Magazine America
Vivo ad Aguascalientes, una delle città più conservatrici del Messico però, a confronto con la bella Verona, sembra di essere a San Francisco.
Qui, chi è gay, nella maggioranza dei casi lo ammette, vive la sua sessualità come meglio crede e nessuno si fa male.
Questo però non vuol dire che non ci siano ancora questioni aperte e che le famiglie omosessuali si siano istituzionalizzate. Come in tutte le cose, specie se si tratta di temi delicati come quello della famiglia, ci vuole del tempo perché le novità siano accettate.
Inoltre il Messico non è il Canada e nemmeno gli Stati Uniti. In Messico, quasi tutte le iniziative umane si muovono nella zona grigia tra lecito e illecito, legale e illegale, moralmente accettato, moralmente inaccettabile, etico, non etico.
Questa è la cornice per il caso che ora vi racconto.
Roberto (nome inventato), è un mio amico. Ha studiato psicopedagogia all'università e ora lavora come maestro di inglese presso una piccola scuola privata.
Una settimana fa ha ricevuto un messaggio sul telefonino, un messaggio su Whatsapp per essere precisi.
A mandarglielo era un'amica che aveva conosciuto all'università. L'amica era una lesbica dichiarata e, da qualche anno conviveva con la sua compagna.
Nel lungo messaggio l'amica metteva al corrente Roberto della maturità con la quale portava avanti la sua relazione, la responsabilità con cui gestivano la vita di coppia e la trascendenza del loro futuro.
Erano pronte, volevano fare il grande passo.
L'amica di Roberto sosteneva che era tempo di avere il loro primo figlio. Anche la sua compagna voleva rimanere incinta per vivere la meravigliosa esperienza della maternità. Avrebbero fatto a turno; prima una e poi l'altra.
Ora è vero che ci sono cliniche specializzate dove si rispetta la privacy del donatore. Di lui si conoscono solo i suoi dati fisici, psicometrici e forse il suo lavoro (così per rendersi conto se ha il patrimonio genetico del vincitore o del brocco).
C'è però un solo problema in questo meraviglioso sistema di stalloni umani: i soldi.
L'inseminazione artificiale costa un botto.
E loro sono una coppia di lesbiche in regola ma un po' squattrinate.
Sarebbe quindi lui, Roberto, disposto a metterla incinta? La responsabilità del bambino dopo sarebbe a carico della mamma e della sua compagna.
In nessun momento sopraggiungeranno richieste di alimenti. Nessun avvocato scriverà lettere. La cosa sarebbe rimasta fra loro tre.
Nella parte finale del messaggio, l'amica ammette di avere fatto la richiesta ad altri amici e conoscenti (Roberto non è stata la prima scelta) ma la reazione non è stata quella sperata; tutti i potenziali donatori si sono defilati.
Non rimane che Roberto che, incerto, mostra il messaggio ad amici e conoscenti nella speranza di ricevere saggi consigli.