Credo che quanto dirò potrà “disturbare” più di qualcuno, ma spero che in fondo sia solo l’occasione per stimolare un vero dibattito sulle professioni turistiche ed il loro futuro, in base alle ultime novità introdotte con la legge 97 del 6 agosto 2013.
Dunque, partiamo dall’inizio, appunto dalla legge…
in base a tale legge, essendo in presenza di materia “concorrente” sancita nell’articolo 117 Costituzione comma 3, lo Stato dispone le norme di riferimento, nel caso delle professioni turistiche con gli articoli 29 e 30 del D.lgs. 9 novembre 2007, n. 206 e relativi allegati che contemplano le figure di: direttore tecnico di agenzia di viaggi (per l’articolo 29) e di “guida accompagnatrice turistica ed interprete turistico” (per l’articolo 30), con le regioni che provvedono agli adempimenti amministrativi, ossia ai concorsi per l’abilitazione che, ai sensi dell’articolo 3 della legge 6 agosto 2013, n. 97, hanno validità in tutto il territorio nazionale e, per analogia al comma 2 della stessa legge, in tutti i paesi dell’Unione Europea.
Ecco, infatti, il testo della legge 6 agosto 2013, n. 97 che concerne le disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2013. Capo I Disposizioni in materia di libera circolazione delle persone e dei servizi e in materia di diritto di stabilimento, articolo 3 Disposizioni relative alla libera prestazione e all’esercizio stabile dell’attività di guida turistica da parte di cittadini dell’Unione europea. Caso EU Pilot 4277/12/MARK
1. L’abilitazione alla professione di guida turistica è valida su tutto il territorio nazionale. Ai fini dell’esercizio stabile in Italia dell’attività di guida turistica, il riconoscimento ai sensi del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, della qualifica professionale conseguita da un cittadino dell’Unione europea in un altro Stato membro ha efficacia su tutto il territorio nazionale.
2. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, i cittadini dell’Unione europea abilitati allo svolgimento dell’attività di guida turistica nell’ambito dell’ordinamento giuridico di un altro Stato membro operano in regime di libera prestazione dei servizi senza necessita’ di alcuna autorizzazione ne’ abilitazione, sia essa generale o specifica.
3. Con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, sentita la Conferenza unificata, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuati i siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico per i quali occorre una specifica abilitazione.
Il risultato evidente di questa nuova legge è che la GT, una volta che abbia ottenuto l’abilitazione (la cosa è valida sia per chi l’aveva già conseguita sia per chi la stia conseguendo) può esercitare su tutto il territorio nazionale. Non conta il luogo in cui tale qualifica sia stata conseguita né per quale ambito: una GT che ha ottenuto l’abilitazione a Crotone può guidare dei gruppi anche a Genova, una GT di Cuneo può guidare un gruppo in Sicilia.
La ragione che ha portato il governo italiano a questa legge è dovuta al procedimento di infrazione per il quale l’Italia, che non aveva ottemperato al principio di libera circolazione delle professioni in Europa, ha dovuto necessariamente adeguarsi alle leggi dell’UE, in quanto le limitazioni imposte alle GT straniere sul suolo italiano contrastavano con le norme UE e ne impedivano la libera circolazione. La Corte di Giustizia della Comunità Europea è intervenuta a più riprese sulla questione relativa alla restrizione della libertà di prestazioni di servizi: questi orientamenti sono stati accolti dalla Cassazione, che ha sancito possono operare in Italia le guide provenienti da un altro paese membro della Ue che accompagnano un gruppo, nel corso di un viaggio organizzato con durata limitata nel tempo ed a circuito chiuso, anche in assenza della prescritta autorizzazione dell’ente locale competente per territorio. Lo Stato italiano si è così adeguato ai principi sanciti dalla Corte di Giustizia della Comunità Europea. Cito sempre dai puntuali interventi di Saverio.
Il Decreto del Presidente della Repubblica 13 dicembre 1995 (Min. interno, circolari 24 ottobre 1996, n. 559/C.19551-10900(27)20), oltre ad attuare quanto sopra detto, ha previsto la presenza di guide specializzate per l’assistenza alla visita dei siti italiani di particolare interesse. Ma l’elenco dei siti italiani, individuati dalle Sovrintendenze d’intesa con le regioni, consistente in circa 2.500 siti Unesco è stato ritenuto come una sproporzionata restrizione alla libera circolazione delle professioni, dalla Commissione europea.
