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La ragazza con gli stivali

Creato il 23 novembre 2015 da Annagiulia @annagiuliabi

Un’anomalia che si verifica una sola volta può essere considerata una casualità, ma alla seconda volta in meno di sette giorni in cui indosso scarpe che mettono in evidenza i calzini spaiati, fermarsi e porsi qualche domanda è d’obbligo.

Dopo un’attenta riflessione, durata il tempo in cui non mi sono seduta sull’autobus per evitare che qualcuno notasse la dissonanza cromatica dei due calzini incriminati, ho compreso che l’origine del problema ha due matrici: essere cresciuta in campagna ed essere torinese.

Nonostante i sedici mesi di lontananza dalla mia città e noncurante dei 20°C che ancora deliziano Tirana, io uscirei di casa tutti i giorni con gli stivali.

boots

Meraviglie di Zalando. Comodi nonostante i tacchi, 20 euro con i saldi due inverni fa.

Non solo: ogni mio desiderio calzaturiero, quando non supportato da una buona dose di razionalità, si limita appunto ad infinite paia di stivali.

Il carrello che mai svuoterò su AliExpress ne è la prova: tronchetti, military boots, over the knee, con o senza tacco/zeppa/inserti in lana/dettagli dorati, sono sempre loro l’oggetto delle mie brame.

Il tassello successivo del puzzle è dato dalla mai sopita passione per il kitsch, passione che cerco di tenere a bada nell’abbigliamento visibile – anche se nell’armadio, a Torino, ci sono un paio di giacche che dimostrano altrimenti – e che non posso evitare esploda come una nuvola di glitter quando acquisto delle calze.

Inseriamo nel quadro le ben note lavatrici mangiacalzini, e quelle che mia madre chiama “mani di pastafrolla” che fan sì che sempre più spesso i capi di abbigliamento più piccoli mi cadano in fase di stenditura sul balcone.

Il risultato credo sia abbastanza ovvio: posseggo calzini particolarmente colorati e sovente spaiati, gli stivali mi permettono di avere un’apparenza decorosa non mostrando tali dettagli, ergo alla prima occasione in cui mi trovo ad indossare scarpe sotto il malleolo (nel caso odierno, delle Adidas tamarre da far spavento anche alla borgata torinese da cui provengo), il terribile segreto è svelato.

Dovrei forse limitarmi alla dicotomia freddo=stivali, caldo=sandali, scelta che mi permetterebbe inoltre di evitare l’acquisto di scarpe basse che utilizzo comunque molto poco, così da risparmiare e avere ancora più stivali.

So di non essere l’unica a unire utile e dilettevole, dove utile sta per “pessimo gusto in fatto di calze” e dilettevole per “insana passione per le calzature da montanara”, quindi mi rimetto a eventuali consigli e trucchetti per ovviare a situazioni imbarazzanti e poco professionali come quella di stamani.

Va da sé che smettere di indossare scarpe da ginnastica da tamarra di Torino Nord è già nella lista delle cose da fare.

sti

Neanche l’effetto contadina nella steppa mi spaventa: IO GLI STIVALI NON ME LI TOLGO.



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