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La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakami

Creato il 10 gennaio 2011 da Tiziana Zita @Cletterarie

La ragazza dello Sputnik di Haruki MurakamiNella primavera del suo venticinquesimo anno, Sumire si innamorò per la prima volta nella vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande pianura. Spazzò via ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto ciò che trovò sulla sua strada, e dietro non si lasciò nulla. Poi, senza aver perso nemmeno un grado della forza, attraversò il Pacifico, distrusse senza pietà Angkor Wat e incendiò una foresta indiana con le sue sfortunate tigri. In Persia si trasformò in una tempesta del deserto e seppellì sotto la sabbia un’esotica città-fortezza. Fu un amore straordinario, epocale. La persona di cui Sumire si era innamorata aveva diciassette anni più di lei ed era sposata. E come se non bastasse, era una donna. E’ da qui che tutto cominciò, ed è qui che tutto (o quasi) finì.

Così comincia questo romanzo di Murakami che s’interroga sull’amore. Che parla d’amore e di morte e va dritto al cuore. Parte leggero e spensierato, poi ci proietta in un dramma misterioso. Però non è un libro nero, diciamo che è difficile da classificare. Ma forse i libri di questo spiazzante giapponese lo sono sempre.
Figlio di professori di letteratura, appassionato di musica e gatti, ha gestito insieme alla moglie un jazz bar a Tokyo. Appena raggiunto un po’ di successo, ha cominciato a viaggiare in Italia, Grecia e Stati Uniti. E’ a Roma che nel 1987 ha scritto Tokyo Blues: un caso letterario che ha venduto due milioni di copie in un anno. In seguito si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha insegnato letteratura, per poi tornare in Giappone. Oltre alla scrittura, Murakami si dedica alla corsa. Ha partecipato a circa venti maratone e corre e si allena tutti i giorni. E’ inoltre il traduttore di alcuni gloriosi americani: Scott Fitzgerald, John Irving e Raymond Carver che considera il suo maestro e mentore letterario. “Le sue opere sono ancorate in una quotidianità che sottilmente esce dai binari della normalità” e “rivelano una forma di surrealismo molto rinfrescante”. Di certo ha una grande capacità di spaesarci.Un avvertimento prima di continuare: se non avete letto il libro è meglio che prima lo
La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakamileggiate perché ne svelerò la trama e cercherò di carpirne i segreti. D’accordo non è un giallo, ma non solo i gialli riservano sorprese.
La storia è raccontata da un amico di Sumire, suo compagno d’università e poi insegnante elementare. A quell’epoca Sumire lottava con tutte le sue forze per diventare una scrittrice. Ma a discapito della totale dedizione e della forte determinazione, non ci riusciva. Sumire era incapace di scrivere alcunché avesse un inizio e una fine.
Quello che scriveva “sembrava un patchwork fabbricato da un gruppo di donne ostinate che hanno tutte gusti diversi e diverse difficoltà e che lavorano insieme in silenzio”.

L’inizio l’ho adorato, poi, quando Sumire sparisce sull’isola greca, a poco a poco il libro non mi è più piaciuto. In certi momenti mi sembrava quasi un horror. A quel punto non ho capito cosa è successo. Non ho capito perché i protagonisti sono caduti in una depressione che ha tolto loro tutta la voglia di vivere. Si è prodotta una scissione pericolosa che li ha portati in un’altra dimensione, dove il calore della vita è scomparso. Dov’è impossibile separare il sogno dalla realtà.
Non ho capito la malattia di Myu, la donna di cui Sumire si è innamorata, e come questa malattia si sia trasmessa agli altri. Ero arrabbiata con Murakami ma poi finalmente… la fine mi è piaciuta.
C’è qualcosa di spirituale in questo romanzo. Sembra che Murakami non desideri che comprendiamo esattamente cosa è successo. Preferisce creare un mistero e senza dubbio Myu è il personaggio più misterioso. Bellissima, affascinante e raffinata, per certi versi assomiglia a Sumire, ma non certo per l’eleganza: la ragazza desidera diventare una scrittrice e sappiamo che Myu è stata un’eccellente musicista. Sappiamo che un evento traumatico ha cambiato la sua vita e che in seguito ha smesso di suonare. Ma alla fine si scopre che in realtà non aveva talento.
Il problema di Myu è che non è capace d’amare.
Questa assenza di sentimenti, questa frigidità, le impedisce d’avere dei rapporti con gli altri (sia psichici, che fisici) e di essere un’artista.
Nel romanzo c’è un triangolo: il professore ama Sumire, Sumire ama Myu e Myu… non ama nessuno.
Possiamo pensare che Myu non riesca ad avere un rapporto sessuale con Sumire perché non le piacciono le donne, ma poi si capisce che è incapace di amare chiunque. La scomparsa di Sumire potrebbe rovesciare il suo stato d’apatia, invece questo secondo trauma l’aggrava e Myu resta nel suo vuoto esistenziale.
All’inizio Sumire non ha sentimenti e ha dei dubbi sulla sua capacità di scrivere. Alla fine “uccide il cane”: supera la prova sentimentale.
Il romanzo è un viaggio d’educazione sentimentale. Apparentemente l’amore è la cosa più semplice, ma quello che ci sembra vicino si rivela lontano e inafferrabile. Murakami ci mostra che le cose su questo terreno non sono affatto semplici.