La stessa Commissione europea, con “Parere motivato del 13 dicembre 2004 (Procedura di infrazione nei confronti della Repubblica italiana ex articolo 226 del Trattato istitutivo della Comunità europea, ha sottolineato che dette restrizioni impediscono:
a) alle imprese di turismo di fornire la prestazione professionale con il proprio personale;
b) alle guide turistiche indipendenti di offrire i propri servizi a tour operator nel corso di viaggi organizzati;
c) ai turisti partecipanti a viaggi organizzati di scegliere la guida anche in base alla familiarità con la loro lingua, ai loro interessi ed alle loro specifiche aspettative.
Pertanto, secondo il predetto parere, una guida, proveniente da altro Stato membro, può esercitare la sua attività professionale, in luoghi diversi da musei o monumenti storici senza l’autorizzazione del paese ospitante.
L’Italia accoglie insomma con molto ritardo ciò che l’Ue ha chiesto fin dal 2004 e ciò avviene anche a seguito di ulteriore infrazione, la 2011/2053.
Una volta che, per legge, le GT straniere possono esercitare in ogni dove in Italia, è chiaro che, per il principio di reciprocità, anche le GT italiane possono esercitare in ogni parte d’Europa e, di converso, anche in Italia, per non danneggiare i professionisti italiani, che non potrebbero a questo punto rimanere legati solo al loro territorio in cui hanno conseguito l’abilitazione, pena una nuova disparità di trattamento, questa volta discriminatoria per noi italiani.
La nuova legge ha sollevato un vespaio di reazioni e di opinioni contrastanti legato ad una serie di considerazioni che, sempre a mio modesto avviso, contengono osservazioni plausibili ed altre pretestuose, senza tener conto di alcuni argomenti di fondo di cui tratterò alla fine.
Premesso che anche in altri Paesi dell’UE esiste, e da tempo, l’abilitazione “nazionale”, e non parlo solo di paesi piccoli dal punto di vista dell’estensione territoriale e/o del “peso” del loro patrimonio storico-artistico-archeologico, è chiaro che l’Italia ha una sua “specificità” che la rende, sulla carta, diversa da altri Paesi. Tale specificità, però, non può essere d’ostacolo all’applicazione di una legge sovranazionale che dispone la libera circolazione dei servizi e delle prestazioni, anche per evitare un precedente che avrebbe effetti devastanti oltre che essere in opposizione con lo spirito dell’UE. Sono consapevole, e lo siamo tutti, che fare la GT a Milano e contemporaneamente a Palermo, è francamente impossibile. Certo qualcuno potrà pure farlo e non gli può essere impedito.
Ciò che si teme, in particolare, è l’invasione di GT straniere, oltre che italiane, nelle città turistiche più appetibili. Il rischio è da un lato quello di avere in giro “professionisti” non sufficientemente preparati, tenuto presente comunque che non si può fare di tutta l’erba un fascio, mentre dall’altro, diciamolo chiaramente, il pericolo per molti è quello della restrizione del volume di lavoro e quindi del guadagno, legittimo anche questo per tanti versi perché nessuno vorrebbe rimanere a spasso, specie in un periodo di crisi generalizzata.
E’ in atto, comunque, un tentativo di individuare dei siti specializzati, nei quali occorrerebbe la vecchia qualifica locale. A mio parere, anche questa decisione sarà, nuovamente, sanzionata dall’UE e poi limitata poiché ancora circoscrive la libera circolazione di servizi e prestazioni e contraddice la stessa legge 97/2013.
Tutti i rischi su paventati hanno comunque un altro risvolto: analizzando la questione dal punto di vista del marketing e nello specifico di quello dei servizi e ancora più specificatamente del marketing del turismo, ritengo fondamentali due aspetti:
a) la dignità e la professionalità, se un soggetto non è adeguatamente preparato, non può e non deve prestare servizi per i quali non è preparato;
b) sarà sempre il mercato a decidere: le guide e gli accompagnatori preparati hanno sempre lavorato, molto di più degli altri, anzi maggiore è la concorrenza, maggiore è la ricerca di alta professionalità. Pertanto, chi ha maggiori paure sono coloro che sono meno preparati o che non miglioreranno, adegueranno ed amplieranno la loro preparazione.
Ed ora, qui, entro nella parte più polemica del mio intervento, quella che sicuramente alzerà un polverone per alcuni aspetti ma che spero sia fonte di VERO, APERTO e COSTRUTTIVO confronto.
