Lois Lowry è nata nel 1937 alle Hawaii. Vincitrice due volte del Newbery Medal, il più importante riconoscimento letterario nell’ambito della letteratura per ragazzi, ha al suo attivo oltre trenta romanzi. Da qualche anno vive nel west Cambridge, con il suo cane Bandit.
Prima di dedicarsi alla letteratura per ragazzi è stata una fotografa e giornalista freelance. Si laurea in Letteratura Inglese nel 1972, e nel 1977 pubblica il suo primo libro.
Come autrice è famosa per trattare, nei suoi libri, temi complessi e “delicati”, come razzismo, malattia terminale, sessualità, infanticidio, eutanasia. Temi che le sono valsi numerosissime censure o addirittura, nel caso di “The Giver“, la proibizione del titolo in molte scuole americane.
Quadrilogia :
1. Il Donatore - The Giver, 2010
2. La Rivincita – Gathering Blue, 2011
3. Il Messaggero – The Messenger, 2012
4. Son, (previsto per Autunno 2012)
Titolo: Il Donatore
Autore: Lois Lowry
Serie: Quadrilogia 1
Edito da: Giunti Editore (collana Y)
Prezzo: 14,50 €
Genere: Fantasy, Young Adult
Pagine: 272 p.
Voto:
Trama: Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua comunità non ci sono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto ciò che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte individuali. Ogni unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio ed una femmina. Ogni membro della comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Comitato degli Anziani nella cerimonia annuale di dicembre. E per Jonas quel momento sta arrivando.
Titolo: La Rivincita
Autore: Lois Lowry
Serie: Quadrilogia 2
Edito da: Giunti Editore (collana Y)
Prezzo: 14,50 €
Genere: Fantasy, Young Adult
Pagine: 272 p.
Voto:
Trama: Ambientato in una comunità del prossimo futuro al pari di “The Giver”, in un villaggio dove ognuno pensa solo a se stesso e le persone con malattie o problemi fisici sono considerate inutili per la comunità e vengono lasciate morire, una ragazzina zoppa lotterà per conquistarsi il diritto di vivere. Ma, riuscendo a ricavarsi un posto all’interno di quella società, si renderà poi conto di come sia profondamente sbagliata e di quanto sia necessario cambiarla. Rifiuterà quindi l’occasione che a un certo punto le verrà offerta di scappare e deciderà di fermarsi per iniziare a cambiare le cose dall’interno.
Titolo: Il Messaggero
Autore: Lois Lowry
Serie: Quadrilogia 3
Edito da: Giunti Editore (collana Y)
Prezzo: 14,50 €
Genere: Fantasy, Young Adult
Pagine: 208 p.
Voto:
Trama: Quando Matty è arrivato al Villaggio sei anni prima era un ragazzino inquieto e ribelle che amava definirsi “la Belva fra le Belve”. Ora è cresciuto sotto la guida del cieco Veggente ed è pronto per l’assegnazione del suo vero nome: “Messaggero”. Ma qualcosa nel Villaggio sta cambiando: da quando al mercato si barattano i sentimenti con effimeri beni materiali, la comunità è diventata improvvisamente ottusa e caparbia. La società utopica che un tempo amava accogliere tutti i rifugiati e i derelitti sta innalzando un muro di isolamento. Matty è uno dei pochi capaci di districarsi nel fitto della Foresta e il suo compito ora è quello di portare il messaggio del drastico cambiamento ai paesi vicini e convincere Kira, la figlia del veggente, a tornare con lui al Villaggio, prima che sia troppo tardi. Ma la Foresta, che gli è sempre stata amica, si è rivoltata contro di lui, animata da una forza oscura e senziente, e Matty si trova a fronteggiare il pericolo armato solo di un nuovo potere che ancora non riesce completamente a gestire e a comprendere.
Recensione
di Cerridwen
Quando per la prima volta mi capitò fra le mani “The Giver ”, non avevo idea che questo romanzo potesse trasformarsi in qualcosa di più rispetto a quello che può, ad un primo esame, apparire: ossia una storia abbastanza semplice, dalla trama lineare, indirizzata prevalentemente ad un pubblico giovane.
Col tempo, invece, giorno dopo giorno e aggiungendo in questo del tutto imprevisto percorso narrativo, anche la lettura di “Gathering Blues” – secondo capitolo di quella che è da poco diventata un’avvincente quadrilogia – gli elementi innovativi e il significato più profondo celati in questi romanzi si sono presentati alla mia mente in una forma sempre più chiara, quasi luminosa, dai contorni ben definiti.
A poche ore dalla conclusione di ”The Messanger“, appena sfogliata l’ultima pagina, mi sono fermata un attimo a riflettere. Ho dovuto farlo. Fermarmi per cercare di mettere ordine in quella massa caotica che erano le mie impressioni terminata la lettura.
Senza togliere nulla al quarto romanzo del ciclo, previsto in autunno in lingua inglese e intitolato Son (Figlio), vorrei concentrare la mia riflessione sui volumi precedenti che, a parere di chi scrive, costituiscono già di per sé un arco narrativo dalle solide fondamenta e perfettamente in grado di reggere tutto il peso che tematiche importanti – come quelle chiamate in causa nell’opera complessiva di Lois Lowry – comporta.
Più che una trilogia, quella costituita dai tre volumi citati, si presenta come una vera e propria “catena” di storie strettamente intrecciate fra loro, leggibili separatamente ma indispensabili l’un l’altra per comprendere appieno il progressivo evolversi degli eventi e soprattutto, apprezzare il contenuto che veicolano.
In “The Giver” avevamo fatto la conoscenza del dodicenne Jonas: ragazzo sveglio, sensibile, dall’animo nobile e puro. Il mondo entro al quale si ritrova a muoversi, tuttavia, non lo è affatto.
