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La Promessa

Da Bruno Corino @CorinoBruno

La Promessa

Esiste un modo per far fare (o a non fare) a qualcuno ciò che desideriamo: la promessa di una ricompensa. Tuttavia, affinché l’altro accetti una promessa, occorrono determinate condizioni: in primo luogo, la ricompensa promessa deve essere inclusa nella sfera dei suoi interessi; in secondo luogo, chi avanza una promessa deve apparire verosimilmente in grado di poterla soddisfare; in terzo luogo, la differenza tra ciò che si promette e l’impegno che si richiede in cambio della ricompensa deve apparire tutto a vantaggio di chi s’aspetta alla fine la ricompensa. La promessa per essere efficace come espressione di potere all’interno di una relazione deve essere sfumata e imprecisa nei contorni: la promessa è un “mandare” o “mettere avanti”, ma ciò che si mette avanti non deve avere un aspetto definito o una scadenza precisa. La promessa per avere una sua efficacia deve essere lasciata nel cono d’ombra del “lasciar credere”, deve essere allusiva. Tuttavia, per quanto imprecisa e imprecisabile sia la promessa da parte chi la avanza, la sua possibilità di vederla realizzata deve apparire verosimile: una promessa inverosimile non suscita nessuna speranza. L’apparire è fondamentale ai fini della sua accettazione, ecco perché il rituale della promessa è così importante. Il potere della promessa consiste in questa allusività e verosimiglianza, perché quanto più essa è tale tanto meno diventa immediatamente esigibile, la verosimiglianza, invece, la mantiene sempre viva. La soddisfazione della promessa deve essere procrastinata il più possibile per non perdere la sua efficacia, poiché chi avanza una promessa in cambio di qualcosa è consapevole che il suo potere finisce nel momento in cui soddisfi la promessa e che il ripristino del potere dipende dalla sua capacità di avanzare una nuova promessa, il che rende tutto più rischioso.
Chi fa una promessa al fine di esercitare un potere sull’altro deve essere capace di manipolare l’intervallo di tempo che intercorre tra il momento in cui ha saputo suscitare nell’altro il desiderio di qualcosa e il momento della sua soddisfazione: non si tratta di manipolare l’altro, bensì questo intervallo. La promessa, in sostanza, ha una funzione inibitoria della pulsione, la quale quanto più viene inibita tanto più fa aumentare la eccitazione, più aumenta la eccitazione più il soggetto si lega a colui che deve adempiere la promessa. Per controllare tale intervallo, chi ha fatto una promessa deve essere capace di fare piccole concessioni allo scopo di rinnovare nell’altro l’immagine di ciò che lo aspetta quando arriverà in possesso della ricompensa sperata. Se la promessa è quel “metter avanti” alla preda al fine di condurla dove si vuole, allora ogni tanto occorre accorciare la distanza che separa il momento del desiderio della cosa promessa dal momento della sua soddisfazione. È ciò che fa qualsiasi persona quando vuole ottenere una determinata condotta da un’altra persona: lasciare che l'altro si balocchi per qualche istante con l’oggetto promesso. Il potere di chi avanza una promessa si fonda proprio su questa sospensione dell’assenso, cioè sul fatto che egli può togliere di mano da un momento all’altro l’oggetto con cui l’altro si baloccava sino a qualche istante prima. La pregustazione dell’oggetto serve soltanto a rinnovare il patto.


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