Prendo spunto anche dagli odg che alcune forze politiche hanno presentato all’attenzione del governo e finalizzate alla tutela della professionalità e alla revisione del settore delle professioni turistiche. Ecco, spero che sia chiaro che proprio questi due argomenti sono essenziali e fondamentali per il futuro della professione, che nessuno possa pensare alla possibilità di ritardare o annullare un processo ineludibile (altrimenti la legge 97 del 2013 non sarebbe mai uscita…) che è quello della libera circolazione delle professioni. Ciò che intelligentemente si può fare è pensare ad una concreta ristrutturazione del settore, cosa che andava fatti da anni per evitare alcune sperequazioni e anche alcune situazioni come quella che qualcuno lamenta oggi.
Sarò franco, anche provocatorio e forse brutale.
Parto da un primo elemento. Quella delle GT è una lobby come tante ce ne sono in Italia, purtroppo. Una lobby che per anni ha fatto poco o nulla per migliorare la qualità della professione ed intervenire su un ripensamento del settore, salvo oggi “esplodere” sulla questione della legge 97/2013 e chiedere a governo, partiti, sindacati ed associazioni di categoria di prendere posizione e di intervenire su una legge vista per alcuni come ingiusta. Era da anni che si parlava di guida nazionale e per tutto questo tempo non si è fatto niente per studiare un effettivo cambiamento del settore, per tutelare la cosa più importante: la professionalità e l’accoglienza, poiché molti si sono chiusi a riccio nel loro territorio per difendere più i propri interessi che altro… Ora, è un assurdo richiedere la cancellazione di una legge che è, come detto ineludibile nel suo assunto sostanziale, perché altrimenti non sarebbe stata mai fatta…
Idem, l’indicazione di siti specializzati che richiedono apposita abilitazione, vista da alcuni come la possibilità di limitare la circolazione dei servizi e delle professioni, è un tentativo per me vano, polvere negli occhi, che sarà cancellato tra poco, e ho spiegato sopra il perché, oltre a dividere i monumenti in serie A e in serie B, distinzione aberrante che un vero professionista non può accettare a meno che non intenda questo provvedimento soltanto come la barriera messa lì nel tentativo di bloccare quella circolazione già citata.
Seconda cosa. Diciamocelo senza mezzi termini: la nuova legge va a colpire gli interessi delle GT delle grandi città e dei grandi siti… Sono loro che vedranno aumentare la concorrenza, all’inizio, in maniera esponenziale, salvo poi tornare a quanto ho scritto più sopra: sarà il mercato a fare la differenza e la scrematura. Dico questo perché è chiaro che la GT tedesca o polacca, piuttosto che quella di Belluno, hanno la possibilità oggi di poter lavorare su Venezia; quando la GT veneziana non ha voglia ed interesse ad andare a lavorare, che so, a Rovigo o a Portogruaro. La guida rovigina non ha nulla da temere in questo senso…
Quello che dovevano fare associazioni di categoria ed altri, da anni e non da oggi, era una revisione completa del settore delle professioni turistiche PRIMA che accadesse tutto ciò… Ma io ho notato solo muti, ciechi e sordi a queste parole e mi sono sempre detto che è inutile che si parli di un’Italia che ha il 50, il 60, il 75, il 200% del patrimonio storico mondiale, se poi neppure noi GT facciamo qualcosa per i nostri beni culturali… Questo chiaramente non vale per tutti e non vale sempre, ma vi faccio presenti alcune situazioni che da tempo immemore danno vita a sperequazioni che rovinano il settore e che ci hanno precipitato in una situazione come quella di oggi, nella quale la legge 97/2013 è solo un aspetto e nemmeno tanto decisivo.
Quello che presento è un elenco mio, parziale, di poche cose, le più evidenti che mi vengono in mente e che non vanno, a mio modo di vedere, e che doveva e dovrebbe essere oggetto di autentico dibattito per migliorare la qualità della professione.
Ad esempio, si doveva rivedere da anni il processo di abilitazione per le GT. I concorsi si tengono in maniera troppo differente da realtà a realtà. Ogni provincia o regione fa a modo suo. Alcune realtà pretendono la laurea, altre il diploma. Ma non è solo questione di titoli: non c’è uniformità nello svolgimento dei concorsi stessi. A parte le modalità con le quali si tengono, per esercitare in tutto il Lazio una persona dovrebbe prendere 5 abilitazioni, in Campania la qualifica è regionale e questo genera una disuguaglianza a livello lavorativo, in Puglia il settore non è stato mai regolamentato (i primi concorsi dovrebbero tenersi tra poco). Non c’è disparità tra una GT campana che può spingersi ovunque nella sua regione e una guida di Rieti che è costretta nel suo territorio?!? Mentre in Puglia regna sovrana l’anarchia e chiunque può dirsi GT di quella regione, basta che si presenti lì e comunichi la sua “intenzione” di esercitare come guida, in assenza di qualsiasi titolo e senza qualifica?!?
