23 settembre 2013 Lascia un commento
La prima domanda che ci si pone e’: cosa c’e’ del Malick che verra’?
La natura innanzitutto, lo sguardo trasognato del regista che si traduce in lente ma estasiate carrellate tra rami, cespugli, animaletti vari e macro riprese d’insetti.
Gli umani non sono esseri umani ma elementi appesi ad un soffio di vento, ad un raggio di sole, elementi naturali in apparenza non dotati di libero arbitrio ma comandati dall’istinto e dal momento. La vicenda dei due si snoda come un documentario naturalistico di un tempo, quando la camera inseguiva cervi sui monti oppure orsi dopo il letargo.
Film piaciuto tantissimo ma siamo alle solite, anno 1973 gente che ammazza i genitori, da’ fuoco alla casa e si fa largo impallinando borghesi che lavorano, era il sogno post-hippy forte nel cervellino nei fancazzisti sempre piu’ in odore di sconfitta. Oltretutto la traduzione italiana del titolo originale "Badlands", ci spinge dietro.
A conferma della retorica pelosa, il finale con poliziotti commossi e auguranti buona fortuna ad uno che ha sterminato a sangue freddo una mezza dozzina di persone, incluso un padre preoccupato per la figlia innamorata di uno psicopatico. Bella roba gente.
Buon esordio s’intende per un regista trentenne che comunque dimostra di sapere bene cosa vuole, per quanto ripeto, non mi abbia propriamente impressionato.
Brava la Spacek, anche se a quel tempo aveva quasi dieci anni in piu’ del personaggio che andava ad interpretare e bravo Sheen che con discreto anticipo si mostra deciso e determinato come il Willard di "Apocalypse Now" e che anzi ne anticipa l’immagine mentre saltella nella foresta in attesa della jungla.
Per cio’ che mi concerne, piena sufficienza ma non una virgola di piu’.