Magazine Per Lei

La protocognata Peri

Creato il 04 febbraio 2010 da Lindaluna
Dopo la protosuocera, permettetemi di riesumare un altro tremendo ricordo spazzatura tratto dal parentado dei miei ex: le protocognate.
Ne ho conosciute diverse, ma solo due mi hanno lasciato il segno. Non proprio in tutti i sensi, ma quasi.
Le chiamerò Viola e Peri: diminutivi che stanno rispettivamente per Violenta e Pericolosa
Cominciamo da quest'ultima.
Peri era una psicotica da manuale. Aveva cominciato a sbarellare da che Arturo, suo storico fidanzato, si era ribellato ad una vita di soprusi e l’aveva lasciata per sposare un’altra donna.
A complicare le cose, la gelosia malata che aveva verso il fratello.
Quando seppi che aveva avvelenato la ragazza che mi aveva preceduto con un mix di latte acido e sale grosso, pensai fosse meglio assecondarla.
Le sorridevo sempre e lei faceva lo stesso. Una volta, senza smettere di sorridere mi chiese “Cazzo c’hai sempre da ridere tu?”. Oh-oh. Unica via di fuga: la cucina con protosuocera ai fornelli.
“Signoooora bella! Questa deve essere la vostra…emmm, la vostra famosissima pastina al dado Knorr. Adesso non mi muovo di qui finché non mi insegnate come si fa!”
Una sera eravamo pronti per andare ad una festa, io, l’ex-emplare e Peri.
Mentre ci avvicinavamo alla macchina, lui mi tirò in disparte e mi sussurrò qualcosa all’orecchio:
“Alla ere anti”
“Coooosa?”
Troppo tardi.
Al momento di entrare nel coupé due porte, Peri mi spinse sul sedile posteriore come un cuscinone da divano. Io inciampai nelle mie oscene scarpe con superpunta da sei metri che si portavano all’epoca e finii faccia e tappetino. Lei senza pietà mi regolò il sedile sul fondoschiena e si appollaiò affianco al fratello tutta soddisfatta. Tirai una gamba dentro evitando per un pelo che la squilibrata me l’amputasse con lo sportello.
Allora capii cosa mi aveva bisbigliato quel grosso lombrico: “Falla sedere davanti”.
A quella stessa festa accadde il fattaccio.
Mentre mi aggiravo sola e annoiata nel locale, mi imbattei in Peri che dietro una colonna faceva una visita otorinolaringoiatrica ad un ragazzo con la metà dei suoi anni.
Quando si accorse che l’avevo vista, Peri mi fece l’occhio dell’iguana e si passò la mano di taglio sulla gola.
Il messaggio era abbastanza chiaro.
Anche il ragazzino si spaventò e provò ad allontanarsi, ma Peri lo acciuffò per il collo e riprese a slinguazzarlo furiosamente. Il malcapitato mi lanciò un SOS disperato con lo sguardo.
Fatti tuoi, amico.
Alla fine della festa mi tuffai sul sedile posteriore senza fiatare. Quando l’ ex-emplare mi chiese: “visto che orrenda la cravatta del padre della festeggiata?”, io risposi “No. Stasera non ho visto niente.”
Se la lingua del ragazzetto era probabilmente nel secchiello del ghiaccio, la mia era partita per una gita a Corleone.
Il giorno successivo Peri mi sequestrò prima che mettessi piede oltre la soglia di casa sua.
“Vieni qui. Grazie per ieri. Ti voglio truccare!”
“Ma… non è necessario, sono già truccata…”
“No no, ti voglio truccare per bene. Sono brava sai?”
Il suo sorriso psyco mi strappò un gemito di paura.
“Come dici?”
“No, dicevo…che bello! Ma sì, dai truccami un po’!”
Peri mi aprì le porte della sua camera, cosa mai successa prima. Lì mi prese il panico.