Aggiungo che anche per gli AT andrebbe rivisto il procedimento. In Toscana, l’abilitazione si riceve praticamente senza nessun tipo di esame e di concorso, contrariamente a quanto avviene in altre parti d’Italia dove è necessario superare dei concorsi o frequentare dei corsi abilitanti. Non voglio qui dire che gli AT toscani non siano in grado di svolgere il loro lavoro, ma come mai nessuno ha mai sollevato, con parole decise e qualche intervento, ciò che appare stridente agli occhi di tutti? Ossia che la disuguaglianza è marcatissima…
Vi sono poi sparse in tutta Italia, da Nord a Sud, associazioni e pseudo-associazioni, con accordi di collaborazioni scritti o semplicemente a parole, spesso costituite da “volontari” o persone comunque che non hanno la qualifica di GT, le quali“gestiscono” siti pubblici e fanno il bello e cattivo tempo ed ostacolano, talvolta, gli ingressi alle guide autorizzate. E’ un’altra “piaga” mai affrontata, che mai si è voluto affrontare e che lede l’immagine di professionalità e di accoglienza che oggi tanto si intende difendere di fronte al pericolo della GT nazionale o straniera, che comunque resta un abilitato ed ha una capacità espressiva, culturale derivante da studi ed esperienza di certo (o spesso, quantomeno) superiore a quella di una presunta “guida” dell’associazione X che gestisce, per grazia ricevuta, quel sito Y e conosce solo quel sito. Faccio inoltre presenti due aspetti su quest’altro punto:
1) anche se “volontari” o soci, si chiedono spesso soldi per il servizio prestato, soldi che talvolta non vengono rendicontati o denunciati;
2) tali associazioni spesso “impongono” la visita con le loro “guide”, pena la mancata visita del sito che “gestiscono”. Su queste cose, le GT autorizzate raggiungono qualche volta un accordo di quieto vivere, ma resta comunque un altro problema evidente.
C’è la piaga dell’abusivismo, mai eliminato. C’è un abusivismo di chi si improvvisa davvero in tutti i sensi, e lo conosciamo più o meno tutti, ma anche un abusivismo indotto dalla mancata revisione del settore delle professioni turistiche. E ritorno a quanto ho detto su. Quando, come è successo ad ottobre 2012, a Roma viene bocciato allo scritto il 91% dei candidati al concorso da GT, la cosa lascia pensare… questo, per molti versi, è un invito all’abusivismo, dettato da quella lobby di cui sopra e che, nella bocca di una vecchia GT romana, suonò più o meno così: “Abbiamo ottenuto quel che avevamo chiesto e per la qual cosa avevamo fatto pressioni: il minor numero possibile di abilitati”. Questo non vuol dire difendere la professionalità della categoria, vuol dire difendere solo il proprio orticello e lo status quo, senza mai mutare niente.
Mi fermo qui per quanto riguarda le problematiche, ce ne sono di certo anche altre e spero che qualcuno intervenga per aggiungere altri aspetti che, per insufficienza mia e per non appesantire ancora di più il discorso, non ho messo.
Dico, in conclusione, che è tempo, più che suonato, di una modifica del settore delle professioni turistiche. Considerato che siamo di fronte ad un cambiamento che può stravolgere il mercato, ciò che si può fare è studiare come indirizzare la preparazione per svolgere al meglio la professione. Si potrebbe pensare ad una sorta di corsi di perfezionamento e di aggiornamento affinché realtà grandi e delicate vengano illustrate con dovizia; si può chiedere a tutte le GT quali territori intendano coprire maggiormente (da 1 fino al massimo, visto che non è possibile limitare l’operato di nessuno) e prepararli al meglio sulle aree indicate. Ad esempio, una GT toscana di Prato potrebbe volere lavorare anche su Firenze, Pisa e Lucca e non avrebbe mai voglia di andare fino a Macerata perché troppo lontana e con costi che sarebbero impossibili da sostenere per i gruppi… Pure se ci potrebbe essere chi intende lavorare su tutte le regioni italiane… Si potrebbe pensare ad uno specifico, futuro corso universitario abilitante per le GT.
Sono strade quelle che indico, non per forza giuste, ma è, secondo me, un modo onesto e chiaro di analizzare i problemi del settore e provare a ragionarci sopra senza preclusioni e pregiudizi, senza voler difendere l’interesse singolo, ma quello della professionalità che oggi tanto reclamiamo.
Io ci metto il nome, la faccia, non dico il coraggio, perché quello serve per altro. Mi auguro che ne nasca un confronto che, come ho detto prima, sia chiaro, aperto e costruttivo.
(Pietro Antonucci)