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La Ragazza del Faro

Creato il 05 luglio 2014 da Giovy

Libro la Ragazza del Lago


Qualche giorno fa mi ha scritto Dario Giardi, l'autore del libro la copertina del quale vedete riprodotta qui sopra. Mi ha raccontato di ciò che ha scritto e del suo amore per la Bretagna che, assieme ai protagonisti in carne e ossa, è elemento fondamentale del suo romanzo.
Tempo fa scrissi un post proprio su una località bretone, Quimper, che fu teatro di un libro che fu capace di sorprendermi: Fede e Bellezza di Niccolò Tommaseo.
Dario mi ha chiesto se poteva raccontarvi il suo "La Ragazza del Faro" ed io ho detto sì.
Questo è un ottimo esempio di quell'ispirazione magica che può nascere viaggiando per il mondo.
Leggete il resto del post e fatemi sapere che ne pensate.
Tutto questo è la Bretagna, terra antica e mai domata fino in fondo che mi ha incantato a tal punto da decidere di ambientarci il mio romanzo d’esordio “La ragazza del faro”, edito da Leone editoreQuesta Terra dove vive bene chi ancora si ciba di sogni, fa da cornice alle vicende del protagonista della storia, Julien, un trentacinquenne fuggito dall'angosciante monotonia borghese della vita parigina. Fugge per trovare rifugio in un paesino sperduto della costa bretone, fra le cui brezze crede di poter ritrovare se stesso e l'essenza della vita. L'incontro con la bellissima Adèle, di cui si innamorerà perdutamente, e la quotidianità condivisa con il gruppetto di giovani che ancora vive in paese gli riserverà gioie, dolori, e anche una terribile lezione.
La Bretagna fa da sfondo alla storia, compartecipando alle vicende dei ragazzi, ai loro umori, divenendo essa stessa protagonista. Non potrebbe essere altrimenti perché è una Terra dove tutti i colori mostrano le loro varie gradazioni; il paesaggio ti entra nell’animo e tu vivi e respiri di esso, con esso. Un colpo di vento, un temporale improvviso…non desta paura, anzi, ti scuote da quel torpore di dolce sonnolenza e ti costringe a riaprire, spalancare i tuoi sensi per assaporare la forza di vivere.
Riesci a volare su quella terra; basta seguire il volo di qualche gabbiano che spazia oltre la costa, si libra sul plumbeo cielo, segue le correnti d’aria e penetra nell’interno del territorio… lo segui… con lui voli oltre quelle dense nubi nere, verso scogliere scolpite, vallate fiorite, su gente silenziosa e rude ma cordiale ed ospitale.
Il loro sguardo è sincero.
Non vedi furbizie nascoste. Continui a volare e penetri il cielo su quell’oceano immenso. Intorno a te solo un senso di tranquillità resa viva da quegli improvvisi rimbombi lontani di una forte burrasca! L’atmosfera si fa carica di elettricità e il tuo motore ravviva la tua fanciullesca fantasia. E vedi animarsi gli scogli sparsi tra mare e terra; riconosci i fari, le insenature che feriscono le belle vallate; godi delle perle azzurre dei laghi; le variopinte casette rallegrate da fiori e la scia spumosa delle navi che sembra tagliare l’oceano. 
Noti il sudore da lavoro dei pescatori incalliti e, se qualche canto da loro si espande nell’aria, ti ammalia, ti costringe a volare seguendo il suo ritmo. Su, sempre più su, in quello spazio infinito voli e vedi le verdi macchie di boschi antichi, le chiese, i raggruppati villaggi. Penetri in ogni casa, ascolti le storie che i vecchi raccontano. Fate, demoni, cavalieri… una storia infinita.
La Bretagna mi ha stregato, ne ho colto la sensazione di libertà; e le sarò sempre grato, per avermi fatto comprendere pienamente l’idea del “viaggio”; un viaggio che non è solo turismo ma un percorso interiore che ci riporta alle cose semplici del vivere quotidiano. Mi ha aperto gli occhi, insomma, con la sua strabiliante bellezza.
Io in Bretagna ci torno sempre volentieri perché sento che in qualche modo questa regione mi ha scelto e come dice un’antica poesia bretone: “a coloro che sceglierà, non basterà visitare la Bretagna. Dovranno lasciarla sognando di viverci, con l’orecchio attaccato al buco di una conchiglia che mormora. E il suo richiamo sarà come quello di un chiostro dal muro aperto verso il largo: il mare, il vento, il cielo, la nuda terra e poi niente. Questa è una provincia dell’anima”.
Allora Kenavo, ossia arrivederci, in bretone naturalmente!

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