Riceviamo da un lettore e volentieri pubblichiamo, anzi sotto chiosiamo pure. Ne approfittiamo per ricordare ai nostri lettori che ancora non abbiano testato Uber che è ancora attiva la promozione a nostro nome che permette di avere le prime due corse gratuite fino a 20 euro per un totale di 40 euro. Un bell'incentivo a provare la app anche se, ad onor del vero, ormai trovare una black car Uber a Roma è diventata una impresa ardua se non impossibile. Tra minacce, intimidazioni, ritorsioni legali e macchina del fango Roma è tornata nel medioevo delle città occidentali. Precisiamo, poi, che per questa "pubblicità" ad Uber (pubblicità che abbiamo fatto anche a Scooterino, a Car2Go, a Enjoy ecc ecc) non prendiamo purtroppo il becco di un quattrino. Anzi, invitiamo Uber - visto quanto parliamo bene di lei - a sponsorizzarci per davvero!Sono un lettore del blog e, viste le tante polemiche che ogni post su Uber e taxi scatena, volevo cercare di spiegare il perché ci sono tante persone, come me, che vedrebbero positivamente un evoluzione del mercato e il conseguente rafforzamento di un disincentivo all’uso e possesso dell’auto privata, specie in una città che vanta record nel numero di automobili per abitanti.
Il mercato dei taxi è spesso usato dai libri di testo di economia come esempio delle inefficienze causate da regolamentazioni e restrizioni al libero mercato: l’offerta è limitata con licenze, i prezzi prestabiliti, e degli standard garantiti. Il risultato più apparente è quello di avere spesso code, ovvero ciò che terrorizza gli economisti dai tempi dell’Unione Sovietica in quanto sintomo dell’impossibilità della domanda e dell’offerta di fare il loro naturale corso. Liberalizzando quindi, ci direbbero gli esperti, si permetterebbe a gente disoccupata o sottoccupata di aumentare l’offerta, abbassare i prezzi, e aumentare il numero della gente che fa uso di taxi.
In passato, una liberalizzazione di questo tipo sarebbe stata, però, abbastanza problematica, in quanto avrebbe potuto non garantire un adeguato livello del servizio e la sicurezza dei consumatori, oltre a favorire l’evasione (aspetto forse più caro ai legislatori, se vogliamo essere cinici). Con l’avvento di internet questo tipo di liberalizzazione è non solo auspicabile ma necessaria e inevitabile.
Per quanto riguarda la sicurezza, il sistema di feedback e recensioni e le regole ferree di una grande azienda, che ha tutto l’interesse a preservare la propria immagine, hanno dimostrato di poter garantire degli standard ottimi. Al contrario dei taxi tradizionali, ogni passaggio è automaticamente registrato: in caso di problemi, si può immediatamente risalire a ora, percorso, e nomi di autista e passeggero. Non a caso Uber fa 1 milione di servizi al giorno e le notizie di casi problematici, per quanto gonfiati il più possibile, si possono contare sulle dita di una mano. (Idem per Airbnb e per altri esempi di sharing economy contrastati da lobby preesistenti, che usano la scusa della sicurezza per difendere la propria posizione). Lo stesso si può dire per la qualità del servizio: mentre prima aveva un senso che il tassista dovesse passare qualche esame e dimostrare di conoscere la città, ora con il gps questo bisogno non c’è più (e comunque il sistema di recensioni controlla anche questo aspetto).
Con il pagamento online, il quale è richiesto e imposto al mercato dallo stesso consumatore in quanto più comodo e sicuro, anche il problema dell’evasione viene meno. Per contrastare l’evasione nel settore basterebbe quindi accertarsi che tutti i pagamenti avvengano in maniera digitale, per poi richiedere alle aziende i dati relativi agli autisti e confrontarli con quanto dichiarato per eventuali controlli. (Come ha fatto lo stato irlandese con Airbnb: senza creare un pastrocchio legislativo come quello romano con la nuova legge regionale su case vacanze e bnb; gli è bastato richiedere i dati dei pagamenti dalla compagnia e controllare se è stato tutto dichiarato)
Aumentando l’offerta e facendo diventare il servizio più economico e alla portata di tutti, lo stato potrebbe destinare parte dell’aumento delle entrate in qualche forma di compensazione per i soldi investiti dai tassisti nelle licenze. Uso il termine “investire” non a caso: collocare un capitale per l’acquisto di un’attività che determini una rendita non è un investimento. E come tale è soggetto a rischio di mercato: come i possessori di negozi di noleggio di videocassette hanno, in gran parte, fallito a causa di Netflix, Youtube, Sky on demand e compagnia bella, così anche il taxi tradizionale può diventare obsoleto, e la licenza perdere di valore. E' una cosa normalissima: non risulta che i possessori di videonoleggio abbiano bloccato le strade per far sì che venisse oscurato Netflix. La compensazione quindi non sarebbe un qualcosa di dovuto, ma un qualcosa volto ad aiutare un gruppo della popolazione che ha subito un danno economico.
