti gli altri interessi sarebbero interessi commerciali, nei quali i governi nazionali non avrebbero bisogno di essere coinvolti, e che sarebbero gestiti a livello internazionale da individui, aziende e organizzazioni internazionali.
Gli individui spesso hanno dei conflitti di interesse, ma in un ambiente governato dal diritto hanno dimostrato che sono in grado di risolverli consensualmente, al tavolo dei negoziati. Per le nazioni, un sistema di Stato di diritto – imparziale e applicato – non può diventare realtà, anche in un periodo lungo. I conflitti geopolitici continueranno a ribollire in tutto il mondo fino a quando non saranno risolte con metodi coercitivi piuttosto che con quelli consensuali. La completa accettazione da parte della stessa opinione pubblica dell’attuale linguaggio geopolitico, è un segno che la geopolitica probabilmente continuerà a dominare le relazioni internazionali per il prossimo futuro.
Tuttavia, le nazioni hanno lentamente ceduto sovranità nel contesto internazionale. Non solo gli interessi geopolitici stanno progressivamente perdendo importanza, ma le nazioni stanno avendo più difficoltà rispetto a prima nel realizzarli. Anche se questo non può dare direttamente più potere al popolo in merito agli affari internazionali, ciò rappresenta un piccolo passo verso un mondo più democratico.
(Traduzione dall’inglese di Alessandro Lundini)