Ci sono libri che riescono quasi a spezzarci il cuore nonostante il finale rassicurante. Libri che ricorderemo a lungo per quell’unica lacrima che è riuscita a sfuggire al nostro controllo o per tutte quelle emozioni, dall’ansia alla tristezza alla stessa felicità, che durante la lettura ci hanno letteralmente travolti. È difficile spiegare, soprattutto a quelle persone che vedono nel libro un banale oggetto materiale, come quel semplice oggetto possa dare così tanto e nello stesso tempo arrivare quasi a prendersi un pezzetto della nostra anima.
Dopo Luna di miele a Parigi, il breve racconto introduttivo che, attraverso le prime incomprensioni matrimoniali, ci ha fatto conoscere i protagonisti una decina di anni prima, mi ero ormai convinta che questa sarebbe stata una storia più delicata e più “vivibile” rispetto a Io prima di te. Quanto mi sbagliavo. Jojo Moyes ci propone, infatti, un altro libro intenso e spietato ma che, per qualche strana tendenza masochista, ho amato fino all’ultima pagina. E anche se la storia è decisamente un po’ troppo dura e crudele a tratti e, nonostante la decisione della scrittrice di far morire uno dei personaggi principali – David, il marito di Liv-, adesso non posso immaginare una storia diversa.
Abbassai la tenda e misi di nuovo i chiavistelli, poi mi sedetti e aprii la busta. La voce di Édouard, a lungo assente, mi riempì le orecchie.
Carissima Sophie, è passato molto tempo da quando ho avuto tue notizie. Prego che tu sia al sicuro. Nei momenti più bui mi dico che, se tu non lo fossi, qualche parte di me lo avvertirebbe, come le vibrazioni di una campana distante.
Ho ben poco da raccontarti. Per una volta non provo alcun desiderio di tradurre in colore il mondo che vedo attorno a me, e anche le parole sembrano del tutto inadeguate. Sappi soltanto, mia amata moglie, che sono sano nella mente e nel corpo e che il mio spirito si è conservato integro pensando a te.
Qui gli uomini stringono le fotografie dei loro cari come talismani, come protezione contro il buio, immagini accartocciate e sporche, dotate delle proprietà di un tesoro. Io non ho bisogno di alcuna foto per vederti davanti a me, Sophie. Mi basta soltanto chiudere gli occhi per richiamare alla mente il tuo volto, la tua voce, il tuo profumo, e non puoi immaginare quanto conforto mi dai.
Sappi, mia adorata, che a differenza dei miei commilitoni io non considero ogni giorno che passa come un giorno di sopravvivenza in più di cui essere grato a Dio, ma come un giorno in cui ringraziarlo per essere ventiquattro ore più vicino al mio ritorno da te.
Il tuo Édouard Era datata due mesi prima.
«Davvero? Hanno lasciato i soldi? Non capisco.» «Nemmeno io. L’unica spiegazione è che siano caduti dal portafoglio quando l’hanno aperto.» Lei prende la borsa e ci fruga dentro. Sul fondo navigano duecento sterline, insieme alla spazzola, al libro che stava leggendo quel giorno e a un rossetto senza cappuccio.
«Non ho mai sentito niente di simile. Comunque meglio così, no? Una cosa in meno di cui preoccuparsi.» Paul sta sorridendo. Il suo non è uno di quei sorrisi compassionevoli del tipoohpoveraragazzabrillachecihaprovatoconme, ma il sorriso di una persona che è davvero felice di qualcosa.
Liv si scopre a ricambiare il suo sorriso. «È semplicemente… incredibile.» Quindi ora mi spettano le quattro sterline di ricompensa?» Lei lo guarda sorpresa. «Così mi ha detto Mo. Scherzo. Davvero.» Ride. «Ma…» Si guarda i piedi per un istante. «Liv, ti andrebbe di uscire qualche volta?» Visto che lei non risponde subito, aggiunge: «Non dobbiamo fare grandi cose. Potremmo non ubriacarci, e non andare in un bar gay. Potremmo perfino limitarci a fare un giro tenendo strette le chiavi di casa e non lasciarci rubare le borse».
«Okay» dice Liv dopo un attimo di esitazione, e si ritrova a sorridere di nuovo. «Volentieri.» Paul McCafferty fischietta tra sé durante la discesa nel rumoroso ascensore traballante. Quando arriva al piano terra, tira fuori dalla tasca la ricevuta del bancomat, la appallottola e la getta nel primo cestino che trova.
Non capita spesso inoltre, soprattutto in questi ultimi tempi, di trovare eroine forti e coraggiose che non sentono il bisogno di sottomettersi all’uomo, arrivando quasi a diventare un oggetto sessuale. Liv e Sophie sono due donne che rispecchiano la realtà del loro tempo senza eccessi o finzione. È proprio la loro ordinarietà che ci permette di sentirle così vicine e di apprezzare ogni loro sfumatura. Nonostante i temi troppo forti e intensi, affrontati però con delicata eleganza, e i finali spesso discutibili, consiglio i romanzi di questa bravissima scrittrice a tutti quelli che sono ancora indecisi se darle o meno una possibilità.