Non si può in ogni modo bloccare l’evoluzione del mercato per difendere gli investimenti di poche persone. Quando, in un futuro non troppo lontano, non ci sarà neanche bisogno di autisti per guidare le macchine, permettendo a Uber o ad altre compagnie di offrire il servizio a prezzi irrisori, ci ostineremo a difendere un servizio obsoleto e con prezzi ridicoli? E se pensate che parli di fantascienza vi consiglio di cercare su Google “Uber self-driving cars”: la compagnia sta già testando a Pittsburgh le sue macchine che si guidano da sole, senza autisti. Prima di fare l’ovvia obiezione luddista dell’aumento della disoccupazione, bisognerebbe notare che questo è il corso naturale dell’economia e dello sviluppo tecnologico il quale, per ora, ha esclusivamente migliorato il nostro stile di vita, spostando la forza lavoro verso mansioni più produttive senza diminuire l’occupazione.
Molti dei commentatori pensano sia assurdo che un blog come Roma fa schifo, fermo difensore della legalità, supporti realtà come Uber (o Scooterino) che hanno forse degli aspetti legali ancora non contemplati dai legislatori. Divertente è vedere nei commenti come molti denuncino il falso paradosso e l’ipotetica “marchetta”, ignorando l’impostazione del blog, che io condivido, sul promuovere qualunque cosa porti meno romani ad usare e possedere una macchina. Questi non capiscono che insistere sulla legalità di start up innovative, che portano un ovvio beneficio alla comunità, a discapito forse di una piccola minoranza, significa non conoscere la storia di tante aziende nate negli ultimi 10-15 anni: Paypal, Youtube e Airbnb sono solo alcune delle tante ex start up che operavano inizialmente in maniera semi illegale. La cosa è semplicemente il sintomo dell’incapacità dei legislatori, specialmente qui in Italia, di tenere il passo con lo sviluppo tecnologico ed il cambiamento dei bisogni della gente.
Siamo quindi di fronte ad una lobby che vuole continuare ad operare un cartello mantenendo delle barriere al mercato, sia economiche che legislative, non permettendo la libera competizione e gli enormi benefici che essa porterebbe alla collettività in termini di miglioramento di servizio e abbassamento dei costi. Come succede spesso in questi casi, le potenziali perdite sono concentrate in un gruppo limitato di persone, mentre gli eventuali benefici si distribuiscono uniformemente sulla collettività, rendendo la lobby molto più agguerrita nel difendere lo status quo che noialtri nel pretendere un cambiamento. Dobbiamo quindi, anche nel nostro piccolo, capire l’entità del danno che stanno causando ogni giorno alla nostra città e cercare di essere agguerriti quanto loro.Erik
*Erik,
sei fin troppo duro con i tassisti, eh! Il tuo discorso fila dal punto di vista economico, non fa una grinza e lo condividiamo. Ci limitiamo a fare qualche osservazione per noi però fondamentale. In primis vogliamo dare atto allo sforzo di alcune cooperative, in particolare la romana 3570, di svecchiarsi: la app IT Taxi è davvero una bella novità. Certo non ci sono dietro gli investimenti milionari che servono a mettere in piedi una app seria come quella di Uber a livello tecnologico, ma la buona volontà c'è tutta ed è lodevole. Chi scrive usa IT Taxi spesso e volentieri.
Ma al di là di questo aspetto c'è qualche altra cosa di assai importante: noi non crediamo, infatti, che Uber danneggi "una minoranza" come la chiami tu, ovvero i tassisti. Noi crediamo al contrario che qualsiasi offerta alternativa di trasporto convinca le persone, sempre più persone, ad abbandonare l'auto di proprietà. Questo significa, anche, più clienti potenziali per i taxi. Ecco perché il car sharing, il bike sharing, Uber, Scooterino (così come il contrasto alla sosta selvaggia, l'implementazione di nuove ztl e isole pedonali) sono degli alleati incredibili per la categoria dei tassisti. L'unico nemico dei tassisti è l'auto privata, se un cittadino è in giro con la sua auto privata tutto potrà fare (incluso violare le norme del Codice della Strada) meno che prendere un taxi. Se un cittadino invece è in giro a piedi, col bike sharing, con Uber o con altro potrà sempre, a seconda di come si mette la giornata, trasformarsi in un cliente taxi.
In moltissimi paesi, ad esempio, i tassisti hanno compreso che Uber è una risorsa e non un problema. Forse tra mille anni - visto il livello intellettuale - lo capiranno anche i nostri. Nel frattempo noi cerchiamo di comprimere il millennio insistendo e ribadendo.
-RFS