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La prof. Gradina per davvero

Creato il 19 novembre 2011 da Lavostraprof

È alta, flessuosa, bionda naturale (dice lei). Ha i capelli lisci e lunghi, le labbra a canotto, gli occhioni scuri scuri. È giuovane e chiara, burrosa ma magra. È la professoressa Gradina.
Annuisce compiaciuta in collegio docenti quando ilCapo la presenta all’umanità: trova esaltante essere presentata all’umanità, anche quando comprende il professor Pacifici e Marina la Maestrina. Sbatte le cigliona scure sugli occhioni scuri e, sbadabàm, scuote la chioma bionda naturale e le fa fare un giro di 320 gradi. Poi sorride e arriccia le labbra.
Trova che dobbiamo essere felici di averla con lei, visto che, lei, ha insegnato al liceo. Di più. Ha insegnato al liceo classico, e si sa che chi ha insegnato al liceo classico è un gradino più su. Anche se ora è un gradino più giù e deve insegnare a questi tonti che, omiòdddio, non sanno la grammatica.Siccome non sanno la grammatica, allora li addestra alle più interessanti performance teatrali.
Oh, mica ho niente contro le performance teatrali: ho qualcosa contro la prof. Gradina che fa comunella col prof. Pacifici e se ne vanno insieme bevendo cioccolata per i corridoi mentre i colleghi trattengono la masnada della loro classe (la terzAttora) che se ne sta andando sparsamente per tutti i corridoi. Gli altri corridoi, non quello dove ci sono loro due.
Se protesti per la masnada perché, per il piffero di mio nonno!, ne hai già abbastanza dei tuoi, da curare, lei ti guarda di sbieco, poi alza gli occhi al cielo, sbatte le ciglia sugli occhioni, sbadabàm con la chioma bionda e spiega: “eh, sai, sono come i figli, quando gli dai un vizio, poi non riesci più a toglierlo, io gli ho dato il vizio che possono andare per corridoi e ora me lo tengo”.
Tu stai per dirle che il vizio sta camminando nel tuo corridoio e sta calpestando i tuoi alunni della prima Tonta ma non fai in tempo. Lei sta correndo saltellando, sbattendo un piede di qui e l’altro di là insieme alle gambe lì attaccate, per raggiungere il suo caro collega Pacifici, che sbevazza il tè e ferma ilCapo avvisandolo: venga, che stiamo andando in scena.
Ora, al di là del fatto che (se mai ve lo stiate chiedendo) il passaggio da cioccolata a tè è avvenuto mentre voi discutevate con la Gradina, vi aspetterete una reazione scomposta del Capo che vede in corridoio il Pacifici con il tè e la Gradina che sbatte le ciglione sugli occhioni e arriccia le labbra e dice: vengavengasevuoleehsevuole (arriccia e sorriso). La professoressa Gradina parla come una mitragliatrice e no, la reazione scomposta non c’è. I due si allontanano e ilCapo li guarda mormorando: in scena? In scena?
Sapete, è abituato a vederci andare in classe, non in scena, e per un attimo non connette.
Meno male che poi la Gradina ce la ritroviamo in mensa. Lì, non fa teatro. Lì, sbatte soltanto gli occhioni: i suoi hanno finito di mangiare da mezz’ora, arriva l’altra classe che si aggira con i piatti in mano decidendo di mangiare appoggiandoli ai davanzali delle finestre, e lei è lì che sbatte gli occhioni con i tredicenni (maschi) della terzAttora che stanno sciamando per tutto il locale mensa e giocano a pallone tra piatti di pasta al pomodoro e di pasta in bianco (per chi ha problemi di dieta).
Se le fai notare che: uno, meglio che si alzino e lascino il posto agli altri; due, meglio che non giochino al pallone tra i piatti, lei tira fuori la storia dei vizi e dei figli. Poi sospira (teatralmente) e se ne va mormorando (velocissimamente) che in questa scuola non la lasciano mangiare in pace.
Mi odia perché non l’ho lasciata mangiare in pace. Forse è per questo che, mentre si porta dietro i maschi e se ne va, si semina dietro le femmine che si siedono sui tavoli per chiacchierare un po’mentre quegli altri mangiano sui davanzali delle finestre.
Vorreste far notare anche questo, alla Gradina, ma avete paura della storia dei figli (e dei vizi).
Francamente, avete anche paura che si metta a correre via nel suo tubino di lana nera, sbattendo i piedi con le gambe attaccate, di qua e di là, e sorridendo leggiadra con le labbra arricciate mentre chiama a raccolta gli alunni (maschi) della sua classe e ordina loro di recitarvi un monologo da Shakespeare.



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