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La ragazza che giocava con il fuoco – Daniel Alfredson

Creato il 29 aprile 2015 da Maxscorda @MaxScorda

29 aprile 2015 Lascia un commento

La ragazza che giocava con il fuoco
Secondo capitolo cinematografico della saga di "Millenium" o forse dovrei dire delle avventure di Lisbeth Salander, la nuova gothic lady del thriller internazionale. Senza spoilerare, diciamo che il secondo capitolo inizia dove termina il primo e Lisbeth la ritroviamo…beh sappiamo dove l’abbiamo lasciata. Mikael Blomkvist ancora punta di diamante della rivista "Millenium" che sta per fare un colpaccio a base di prostituzione e delinquenti, strano a dirsi, dell’est Europa. Una serie di omicidi legati all’indagine, conducono direttamente a Lisbeth presto ricercata dalla polizia e braccata dai media ma non solo. Anche i veri responsabili degli omicidi la stanno cercando, gente molto piu’ vicina a Lisbeth di quanto lei o noi possiamo sospettare.
Mi ripeto, non ho letto la serie di Stieg Larsson e non intendo leggerla in primo luogo perche’ non mi piace il genere thriller, poi chi ha Carver come riferimento stilistico, trova indigesto un tomo da 2000 pagine per una robetta siffatta.
Affermare che tutto sommato la storia non mi sembra tutto questo miracolo e’ l’azzardo di chi ha poche frecce al proprio arco ma cosi’ e’. Poi si dicono meraviglie e sia pure ma il film nel complesso della storia, m’e’ parso fin troppo semplice e lineare, giocato solo ed esclusivamente a colpi di "carrambate" multiple e ripetute, con tanto di terminator biondo e trucchetti che gia’ al secondo episodio danno da pensare. Purtroppo sappiamo che Larsson e’ scomparso prematuramente ma certo si era bruciato gia’ molte carte sin dal principio.
Lisbeth e’ ormai la protagonista assoluta, non poteva essere diversamente ma anche qui, non so se causa testo o pellicola, si e’ ridotta a tizia molto ganza e poco piu’, smarrendo per strada la corazza post-umana con la quale ci eravamo illusi di vederla. Altro fatto curioso e forse gli amici lettori sapranno darmi qualche indicazione, l’uso reiterato di catene, lacci e pratiche sadiche, lasciano intendere che chi scrive pur puntando il dito, in realta’ ne e’ ossessionato e chissa’ che Larsson non fosse un praticante sotto malcelate spoglie.
Apprezzabile invece lo sviluppo della storia giocata in parallelo sui due protagonisti che si incontreranno solo nel finale. Sull’altro fronte,  la Rapace resta sempre un gran bel vedere, regia modesta ma siamo qua per la storia e basta un chiunque la sappia raccontare decentemente. Altro.
Ovviamente giunti al capitolo due si andra’ al tre ma dubito arriverei a un quarto se esistesse.

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