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La quinta stagione

Creato il 27 giugno 2013 da Kelvin

(La cinquième saison)
di Peter Brosens, Jessica Woodworth (Belgio, 2012)
con Aurèlia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Peter Van Den Begin
VOTO: *****/5
LA QUINTA STAGIONELa quinta stagione è quella che non arriva. In un piccolo paesino delle Ardenne l'inverno decide di non andarsene e il mondo muore: la terra diventa arida e durissima e smette di dare i suoi frutti, gli alberi cadono, gli animali non danno più latte, le api smettono di produrre miele, tutto l'ecosistema si ferma affamando la popolazione e scatenando la barbarie. In questa desolazione, mentre due adolescenti innamorati vedono sgretolarsi i loro sogni, agli uomini non resta che affidarsi a un terribile rito pagano che sacrificherà gli ultimi arrivati nel villaggio, ovvero un padre giramondo e suo figlio disabile, 'rei' di essere gli untori del male...
A prima vista potrebbe sembrare la trama di un film di Roland Emmerich, l'ennesima pellicola spettacolare e fracassona sulla fine del mondo. Invece niente di tutto questo: i due registi Peter Brosens e Jessica Woodworth sono una coppia di documentaristi che da tempo hanno fatto del loro mestiere una missione di vita orientata a sensibilizzare il pubblico al rispetto della natura e la salvaguardia del pianeta. La quinta stagione è un film affascinante, evocativo, profondamente simbolico, fatto sostanzialmente di immagini e atmosfere sospese che sembrano quadri in movimento, quasi più pittura che cinema.

Un'opera sorprendente e rara, vera rivelazione della 69. Mostra del Cinema di Venezia (e personale Leone d'oro per chi scrive) che va aldilà dei canoni classici del genere e costringe lo spettatore a riflettere sul proprio futuro, al riparo da qualunque moralismo.

LA QUINTA STAGIONE

Fantascienza distopica, la chiamano i critici. Vale a dire una storia di fantasia ambientata in un presente oscuro e indesiderabile. I due registi scelgono di ambientare il film nella loro terra (il Belgio) mutandone profondamente la percezione generale che si ha di questo paese, ordinato, ospitale, fatto di splendidi paesaggi e colori variopinti. Qui invece gli unici colori sono il grigio del cielo, il nero della terra e il bianco della neve, tonalità livide che giocano un ruolo fondamentale in questo film (straordinaria la fotografia di Hans Bruch jr.) in quanto espressione dell'aridità e della superficialità dei suoi abitanti, che sottovalutano fino alle estreme conseguenze quello che sta accadendo fuori. Chiara parabola rivolta al genere umano tutto, troppo spesso stupidamente indifferente ai segnali che la natura, violentata e incattivita, ci invia sotto forma di disastri  ambientali mai presi adeguatamente sul serio.
LA QUINTA STAGIONE

Tutto il film, del resto, è una parabola sulla grettezza dell'uomo e la sua incapacità di comprendere non solo la natura, ma pure chi gli sta accanto: dopo aver preso coscienza troppo tardi dei segnali negativi che anticipano il disastro (un gallo che non vuol saperne di cantare, un falò che non si accende...) l'intera comunità si scaglia ferocemente verso gli ultimi arrivati, accusati di portare la malasorte e sacrificandoli a un Dio che non esiste più. La povertà, la fame, l'impotenza, accrescono a dismisura gli istinti malvagi dell'uomo, incapace di autogovernarsi e pronto a prendersela con i più deboli, ingiustamente accusati di aver rotto un meccanismo inutilizzabile da tempo. In questo concetto è evidente il riferimento letterario a Il Signore delle Mosche di Golding,  ma Brosens e Woodworth hanno l'abilità di inserirlo in un racconto fatto per immagini di sconvolgente lucidità e efficacia, allo stesso tempo agghiacciante e affabulatorio.
La visione del film non è semplice, richiede pazienza, concentrazione e un po' di stomaco, ma vale davvero la pena di cercare e assistere a questa pellicola bellissima e di rara potenza visiva, di altissimo livello cinematografico. E che ci riserva un finale che più 'cinematografico' non si può, aperto ed enigmatico, cui ogni spettatore potrà divertirsi a confrontare con altri la propria versione.


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