Magazine Cultura
Per questa ultima giornata innanzitutto decido che non posso far chiudere il Festival senza assaggiare i supplì dello stand di Supplizio del patron Arcangelo Dandini. E vengo premiata non solo da un supplì e una crema fritta buonissimi (da leccarsi i baffi), ma dalla presenza dello stesso Dandini che mi porta persino dei tovagliolini lì dove mi sono seduta a mangiare.
Entro dunque al cinema di umore ottimo e pronta a questo noir francese che ho scelto soprattutto perché trovo che il protagonista, Guillaume Canet, sia bravissimo come attore (e anche come regista).
Quello di Cèdric Anger è un anomalo film francese, fors'anche perché si tratta di una storia vera che alla fine degli anni Settanta ha sconvolto un piccolo paese di provincia dell’Oise e ha avuto parecchia risonanza sulla stampa francese. Comunque, dimenticate i film francesi in cui si parla troppo e non succede nulla, quelli con protagonisti uomini e donne di mezza età che però sono ancora rimasti adolescenti; dimenticate gli amori un po’ sfortunati e lamentosi, i sentimenti inespressi e il male di vivere.
Qui siamo di fronte a un noir poliziesco classico la cui storia potrebbe stare bene in un romanzo di Fred Vargas.
Franck è un gendarme timido, che vive da solo in una casa buia e che si trova a indagare insieme alla sua pattuglia sugli omicidi insensati di ragazze che stanno angosciando l’Oise. In realtà Franck è l’autore di questi crimini (e non vi rivelo niente, perché la verità è già nota fin dal primo istante): uccide giovani donne dalle quali – come dice L. che è con me all'anteprima – si sente sfidato. In realtà Franck ha seri problemi nelle relazioni con l’altro sesso e anche la giovane Sophie (Ana Girardot) che si innamora di lui e gli si avvicina finirà per comprenderne il tormento patologico.
Franck si sottopone a prove di forza assurde: fa il bagno in una vasca riempita di acqua gelida, dorme in una tenda all’aperto, si autoflagella e usa filo spinato per farsi del male. È un folle calcolatore, maniaco della pulizia personale, la cui personalità è totalmente sdoppiata.
Il film ne segue con occhio esterno ed obiettivo la parabola, non dimenticando una forma di pietas per un uomo disturbato e infelice, ma anche non tacendo la brutalità che a volte si nasconde dietro l’apparente normalità e che proprio per questo facciamo fatica a riconoscere anche di fronte all’evidenza.
Un bel film. Avvincente e sincero, che in fondo ci fa sentire la Francia e i francesi per una volta più simili a noi.
Voto: 3,5/5
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