La ragazza dello Sputnik di Haruki Murakami
Aruki Murakami

Per quanto riguarda la fine mi è successa una cosa sorprendente. Ho regalato il libro a un’amica e  parlando-
ne con lei ho scoperto che avevamo “letto” due finali completamente diversi.  Per-
ciò ho chiesto l’opinione di un amico che pure aveva letto il libro. La sua fine è simile alla mia, anche se non identica. A questo punto l’ho regalato a un’altra persona perché ero curiosa della sua interpreta-zione. Risultato: due a due.
Ma andiamo per gradi. Sumire è scomparsa sull’isola greca. Il suo amico, il giovane professore che è innamorato di lei, pur senza averglielo mai detto, va a cercarla lì, ma inutilmente. Perciò torna in Giappone e riprende la sua vita. Passano dei mesi e lui torna al suo triste quotidiano. Ecco la versione della prima amica.
“Lei non torna più, è evidente. Lo chiama, poi cade la linea, lui sta vicino al telefono, ma lei non richiama. Non richiamerà mai”.
Ecco invece la versione del mio amico: “Alla fine, dopo lunghi mesi di attesa, Sumire chiama da una cabina telefonica e gli dice che è tornata da molto lontano, che le sono successe delle cose incredibili che è riuscita a superare e che vorrebbe vederlo per parlargliene. Gli dice tutto come se si fossero visti il giorno prima. E’ il momento che mi ha più commosso, di cui conservo un ricordo… d’amore…”
Ecco la versione della terza amica: “Lei non è tornata ma si tratta di un desiderio di lui, di un sogno. Se uno non può vivere nella realtà vive nel desiderio, nel sogno. Il telefono ha suonato o non ha suonato? La telefonata l’ha pensata, o è arrivata? E poi, ci sarà andato in Grecia?”
Il suo dubbio travolge l’intero romanzo e lo trascina in una dimensione onirica. Non potendo decidere dove comincia il sogno e dove finisce la realtà, tutto diventa sogno. Comunque le loro due versioni coincidono perché entrambe ritengono che Sumire non sia tornata.
La ragazza dello Sputnik di Haruki MurakamiMi chiedo se Murakami sia al corrente che quelli che leggono il suo romanzo pensano tutti cose diverse. Tanto diverse. Se questo libro non sia una specie di test proiettivo. L’altra cosa divertente è che ognuno vede la propria versione come unica e autentica. Anch’io lo credevo prima di scoprire che c’erano altre interpretazioni: anche questo è un risultato del test proiettivo. Il mio amico mi ha detto che non ha dubbi sul ritorno della ragazza. Neanch’io del resto. Allora, oltre alla versione pessimista del non ritorno, possiamo dire che ne esiste una degli innamorati.
Del resto il titolo originale è “l’innamorato-a dello Sputnik” (Supūtoniku no koibito), o forse si potrebbe tradurre con “l’amante dello Sputnik”.
Senza saperlo, quella che ha visto la fine migliore sono io. Vi ho visto una fine da favola. Ho pensato che lei ora fosse pronta ad amarlo e che forse lo amava già prima di partire (come in Pickpocket di Bresson). Ovviamente so che questo non lo dice nessuno e che è una mia prefigurazione. So che il romanzo resta aperto. Ma una cosa è certa: si conclude col ritorno della protagonista e questo dà senso a tutto quello che è successo.
Un’ultima considerazione: per gli adolescenti (stato esistenziale imprescindibile da cui si può uscire, o restarci imprigionati per sempre) l’amore è solo amore impossibile. Gli adolescenti amano di un amore tanto forte, quanto proiettivo. Tanto forte, quanto idealizzato. Perciò la caratteristica di questo amore è di non incontrare mai l’altro. In un paradosso di cui chi lo vive è del tutto inconsapevole, l’amore è possibile solo se è impossibile. Se ne esce quando si incontra l’altro. Quando si elimina quella distanza siderale colma di desiderio e si entra nel mondo reale. Credo che questo succeda a Sumire.



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