L'Oriana (film tv, Italia 2015) Rete: Rai 1 Regia: Marco Turco Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia Cast: Vittoria Puccini, Francesca Agostini, Vinicio Marchioni, Stéphane Freiss, Adriano Chiaramida, Benedetta Buccellato, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi Genere: biopic Se ti piace guarda anche: Walter Chiari - Fino all’ultima risata, Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, Volare
Sono molto molto, molto arrabbiato. Arrabbiato d'una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Sono molto arrabbiato con me stesso. Per aver giudicato una donna, una intera esistenza, in base a una cosa. Una sola tra le mille, probabilmente più di mille, che ha scritto nel corso della sua carriera. Avevo giudicato Oriana Fallaci soltanto per il suo celebre articolo La rabbia e l'orgoglio, pubblicato sul Corriere della Sera il 29 settembre 2001, a una manciata di giorni di distanza dagli attentati alle Torri Gemelle. Un pezzo fin dal titolo rabbioso che aveva suscitato anche in me una profonda rabbia. Contro di lei, contro le sue parole, contro il suo modo di usarle. Una reazione che mai nessun altro articolo di giornale mi aveva suscitato. Segno che il suo pezzo colpiva nel segno. Nel bene o nel male. Giudicare Oriana Fallaci soltanto in base a quello scritto si è rivelato del tutto sbagliato. Un grave errore. Un giudizio fallace. C'è voluta una fiction Rai per farmelo notare. È come giudicare la carriera di Lou Reed soltanto in base all'inascoltabile “Lulu”, il disco che ha inciso insieme ai Metallica, ignorando le cose splendide che ha realizzato con i Velvet Underground e da solista. Per me e per la mia generazione Oriana Fallaci è identificata soprattutto con quello scritto, con quello sfogo di rabbia e di orgoglio. Più di rabbia che di orgoglio, se vogliamo dirla tutta. Oriana Fallaci è però stata molto altro e molto di più e il film tv in due puntate L'Oriana lo mette bene in mostra.
Si tratta di una fiction Rai, quindi prima di vederla ci si può già preparare a ciò cui si andrà incontro, come un inviato di guerra sa cosa deve attendersi quando sceglie di andare in una zona a rischio. Fiction Rai vuol dire che non può mancare una robusta dose di retorica, di moralismo, di buoni sentimenti. Tutte cose che però cozzano con il personaggio di Oriana Fallaci. Una donna che non si è mai sposata, se non per un'eccezione in terra straniera come scoprirete se avrete la voglia e il coraggio di avventurarvi all'interno di un film tv prodotto dalla Rai. Una donna inoltre che non ha mai avuto figli, che ha sempre anteposto la sua carriera al resto, una donna molto uomo. Non il tipico materiale da fiction buonista Rai adatta al pubblico di tutta la famiglia, insomma, infatti gli ascolti non l'hanno premiata. Da questo contrasto ne è nata una pellicola tv che dentro ha del buono, così come del meno buono, proprio come Oriana Fallaci. La regia di Marco Turco è di stampo molto televisivo, d'altra parte questa è pur sempre una pellicola tv della Rai. Cosa che significa che non è la HBO. Cosa che significa che è tutto molto edulcorato, puritano e ogni scena di sesso è subito oscurata. Se volete vedere dei bigoli o dei capezzoli, sapete che dovete rivolgervi altrove. Questo è un classico biopic Rai, un filo meno riuscito di Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, ma più convincente di Walter Chiari - Fino all’ultima risata o di Volare sul Domenico Modugno imitato da Beppe Fiorello. La realizzazione su un piano tecnico non è malvagia. Le musiche composte da Teho Teardo sono di ottimo livello e le ricostruzioni di periodi storici differenti e di numerose location, per quanto ovviamente non a un livello hollywoodiano, non sono nemmeno così terribili. Le sequenze ambientate in Vietnam sono troppo pulite e non fanno respire per niente un'aria da guerra, ma la scena con il gruppo femminile vietnamita che suona ad esempio è invece dotata di un suo fascino. Parecchio valida poi la trasformazione fisica e anche vocale di Vittoria Puccini. Emerge qua e là in alcuni momenti un tono da soap-opera e la sua formazione da Elisa di Rivombrosa, ché il passato si può dimenticare ma non si può cancellare del tutto, eppure la sua identificazione con la giornalista/scrittrice è totale e, per quanto mi riguarda, degna di lode.
"Cannibal, ma dici sul serio?"
