Un gruppo di ricerca dell’Università di Manchester ha misurato per decenni i battiti della pulsar del Granchio con un piccolo radiotelescopio da 13 metri. I risultati, pubblicanti recentemente su Science, mostrano cambiamenti inaspettatamente rapidi nella struttura e rotazione del campo magnetico.
di Stefano Parisini 04/11/2013 13:37La parabola da 13 metri all’Osservatorio Jodrell Bank. Crediti: Anthony Holloway, University of Manchester
E’ giovane ma è già una superstar. La pulsar del Granchio è una stella di neutroni che si è formata in seguito all’esplosione di una supernova avvenuta nel 1054 e rimasta visibile nel cielo diurno per diversi giorni, come riportano le cronache dell’epoca.
La stella di per sé è minuscola, appena 25 chilometri di diametro, ma condensa in quel poco spazio una massa di circa un milione di volte quella della Terra. Ruota su sé stessa trenta volte al secondo emettendo fasci di onde radio che, come un faro, producono un bagliore rilevabile da Terra ad ogni rotazione.
Un gruppo di ricerca dell’Università di Manchester ha recentemente pubblicato sulla rivista Science uno studio che ha rilevato un costante cambiamento in queste pulsazioni nell’arco degli ultimi decenni, durante i quali la pulsar stata tenuta sotto osservazione con un particolare radiotelescopio.
Gli astronomi hanno infatti utilizzato un’antenna con parabola di 13 metri che, fino al 1981, era adibita al tracciamento di missili balistici intercontinentali preso il Woomera Rocket Test Range in Australia. Una volta venuto meno lo scopo originale, l’antenna è stata smantellata e poi rimontata e messa in funzione all’Osservatorio di Jodrell Bank, in Inghilterra.
Questo radiotelescopio relativamente modesto è stato utilizzato per osservare la pulsar del Granchio quasi quotidianamente per 31 anni, tenendone costantemente sotto osservazione il battito regolare. In particolare le osservazioni effettuate a partire da 1991, più accurate, hanno rilevato un piccolo ma graduale cambiamento nella spaziatura tra le pulsazioni.
I bagliori, o pulsazioni, avvengono in coppia. Le nuove osservazioni mostrano come la distanza tra coppie di pulsazioni stia aumentando di 6 decimi di grado per secolo. Sembra poco ma per gli scienziati è un valore inaspettatamente alto, che indica un’evoluzione più rapida del previsto della struttura del campo magnetico, dove il polo magnetico si sta spostando verso l’equatore.
Secondo Andrew Lyne, che ha diretto la ricerca, l’aspetto più sorprendente di questo cambiamento è proprio che stia avvenendo così rapidamente, visto che l’interno della stella si trova in uno stato superconduttivo e il suo campo magnetico dovrebbe risultare bloccato in una posizione.
“Questa pulsar ha solo 960 anni,” ha commentato Sir Francis Graham Smith, coautore dello studio. “Anche se 22 anni di osservazioni rappresentano solo un piccolo campione della sua esistenza, è comunque una frazione del tempo di vita stellare molto più ampia di quella che gli astronomi sono abituati a studiare.”
Secondo Patrick Weltevrede, sempre dell’Università di Manchester, i risultati ottenuti possono avere importanti implicazioni per la comprensione dei meccanismi di emissione e di evoluzione delle pulsar: “La pulsar del Granchio rappresenta un’icona. E’ visibile in tutto lo spettro elettromagnetico ed è un modello esemplare di pulsar. I risultati ottenuti forniscono indizi essenziali su come questi fari cosmici lampeggino, oltre che spiegare perché rallentino nel tempo.”
Fonte: Media INAF | Scritto da Stefano Parisini