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La punta del vento, romanzo d’esordio per Massimo Chiriatti

Creato il 10 dicembre 2010 da Cultura Salentina

di Mario de Marco

La punta del vento, romanzo d’esordio per Massimo Chiriatti

Down-to-earth è l'immagine della copertina da una foto di Gianfranco Budano

La punta del vento, romanzo d’esordio per Massimo Chiriatti, che presenterà il suo libro domenica 12 dicembre alle 20:00 presso la Libreria Icaro (n.d.r.).

L’autore, con questo romanzo esordisce cimentandosi con un ge­nere assimilabile al thrilling, non privo tuttavia di spunti veristici e di scandaglio dell’animo umano. Salentino verace, ha radici grike, e pro­prio a Martano, luogo di origine dei suoi genitori, immagina l’accadimento di inquietanti vicende, tra le quali soprattutto la spari­zione di un’acerba adolescente, che alla fine, dopo laboriose indagini effettuate dalla locale stazione dei Carabinieri, avrà un epilogo dram­matico.

Protagonista del romanzo è il maresciallo Giulio De Marco che, coadiuvato dai suoi uomini, affronta enigmatiche e intricate vicende accadute nel piccolo centro griko dove, come in quasi tutte le comunità meridionali d’Italia, essenzialmente, nello svolgimento dell’attività investigativa, si scontra con l’atavico fenomeno della reticenza e del­l’omertà, e ciò perché il dovere civico di collaborare con gli inquirenti per l’accertamento della verità dalla gente viene inteso come una sorta di infamità, di un volersi impicciare di fatti che ritiene, a torto, che non la riguardino, sicché l’avere a che fare con le forze dell’ordine viene vissuto come un fastidio, un voler cercare guai che, si pensa, avrebbero ripercussioni nei rapporti sociali nell’ambito della comunità.

Questo diffuso fenomeno omertoso, che a onor del vero è di ampiezza nazionale, sebbene con variabili regionali, non è quello delle “regole” della criminalità organizzata né, tantomeno, è espresso da chi è succube del potere mafioso. Nel Meridione d’Italia, soprattutto, pro­viene da lontano, è nel retaggio storico del Sud che ha visto sempre lo Stato e i suoi tutori estranei al cittadino che alle istituzioni chiede giu­stizia sociale, presenze capaci di garantire funzionalità ed efficienze della cosa pubblica, tutela e garanzie effettive per chi non vuole più essere suddito di potenti pubblici e privati, ma persona libera anche nella sua dignità doverosa di collaborare con la giustizia, senza trovarsi però invischiato nel tritacarne di burocrazie e altri meccanismi perversi.

In tale contesto appare evidente la solitudine dell’investigatore, che per venire a capo del bandolo di intricate matasse deve ricorrere ad ogni propria energia, alla formazione ricevuta, a capacità non comuni e di sicura professionalità. Ciò fa capire l’autore con questo suo primo romanzo, scritto in maniera immediata e accattivante, dove felicemen­te riesce a coniugare l’uomo e il carabiniere, qui colti nella dimensio­ne reale, demistificando pregiudizi e luoghi comuni, ahimè duri a morire, di diffidenza e di prudente distanza da chi volgarmente viene ritenuto, sempre e comunque, uno “sbirro”.

Le cose, tuttavia, non stanno così, ribadisce in maniera sottointe­sa il nostro autore, che ci presenta pure un’umanità inedita dell’uomo di Legge, con i personali problemi del proprio vissuto, con i suoi gusti, le sue piccole debolezze, con le sue speranze, con uno stile di vita, però, sempre e comunque vigilato dalla severa formazione che la Benemerita ha saputo infondergli.

È questo, a mio avviso, un contributo importantissimo che ci offre Massimo Chiriatti, facendo scaturire dall’analisi e dalla perspicace e meticolosa osservazione di uomini e cose una serie di spaccati esisten­ziali che si evincono dai vari contesti narrativi, dove si alternano figu­re simpatiche e inquietanti, donne procaci e “maledette”, comporta­menti maschili che non riescono a reggere le complessità del presente con l’altro sesso e con una società dove la libertà dell’essere e del fare viene confusa con l’arbitrio e con la licenza.

Finalmente dopo la overdose di film, romanzi polizieschi americani e di americanate, carabinieri e poliziotti italiani sono diventati protago­nisti della letteratura e della produzione televisiva nazionale. Questa operazione, sicuramente, rende le Forze dell’Ordine più vicine e simpa­tiche alla gente, sfatando tanti pregiudizi e riserve mentali. A questa fina­lità contribuisce in verità anche il nostro autore il quale, ed è appena il caso di notarlo, non è estraneo a certi spunti che si ritrovano essenzial­mente nei noti e fortunati reality televisivi che hanno per protagonisti il Maresciallo Rocca, il Commissario Montalbano, Don Matteo, ecc.

Si noteranno a tal proposito alcune analogie e citazioni non tanto poi sottintese con le serie televisione suddette, ma si dovrà pure tener conto di non poche originalità del nostro autore, principalmente per aver ambientato fatti e personaggi nella terra salentina, per la capacità di tenere sempre attento e sospeso il lettore, che si trova a essere coin­volto emotivamente, e non solo come spettatore della trama.

Da quanto testé detto sembrerebbe che il romanzo non si possa prestare a ulteriori commenti e riflessioni. Invece non è così! Lo scrittore, onesto e acuto conoscitore dell’animo umano, conferisce agli attori del romanzo, ai “suoi” carabinieri, dimensioni polivalenti di esi­stenzialità che soprattutto nel protagonista, il maresciallo Giulio De Marco, trovano appagamento e ristoro dei propri travagli, compreso il lavoro quotidiano, nella natura magica del Salento, tra mare, campagna in oasi incantevoli, quali la Punta del Vento, tra persone simpatiche e amiche, tra odori e sapori anch’essi emblemi della civiltà, di ambien­ti e luoghi di cui in altre parti del mondo non si troverà l’uguale.

Infine, nel descrivere la natura e nell’esternare i suoi fremiti dà, senza ombra di dubbio, il meglio di sé. Qui egli diviene poeta, cantore ti dell’animo e di struggenti emozioni. Egli si appalesa come delicato pit­tore che empaticamente vive aneliti e speranze supportate dagli ele­menti del mare, del cielo e della terra, fiducioso, nel suo protagonista, che domani, comunque, è un altro giorno. L’uomo, il carabiniere, il poeta trovano in questo romanzo una sintesi felice e a tratti inedita, sicuramente sincera, una maniera di affrontare il duro mestiere del vivere che Massimo Chiriatti dona ai lettori che si saranno impegnati ti scoprire quanto si cela “dentro” e “dietro” il romanzo che avranno la bontà di leggere.

Prof. Mario De Marco


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