L'aspetto che più mi ha convinto comunque è un altro: il modo di raccontare la vita della Fallaci. Per quanto il tutto venga esposto in maniera persino troppo lineare, trovano spazio vari momenti della sua esistenza in epoche e luoghi differenti. Nelle tre ore di durata del film tv diviso in due parti non si è scelto di raccontare troppi episodi frammentari, ma ci si è concentrati soltanto su una serie di filoni narrativi principali: una breve occhiata all'infanzia e al primo capitolo della sua carriera, quindi una efficace parte ambientata in Iran che ci mostra le posizioni femministe della Fallaci, seguite dal lungo capitolo del Vietnam che, per quanto riuscito solo a metà è comunque riuscito a metà, perciò non lamentiamoci troppo, e inoltre vi è un grande spazio per l'altro capitolo fondamentale della narrazione, quello dedicato al suo rapporto con l'attivista greco Alexandros Panagulis (interpretato da Vinicio Marchioni, Il Freddo della serie Romanzo criminale). Il tutto è rivissuto da un'Oriana ormai invecchiata e alle prese con una giovane aspirante giornalista. Una scelta narrativa questa certo non nuova e se vogliamo piuttosto scontata, eppure funziona.
All'indomani della messa in onda della fiction ho sentito molte polemiche riguardo al fatto che siano stati dedicati solo pochi minuti alla parte finale della sua vita, quella più controversa, quella del celebre articolo La rabbia e l'orgoglio. Le solite polemiche da Italietta in cui si cerca ancora di classificare tutto in base alla medioevale divisione Sinistra/Destra. Oriana Fallaci era cresciuta in un ambiente culturale di Sinistra e poi era passata a idee di Destra? Questa fiction L'Oriana è troppo orientata a Sinistra oppure no? Domande inutili che nel 2015 non dovrebbe più nemmeno avere senso porsi.
Io trovo invece che la sceneggiatura, per quanto imperfetta e per quanto avrebbe potuto concentrarsi di più su altri aspetti della vita della scrittrice, abbia compiuto delle buone scelte. Ha deciso di concentrarsi solo su alcuni eventi principali, senza voler raccontare tutto tutto come molti biopic fanno, finendo per strafare e per non riuscire a raccontare nulla. Non mancano dei momenti eccessivamente enfatici e ruffiani, come la parte dedicata al lancio dell'Apollo 11, e altri che possono apparire superflui, ma in realtà compongono un discorso narrativo ben strutturato. La parte finale, quella più controversa, della Fallaci “rabbiosa e orgogliosa”, non mi è sembrata affrettata, quanto invece la degna chiusura di un discorso iniziato con la parte ambientata in Pakistan e proseguita poi in Iran, che ci mostra in maniera lineare come l'Oriana sia giunta a scrivere un articolo del genere. Un articolo che io continuo a non amare e a non condividere, ma se non altro questo film tv mi ha mostrato il punto di vista dell'autrice. Cosa che ad esempio una produzione hollywoodiana candidata all'Oscar come American Sniper non è riuscita a fare con la figura di Chris Kyle. Per quanto si possa dire che l'abbia fatto in maniera didascalica, L'Oriana spiega la posizione anti-Islam della Fallaci. Le motivazioni che spingono Chris Kyle a diventare uno dei più spietati cecchini nella storia dell'esercito degli Stati Uniti al termine della visione del film di American Sniper restano invece un mistero.
Per me un buon biopic deve far vedere il mondo attraverso gli occhi del personaggio che racconta, e questo L'Oriana in qualche modo ci riesce. Trovo tra l'altro curioso il fatto che, tra tutte le pellicole biografiche uscite nell'ultimo periodo, grazie al cinema abbia sentito vicino figure che fino ad ora avevo sempre allontanato/odiato come Oriana Fallaci, Stephen Hawking o Alan Turing.
Al di là dell'articolo La rabbia e l'orgoglio, per quanto riguarda il resto ho trovato una Oriana Fallaci in cui identificarmi quasi del tutto. Un personaggio piuttosto antipatico, che dice sempre ciò che gli passa per la testa e che non si tira indietro di fronte a nessuno, chiunque esso sia. Un personaggio che ama la scrittura più di ogni altra cosa, che crede nella verità come valore supremo, così come nella libertà e nell'indipendenza. Un personaggio a tratti sgradevole, con cui non è semplice avere a che fare, capace di infastidire come pochi ma che ha anche i suoi momenti positivi. Tutti aspetti in cui mi sono ritrovato parecchio, con la differenza che io col cavolo che farei l'inviato di guerra.
Ho passato allora anni a odiare Oriana Fallaci a causa dell'articolo La rabbia e l'orgoglio e adesso invece ho scoperto una delle persone più simili a me che abbia mai visto, sia su piccolo che su grande schermo che nella vita reale. Je suis Oriana, potrei dire con uno slogan che lei probabilmente odierebbe. O magari no. Proprio non lo so. Oriana Fallaci era tante cose, tante persone diverse, era una contraddizione vivente. Era imprevedibile ed era questo il suo bello. Non conoscendola di persona non posso dire se L'Oriana sia un film tv capace di cogliere davvero ciò che è stata. Non so se la Rai abbia addolcito la sua figura, che pure viene mostrata anche nei suoi lati negativi. So solo che, una volta messi da parte il mio orgoglio e soprattutto la mia rabbia, io questa Oriana l'ho amata.