Sabrina Lesert
L’uomo del tradimento non poteva essere lo stesso che conoscevo io. L’uomo con cui avevo condiviso indistintamente entusiasmi, preoccupazioni, speranze, e che nella vita era diventato quella quercia secolare che dominava sul mio terreno; unica certezza di serenità, nell’immane scorrere degli eventi atmosferici che si alternavano a farmi sobbalzare. Ma Estella era ignara. Estella non percepiva nulla oltre il suo concetto di visibile. Non il mio. Le grandi querce sono silenziose, gigantesche e discrete, hanno radici profonde e non si portano in giro a esibire; le grandi querce proteggono i segreti come difendono la terra cui sono legate, danno stabilità, permettendoci il rifugio.
Estella era al mio cospetto amichevole, isterica e delirante, cordiale, allegra e principessa anche; standole vicina, avevo la sensazione di dovermi controllare, perché lei si dava ma velatamente misurava ogni gesto e parola, quindi, senza rivelarsi nel suo vero carattere, unico, nella precisa indole. Ogni volta, lasciandola, avevo la sensazione che ci fosse in lei qualcosa di non detto ma pensato. Lui era con me calmo e gentile, forte, preoccupato raramente e sorridente tante altre; mi conduceva sempre rassicurazione, limpidezza, e qualsiasi argomento mostrassimo, lo teneva in gioco con completa partecipazione, indiscriminatamente.
Il cerchio restava aperto.
Sabrina Lesert
“Tu non puoi capire! Non capisci…perché tu non sai cos’è una coppia…” continuava ancora a ripetermi Estella.
Io non so cosa sia una coppia vera, così dice Estella, senza conoscere, pensa di sapere tutto anche di me. Estella, tu credi. Ma. Tu non hai occhi per vedere, tante cose ti sfuggono, ci sono sfumature che la tua vista non riconosce, codici a te oscuri. So di certo cosa non è, una coppia. E. So cosa sono l’attrazione, il tormento della passione; quando ti manca l’aria perché intorno a te c’è fumo e in uno stato d’apnea vai a cercare quell’elemento puro che ti permette di respirare. E lo cerchi, e lo trovi e ci comunichi anche a chilometri di distanza, senza usare una parola. Questo stato dà un senso di giramento di testa e di euforia, per poco va bene ma non puoi vivere sempre così, specie se il tuo vivere è subordinato a concretezze terrene. Lo so bene Estella, e tu? Lo sai tu? E l’Amore Universale? Io so cos’è l’Amore Universale, l’ho conosciuto, Estella, e tu non sai com’è bello. Estella, non sai quanto io sia ricca di quest’amore, che non chiede, che sa aspettare, che è certezza, che è la cosa più cara che esista, invisibile a tutti e nitido anche nel buio più totale a chi lo vive; non ha il valore del tempo perché è eterno e non ha distanze perché vive l’infinito; concreto nella sua irrealtà quotidiana, granito e sabbia, terra e aria, acqua e fuoco. L’Amore Universale è sempre, non teme ostacoli, non paventa umori, sa vivere di passione a prescindere il desiderio della carne, si basta nell’anima quando la realtà chiede altre metodologie comportamentali. E chi è ricco di quest’amore, lo abita oggi e lo vivrà domani, perché lo ha conosciuto e cresciuto nel tempo, e il seme di quest’amore esisterà perché continuerà a rigenerarsi a ogni stagione dovuta a prescindere gli umori del tempo. Quest’Amore Universale che quando si unisce nella carne è sublimazione divina, che annulla ogni stanchezza e contatto con l’esterno. E. Rigenerarsi di quest’amore, è possibile anche senza un seme nuovo perché esso vive in ogni cellula, nell’aria che si respira; perché è dentro di noi, impastato in noi.
Avevo bisogno di respirare e liberare il mio animo da quel peso incontrollato, non desiderato. Le parole di lei.
Mi allontanai con la prima vitalità che anticipava la primavera.
David Hockney while working on his canvas