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La provincia di Savona salvata dagli immigrati?

Creato il 23 agosto 2011 da Albertocapece

La provincia di Savona salvata dagli immigrati?Ogni tanto in questo desolante bailamme italiano, in questo crepuscolo delle illusioni e dell’irresponsabilità, ogni tanto lampeggia qualche idea, una vitalità che non si mostra subito come rabbia. Così una serie di personaggi e di associazioni di immigrati regolari del savonese  ha presentato alla cittadinanza una lettera che si propone di salvare la Provincia dall’estinzione e senza troppe mediazioni di corridoio, ma semplicemente con un atto di razionalità e giustizia.

Cari amici savonesi, 

molti, pure politici di primo piano, si propongono di salvare l’istituzione “Provincia di Savona”, formulando anche idee e auspici per il raggiungimento dei 300.000 abitanti (siamo 288.000) prescritti dal disegno governativo. 
Avanziamo una nostra idea/contributo che riteniamo, anche, di alto valore sociale, etico e politico: riconoscere la cittadinanza a immigrate/i che ormai da anni vivono, lavorano, contribuiscono, partecipano alla cultura e alla vita sociale del Paese che li ha accolti, hanno frequentato o frequentano (quelli di seconda generazione – in molti casi nati in Italia) le scuole italiane, assolvono ai doveri come i cittadini della Repubblica e, assurdamente, senza godere di un diritto fondamentale. 
Vale la pena di mobilitare la politica, le istituzioni deputate a fare le leggi, i partiti, i sindacati, i movimenti, l’associazionismo, i cittadini per un provvedimento di assoluta giustizia, che può nel contempo contribuire a far restare in vita la nostra Provincia? 

Ho il dubbio che il testo e l’idea siano troppo limpidi e sensati per poter essere accolti nel labirinto angoscioso e rancoroso delle relazioni politiche e men che meno digerite da una pancia che per molti anni si è nutrita di veleni. Ma certo mette sotto al naso di chi sta cercando di non far morire la provincia una bella tentazione: quella di salvare vere o presunte identità locali proprio attraverso quelli che si crede le minaccino.

Se tutti i nodi stanno venendo al pettine e il pettine stesso rischia di spezzarsi eccone uno che non può essere tagliato con la spada degli slogan e anzi ne mostra tutta la squallida inadeguatezza, il filo usurato. Certo si potrebbe trarne la conclusione che solo di fronte all’altro si può avere consapevolezza di sé, perché è questo che alla fine può essere messo in luce da questa mossa a sorpresa su Savona.

Ma in attesa che questo concetto penetri lentamente nell’Italia degli egoismi e della distrazione, accontentiamoci di vedere la battaglia fra le due tentazioni, la difesa dei più variegati interessi locali oltreché la vanità di campanile e quello di proseguire l’apartheid della cittadinanza nei confronti di persone che ormai da molti anni e lavorano nella città.  Alle volte è meglio avere la sindrome dell’asino di Buridano, che essere asini e basta.


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