Pareva fosse appena passato un branco di scimmie cocainomani. C’era un caos allucinante.
Mutande, vestiti, giornali, barattoli, piatti, piante, CD, ombrelli, cartacce, contenitori McDonald, lattine, borse, gioielli, bambole, creme, scarpe, candele...
Il tutto dominato da un manifesto sei metri per tre con Peri-sorriso Prozac in abito da sposa e tanto di velo e bouquet.
“Che bella foto…era Ca…Carnevale?”
“Ma quando mai. L’ho fatta per il matrimonio di Arturo. Ne ho fatta affiggere una uguale davanti alla chiesa, per far capire a quella gatta morta che la moglie ideale per lui sarei stata sempre e soltanto io.”
A-i-u-t-o.
“Dai, siediti qui che prendo i trucchi.”
“Qui…do…dove?”
“Che ne so, su questa valigia.”
“Ah. Va bene.”
Purché non contenga il cadavere di Arturo.
Peri cominciò la sua opera farneticante.
“Certo che hai un colorito che è un disastro. ”
Ha parlato Cindy Crawford.
“Eh, lo so, purtroppo. Prova con un po’ di fondotinta.”
“Sì, ma non è che il fondotinta possa fare chissà che. Vedi qui, sei a chiazze. E poi questi zigomi così accentuati ti creano sulle guance una zona d’ombra esagerata. Non so, non so. Vedrò quello che posso fare, ma non ti aspettare un miracolo.”
Ma chi ti ha chiesto niente San Diego Dalla Palma? Ma tu vedi sta psicolabile.
“ODDIO!”
“Che c’è!”
“Hai un occhio più grande dell’altro!!! Mio fratello lo sa?”
“Davvero? Dovrò dirglielo, prima o poi.”
“Sai che per ogni camicia che gli stiro, mio fratello mi da dieci euro?”
Niente di meno. Che fiuto per gli affari, quella caciotta.
“Ah. Ma che carino.”
“Tu sai stirare?”
“Io? Per la verità non molto be..”
“Ricordati che le camicie glie le stirerò sempre io, perché lui è MIO FRATELLO”
Nessuna intenzione di soffiarti il cliente, Strega di Blair.
“Ci mancherebbe altr…”
“SANTO CIELO!”
“Cos’è stato!?”
“E’questo il bracciale che mio fratello ti ha regalato per Natale?”
“Questo? Emm. Sì.”
“CHE STRONZO! Mi ha detto che il tuo aveva solo tre ciondoli e invece ne ha: uno, due, tre… SETTE! Proprio come quello che ha regalato a me!”
Ma che viscido capitone! Per ora ti paro il culo, poi facciamo i conti.
“No…vedi che… in effetti ne aveva solo tre, sono io che ho fatto aggiungere gli altri…”
“Perché non ti bastavano tre? Cosa vuoi dire, CHE MIO FRATELLO E’ UN PEZZENTE?”
Adesso questa mi fa ingoiare il pennellone da fard.
“Volevo dire che..”
“Vabbè. Non sono affari miei.”
E meno male.
“Comunque sappi che questa casa è la mia.”
“Ah. Ok.”
“E che quando muore nonna, anche la sua casa diventerà mia.”
Auguri nonna.
“Certo, certo.”
“Tu ce l’hai una casa?”
“Beh… non so, dovrei vedere…”
“No, no, scusa, non sono cose che si domandano.”
“Ma no, figur...”
“E CHE CAZZO, VUOI STARE FERMA CHE NON RIESCO A METTERTI L’EYE LINER!!”
Angeli del Cielo vi prego non mi abbandonate, in fondo sono sempre stata una persona quantomeno educata.
“Oh. Ecco qua, ho finito. Su guardati allo specchio”
Hi! Moira Orfei!
“Oh, ma che bello! Grazie. Adesso però vado, eh?”
“Vai vai, che ho un casino di cose da fare e non ho tempo da perdere con queste stronzate. SEI ANCORA QUI? HO DETTO VATTENE!”
Nel corridoio incrociai il capitone.
“Ma dove corri? E come diavolo ti sei truccata!?”
“Da pazza. E me ne vado perché due nella stessa casa sono troppe.”
La storia di Viola...nella prossima puntata!

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