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La pubblicità: 3 spot a confronto

Creato il 20 maggio 2021 da Gliscrittori
La pubblicità: 3 spot a confronto

Di Ornella Nalon. Marshall McLuhan l'ha definita «la più grande forma d’arte del XX secolo»: la pubblicità, tre spot televisivi a confronto.

La pubblicità, intesa come l'invito al consumo di un determinato prodotto o servizio, esiste fin dai tempi antichi, ma è con l'avvento dell'industrializzazione e il conseguente aumento della produzione e commercializzazione di merci, che si è instaurato il sistema pubblicitario sul modello attuale.

La pubblicità stessa diventa un'industria che investe e ricava ingenti capitali, dà lavoro a migliaia di persone tra le quali ci sono psicologi, registi, disegnatori, grafici, fotografi, solo per citarne alcuni.

Dunque, essa diventa il prodotto di una scienza che deve saper individuare il target riferito a un articolo e di trasmettere al pubblico un messaggio informativo e persuasivo.
La diffusione della Tv negli anni cinquanta porta a divertire le persone, bambini compresi, con un breve programma televisivo a carattere pubblicitario, il Carosello, andato in onda dal 1957 al 1977 sul Programma Nazionale, poi diventato Rai 1, in cui erano fissi e inderogabili sia il numero di secondi dedicati alla pubblicità e quelli da destinare allo "spettacolo", quanto il numero delle ripetizioni del marchio del prodotto e la cui trama doveva essere di per sé estranea al prodotto o non prettamente attinente.

L'avvento delle televisioni commerciali negli anni ottanta ha moltiplicato il numero degli spot, tant'è che ha portato la percentuale massima della réclame rispetto al tempo globale delle trasmissioni giornaliere dal 6% all'attuale 18% della programmazione oraria.

Allo stato attuale, non esiste giornale o rivista né, tantomeno, un'emittente televisiva che sia priva pubblicità. Le strade e le città sono più o meno tappezzate di cartelli pubblicitari. Dunque, va da sé che tale bombardamento costante di messaggi sia destinato a veicolarli nelle nostre menti, anche se non lo vogliamo e non ce ne accorgiamo.
A volte cerchiamo di ignorarla, altre ci disturba, eccome se lo fa, ma tante altre, nel caso in cui riporti dei contenuti simpatici, altamente artistici o anche trasgressivi, può diventare un momento di evasione e, perché no, anche uno spunto di riflessione.
Personalmente sono attirata dalla pubblicità, tendo spesso a seguirla, analizzarla, giudicarla; se non altro, riconosco e apprezzo tutto il lavoro che ci sta a monte.

Certi spot e slogan li considero davvero geniali, destinati a entrare in simpatia alla gente, a conquistare la sua attenzione e predisporla all'acquisto in maniera accattivante.

È questo il caso delle gesta del camaleonte Ugo, che non si capisce bene cosa c'entri con il digitale terrestre, ma la televisione del futuro non poteva trovare uno testimonial migliore. Vederlo camminare su un tappeto colorato e assumerne forme e colori per poi collocarsi davanti alla tv a mangiare pop corn, catturando ogni chicco con la sua lunga lingua, mi ha da subito conquistata.
Per non parlare dell'episodio successivo in cui riveste il ruolo di un astronauta che sistema una navicella spaziale. Tutta la sua preparazione tecnica viene soppiantata dall'istinto naturale quando incontra una farfallina cosmica: automaticamente cerca di catturarla con la lingua, dimenticando, però, che indossa il casco e l'impresa gli risulta impossibile.
Nel seguito, diventa un viaggiatore nel tempo e la scena si ripete, solo che alla fine, credendo di avere imparato dall'esperienza precedente, prima di cercare di catturare la farfalla si toglie il casco. Tuttavia non ha fatto i conti con l'assenza di ossigeno che lo lascerà annaspante e ancora una volta a bocca asciutta.
«Un piccolo passo per un camaleonte, un grande passo per il digitale terrestre» e «La televisione del futuro sta arrivando» sono i riusciti slogan degli spot ideati, prodotti e diretti da Frame by Frame di Roma.

«La spesa intelligente per gli Einstein di tutti i giorni» invece, è il claim utilizzato per reclamizzare una storica catena di supermercati.

La campagna è stata affidata all'agenzia pubblicitaria Conic di Milano che, con un tocco di ironia, ha voluto rendere i clienti del market, proprio perché tali, talmente intelligenti da trasformarli tutti nel più famoso e stimato fisico dei nostri tempi.
Ed è così che le persone, indossando il ben noto parruccone bianco, dimostrano l'acutezza della loro mente per saper coniugare al meglio il risparmio con la qualità.
Per niente male come idea; tuttavia, il gioco tiene sinché vengono pronunciate determinate frasi, del tipo: «Con la stessa cifra invece di metà carrello qui lo riempi tutto!», ma finisce con lo stridere clamorosamente con altre come questa: «Se invece di una volta alla settimana ci vengo due volte, risparmio il doppio!». Va bene che tutto è formulato in maniera burlesca, ma mi sembra che così si esageri un po' e ho la vaga sensazione che si rasenti la presa in giro.
A mio avviso, altra nota dolente è costituita dalla bambina che appare nella parte finale dello spot. A parte il fatto che ritengo inappropriato l'utilizzo di figure infantili nella pubblicità, a meno che non si renda necessario per reclamizzare i prodotti per l'infanzia, trovo che questa figura non solo sia del tutto inutile al messaggio che la promo vuole veicolare, ma anche un po' sfavorevole, tanto più se la si fa chiudere con una bella linguaccia in primo piano. Certo, quest'ultima rappresenta un altro elemento simbolico di Einstein e, per completare l'iconografia del grande personaggio ci può stare, ma sul volto di una bimbetta, a mio avviso, diventa un gesto decisamente antipatico.

Molto meglio se la parte dei bambini la interpretano i grandi, come accade in una simpatica pubblicità di un noto marchio di caramelle gommose.

Alcune persone adulte, in abiti eleganti e formali, sedute attorno a un tavolo, pare per una classica riunione di lavoro, invece di parlare di proventi e discutere di grafici, si lasciano andare a commenti entusiastici sulla caramella che ognuno di loro assaggia, utilizzando voci di bambini e frasi dal contenuto prettamente infantile.
Come a dire che anche il più importante dirigente del mondo può permettersi il lusso di diventare bambino, almeno finché gusta un buonissimo bonbon. Un'idea semplice ma d'effetto, avvalorata da una buona interpretazione dei personaggi e da testi azzeccati.

E voi, quanta attenzione prestate alla réclame? C'è uno spot che vi conquista oppure, al contrario, che vi infastidisce?

Ornella Nalon - Gli scrittori della porta accanto
Ornella Nalon


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