La ragazza che rubava le stelle
di Brunonia Barry
Titolo: La ragazza che rubava le stelleAutore: Brunonia Barry
Edito da: Garzanti
Prezzo: 18,60€
Pagine: 395
Trama: È notte e il silenzio avvolge la baia di Salem. Zee Finch è ferma sul molo e fissa il mare. Il tempo pare essersi fermato. Le stelle brillano nel cielo senza luna e si riflettono sulle acque dell’oceano disegnando un sentiero luminoso. Una volta Zee conosceva bene quel sentiero. Aveva tredici anni e passava le notti in mare aperto a guidare barche rubate, ma trovava sempre la strada di casa grazie alle stelle. Eppure, un giorno, aveva perso quella rotta, e aveva giurato a sé stessa di non percorrerla più. Perché quel giorno sua madre si era suicidata, all’improvviso. Zee era fuggita da tutto e da tutti, dedicandosi agli studi in psicologia. Sono passati quindici anni da allora. Ma adesso è venuto il momento di ripercorrere quella rotta perduta. Il suicidio di Lilly Braedon, una delle pazienti più difficili di Zee che ora fa la psicoterapeuta, la costringe a fare ritorno. Le analogie fra il caso della donna e quello della madre sono troppe. Zee è sconvolta, ma non ha altra scelta: l’unico modo per fare luce sulla morte di Lilly è capire la verità sul suo passato irrisolto. Un passato pieno di menzogne e segreti che molti, nella chiusa comunità di Salem, hanno cercato di rimuovere. Zee non si può fidare di nessuno. Forse nemmeno di suo padre, ormai un uomo vecchio e malato. Non le resta che fare affidamento su sé stessa, imparare a non dare nulla per scontato, rimettere tutto in discussione, anche quando la fuga sembra l’unica via d’uscita. Ma deve fare in fretta. Perché una nuova spirale di violenza rischia di rendere ogni sforzo vano. La verità corre su un’unica strada, che Zee ha dimenticato per troppo tempo ma che, se troverà il coraggio di ripercorrerla, la porterà a casa. Qui potrà finalmente realizzarsi il destino che le spetta. Dopo il grandissimo successo della Lettrice bugiarda, per mesi nelle classifiche dei libri più venduti di tutto il mondo, torna Brunonia Barry con il romanzo più atteso dell’anno. Libro di punta delle librerie indipendenti americane e in classifica sul «New York Times» grazie al passaparola, racconta una storia di menzogne e misteri, amore e odio, violenza e redenzione, perdono e peccato, ma anche di speranza, la speranza di trovare finalmente il proprio posto nel mondo.
di AuriCrem
L’autrice in questo libro è stata molto prolissa, gli avvenimenti erano molto più caratterizzati dai pensieri e dai ragionamenti che ne seguivano che non dagli accadimenti in quanto tali. Devo dire che, avendo letto il suo primo libro, “La lettrice bugiarda”, tendo a fare il paragone con quello, che mi è piaciuto molto di più, sia per la trama che proprio per il modo di raccontare gli eventi. La scrittura caratterizzante dell’autrice è sempre riconoscibile ovviamente ma nella “Lettrice bugiarda” le vicende incalzanti lasciano spazio sia all’azione appunto che allo sviluppo di opinioni, pensieri e ragionamenti, sia dei personaggi che del lettore mentre nella “Ragazza che rubava le stelle” i pochi colpi di scena, i fatti confusionari e non tanto d’effetto lasciano carta bianca a ragionamenti molto contorti, ricordi distorti, ripetizioni di concetti già esposti in precedenza…
Teoricamente Zee è la protagonista, ma della sua psiche sappiamo poco, proprio come dovrebbe essere realmente se Zee fosse una persona esistente, anche il libro ce la presenta come un riflesso della vita della madre, un narratore che enuncia, e talvolta commenta gli avvenimenti e i comportamenti della donna che tecnicamente era sua madre, ma che obbiettivamente poco ha fatto per crescere sua figlia, non per sua volontà, questo è certo.
Il personaggio di Liz è stato uno dei personaggi che ho apprezzato di più insieme a Melville, entrambi per motivi diversi. Liz ha svolto una funzione a metà fra un mentore e una madre per Zee, severa ma comunque sempre attenta all’esigenze della protagonista, ovviamente sotto un punto di vista molto più psicologico essendo lei la sua datrice di lavoro nello studio psicoterapeutico dove Zee lavora. Melville è un uomo innamorato, un uomo anziano innamorato credo sia la cosa più bella che un lettore possa riscontrare in un personaggio. Melville è così innamorato di Finch (il padre di Zee, che dopo la morte della moglie ha deciso di convivere con Melville, suo compagno di vita) che accetta di uscire di casa per lasciarlo in compagnia della figlia durante uno dei periodi più duri della sua malattia (una forma di Parkinson che sfocia in Alzheimer). Talmente innamorato che aspetta, aspetta un perdono vecchio di 20 anni che non arriverà mai, aspetta un momento che non verrà mai. Un personaggio adorabile!
Devo dire che invece ho a stento sopportato Michael, il quasi-marito di Zee, insofferente, indisposto, egocentrico, non mi è sembrato per niente il tipo adatto a lei fin da subito. Chi con me ha un po’ fatto conoscenza saprà la mia fissa per i nomi e perciò sapere che la protagonista si chiama in realtà Hepzibah (abbreviato da tutti in Zee) mi fomenta tantissimo (sono pazza si lo so, c’è chi è fissato con le copertine, io con i nomi dei personaggi che ci posso fare)!
“Negli anni in cui il suo soprannome era Guaio, Zee aveva l’abitudine di rubare barche. Il padre non aveva il minimo sospetto e le lasciava massima libertà in quei primi tempi dopo la morte della madre. E poi era occupato a impersonare il ruolo del pirata, un passatempo eccentrico per un uomo che aveva trascorso la vita a studiare letteratura. Ma quelli erano giorni disperati, ed entrambi erano stanchi di portare sulle spalle il peso della perdita, incapaci di scrollarselo di dosso se non nei fugaci momenti in cui riuscivano a buttarsi in qualcosa fuori dalla portata dei ricordi.”
Sostanzialmente potrei consigliare questo libro a chi ama le letture lente ma ragionate (non come me). Ho apprezzato il libro e forse lo rileggerei anche con il senno di poi ma non è comunque fra i miei preferiti.