La prova di forza dell’esercito egiziano

Creato il 23 settembre 2013 da Conflittiestrategie

[Traduzione della Redazione da: The Egyptian Military's Show of Force | Stratfor - L’articolo originale è uscito il 14 agosto us]

Analisi

Le forze di sicurezza egiziane il 14 agosto hanno proceduto con un intervento per eliminare le proteste dei Fratelli Musulmani al Cairo. Sin dall’alba, l’esercito egiziano e la polizia hanno usato i bulldozer per disperdere migliaia di manifestanti che si erano accampati per sei settimane nella  piazza Nahda di Giza e alla moschea di Rabaa al-Adawiya a Nasr City.

Stime delle vittime variano notevolmente a seconda che esse siano riportate dai media di stato, dai media dei Fratelli Musulmani o da osservatori locali. I media di stato riportano finora un numero di 13 morti (cinque dei quali erano agenti di sicurezza), con 98 feriti, mentre i Fratelli Musulmani parlano di 500 morti e 9.000 feriti. Stando a quel che si dice, l’operazione al Nahda Piaza è durata tre ore, mentre il giro di vite alla Rabaa al- Adawiya è ancora in corso, mentre si stanno diffondendo notizie di scontri tra forze di sicurezza e manifestanti in tutto Il Cairo e ad Alessandria e ad Assuan.

L’esercito aveva detto che avrebbe alla fine eliminato il sit-in con una tale operazione; ha permesso all’inizio una mediazione diplomatica di una settimana e che trascorresse la festa di Eid al-Fitr. In netto contrasto con il sit-in di protesta in piazza Tahrir al Cairo, le proteste dei Fratelli Musulmani si sono concentrate intorno alla periferia del Cairo e hanno coinvolto diverse migliaia di persone. I militari hanno così avuto la possibilità di evitare una repressione mortale. E avrebbero potuto lasciar languire le proteste, soprattutto considerando che i Fratelli Musulmani erano già di fronte ad una crisi di legittimità tra i propri sostenitori. I militari invece hanno proceduto con una prova di forza destinata a rafforzare la propria credibilità e a dimostrare la propria intolleranza verso la cultura della protesta di strada che ha dominato l’Egitto negli ultimi due anni. L’esercito non avrebbe proceduto con questa operazione se non si fosse sentito in grado di gestire le ricadute, ma la sua credibilità verrà comunque contestata nei giorni e mesi a venire.

I media di stato hanno rafforzato l’operazione dei militari con notizie che i manifestanti dei Fratelli Musulmani portavano armi e lanciavano attacchi mortali contro le forze di sicurezza e siti religiosi copti, tra le altre affermazioni destinate a rimarcare le proteste islamiste come di puri militanti, emulando la controparte palestinese della Fratellanza, Hamas. Anche se molti in Egitto sono sollevati nel vedere la Fratellanza Musulmana emarginata dal potere e stanno disperatamente cercando di vedere le strade stabilizzate nuovamente per consentire all’economia di riprendersi, il governo di transizione sostenuto dai militari non può eludere il numero di problemi strutturali profondi che affliggono l’Egitto – compreso tutto ciò che va dall’attivismo in corso nel Sinai alla crisi della bilancia dei pagamenti che ora sta colpendo la fornitura di prodotti basilari come pane e carburante.

L’esercito ha voluto agire abbastanza rapidamente contro i Fratelli Musulmani per dare prova di una dimostrazione di forza mentre aveva ancora il sostegno popolare e mentre l’ex presidente egiziano Mohammed Morsi era ancora il capro espiatorio pubblico per la crisi in Egitto. L’esercito resta l’autorità suprema dello stato in Egitto, ma è solo una questione di tempo prima che si prenda la colpa per la persistente crisi economica e politica dell’Egitto. Con la possibilità di una riconciliazione politica ora distrutta, il disordine politico propagato dai sostenitori dei Fratelli Musulmani e la violenza jihadista inizieranno a sfumare.


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