La prima delle tre realtà che ci presenta L. Lowry è una realtà fatta di un’apparente perfezione che in realtà priva di qualunque capacità di scelta i propri appartenenti, velandosi di ipocrisia e tingendosi di un’unica tonalità di colore: il grigio.
Jonas però possiede un dono, un dono molto speciale: quello di “vedere oltre”. Aggrappandosi ad esso e alla propria forza interiore, il ragazzo riuscirà a non piegarsi ad una fredda logica di dominio, inseguendo il riscatto individuale e riuscendo infine a fuggire su una lucente slitta rossa che finirà col rappresentare la salvezza da un mondo marcio e la speranza in un futuro di pace.
In “Gathering Blue” incontriamo un altro personaggio, altrettanto forte e incisivo, simbolo invece di accettazione di sé e altruismo: è Kira, figlia di Christopher, l’uomo cieco abbandonato nella Landa dell’Abbandono, il luogo dove gli scarti della società – in questo nuova dimensione distopica – vengono deportati e condannati a morte. Anche Kira ha un dono: riesce a vedere il futuro attraverso i ricami che le sue mani creano.
In “The Messanger“, l’attenzione si concentra invece su Matty, monello di strada che abbiamo conosciuto già nel volume precedente, al fianco di Kira. Ancora una volta, l’ambientazione cambia. Il Villaggio che descrive Lois Lowry si presenta come una comunità perfetta da un punto di vista sociale ed etico, dove vige l’altruismo, la comprensione, l’eguaglianza.
Matty è cresciuto, non è più la piccola peste, la “Belva fra le Belve”, l’indisciplinato e irrequieto ragazzino di cui Kira si prende cura: è un ragazzo ma non ancora un uomo. Christopher, adesso chiamato il Veggente, lo ha preso a vivere con sé, diventando un amico sincero, un mentore saggio e qualcosa di molto simile ad un padre per il giovane Matty. Il rapporto che si instaura fra i due personaggi è profondo, leale, a tratti davvero commuovente e costituisce uno degli aspetti più importanti del romanzo.
Qualcosa, tuttavia, sembra incrinare ad un certo punto l’equilibrio del Villaggio, qualcosa di minaccioso e indefinibile. I suoi abitanti stanno cambiando: è un cambiamento lento, all’inizio quasi impercettibile, che si insinua silenzioso in un luogo dove prima regnavano la giustizia e la fratellanza.
La cordialità si trasforma in ostilità, la gentilezza in astio, la carità in egoismo.
Viene presa la decisione di chiudere il confine, negando l’accesso a tutti coloro che proprio nel Villaggio vedevano una possibilità di ricominciare, lontano dalla sofferenza e dalla solitudine inflitte dalle forme di governo delle comunità originarie.
Al Mercato del Baratto, la gente si ritrova a voler scambiare la parte più intima di sé per oggetti futili, giochi senza senso, gioielli, pellicce e un aspetto esteriore più piacevole.
Ecco che il baratto si configura come una sorta di rituale, un rituale oscuro, diretto da un personaggio dai tratti misteriosi ed inquietanti. Un rituale irreversibile, perché non prevede alcuna possibilità di tornare indietro:
“Cosa prendi in cambio?”
“Il solito”
“Cosa dai in cambio?”
Molto presto, tuttavia, gli abitanti del Villaggio scopriranno che non è possibile rinunciare a se stessi per ottenere qualcosa di inconsistente e credere di poterne pagare il prezzo.
“I nostri doni sono le armi di cui disponiamo”
Con queste parole, Jonas, divenuto il Capo della comunità, riassume il significato dell’intera storia. I doni di cui parla non sono soltanto poteri soprannaturali: rappresentano l’integrità morale, il rispetto e la stima di sé. Perdendoli, si perde tutto.
Nonostante le continue sollecitazioni – da parte della televisione, di riviste e di un mondo sempre più consumista – alle quali siamo sottoposti, dobbiamo costringerci a non cedere, dobbiamo seguitare a combattere, rimanendo aggrappati a noi stessi, agli affetti più cari, a tutte quelle cose invisibili ma soffici come nuvole, che sfiorano il cuore e riscaldano l’animo.
Quante cose, quanti oggetti materiali consideriamo necessari per raggiungere la piena felicità? Troppi. Nessuno di questi, tuttavia, è in grado di donarcela.
La Foresta, enigma irrisolto del romanzo, rappresenta la vita, il mondo che attende ognuno di noi: un mare sconosciuto lontano da porti sicuri, che attende di essere navigato ed esplorato: a volte può essere limpido e sereno, altre oscuro e minaccioso. Paure incomprensibili, ansie prive di ragione d’essere plasmano il suo aspetto e l’impressione che ne ricaviamo.
Proprio come non è possibile spiegare la natura dell’esistenza, il mistero della foresta rimane tale, lontano dalla nostra capacità di comprensione. È un illusione, ci dice il Veggente. Lo è davvero.
Un illusione generata dal timore e dall’insicurezza che troppo spesso prendono possesso degli esseri umani e li spingono a comportarsi come prede in una trappola, prive della ragione.
Lo stile è molto semplice, proprio perché indirizzato prevalentemente ad un pubblico di giovanissimi ma è apprezzabile anche da parte di chi può vantare qualche anno in più. Quella di Lois Lawry è una prosa scorrevole, essenziale e proprio per questo affilata come un rasoio.
Un romanzo da far leggere ai propri figli e da rileggere ogni tanto, quando la realtà appare più nera di quel che è.
Un romanzo da leggere per riflettere e soprattutto, per ricordare.