È doveroso da parte mia ricordarvi che La ragazza di fuoco è il secondo volume della trilogia di Hunger Games, quindi di seguito potreste trovare qualche anticipazione.
Finalmente un libro che mi tiene sveglia la notte per essere letto e che continuo a sognare. Sono così impaziente di proseguire con il seguito che ho persino perdonato Suzanne (sì, ormai è diventata la migliore amica) per la conclusione di questo capitolo che, in una parola, è inesistente. E la cosa peggiore è che le ultime parole accentuano lo spannung e moltiplicano gli interrogativi, ma mi è piaciuto così tanto che, in questo caso, non ne sono dispiaciuta.
L’arma vincente di questa trilogia è senz’altro Katniss; inizialmente credevo che fosse il mio amore per Peeta Mellark a portarmi avanti nella lettura senza frontiere e poi ho capito che era la voce di Katniss, il suo racconto, il mondo e la storia esplorati dai suoi occhi a incitarmi pagina dopo pagina.
Katniss ha vinto gli Hunger Games ma, come sospettavamo, non è ancora finita, anzi è tutt’al più appena iniziata. Le bacche velenose che hanno salvato lei e Peeta sono diventate una scintilla pericolosa che nei dodici Distretti ha diffuso il desiderio di ribellarsi al governo di Panem. Il presidente Snow sa che la responsabile è la ragazza di fuoco e spetta a lei rimediare.
Diciassette anni sono pochi per perdere la possibilità di scegliere il proprio futuro e tenere tra le mani la vita di tutti gli abitanti dei Distretti. Ribellarsi? Fuggire? Impossibile quando la tua vita è scandita da eventi mondani ed è sotto stretto controllo. Tanto più che ormai il vento della rivolta si sta propagando risvegliando la leggenda del Distretto 13, segretamente sopravvissuto alla distruzione.
Il presidente Snow deve distrarre i cittadini per riportare l’ordine e punire i ribelli: quale occasione è migliore dell’Edizione della Memoria degli Hunger Games affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City? Questa volta i tributi saranno scelti tra i vincitori delle passate edizioni. Così Katniss e Peeta devono ritornare nell’arena, esclusi dal mondo in tumulto e certi di essere destinati alla morte, mossi unicamente dal desiderio di salvare l’altro. Nemmeno gli abitanti di Capitol City sono davvero soddisfatti dalla nuova carneficina: rivedere i propri idoli (soprattutto i due sfortunati innamorati del 12) tornare a combattere li turba a tal punto da portarli a improvvisare una manifestazione senza capo né coda.
La rivolta, la censura, le condanne e le punizioni si sommano ai sentimenti confusi di Katniss: ama Gale o Peeta? Un triangolo che si stringe sempre di più, ma inevitabile e struggente.
Questo libro ha superato le mie aspettative (ed erano già molto alte): sono 375 pagine dense e ricche di eventi, emozioni, paure e inquietudini, ma soprattutto di irrefrenabile volontà di riscatto portando a desiderare di prendere parte fisicamente alla ribellione. Suzanne Collins regala un po’ di spessore ai personaggi che nel primo capitolo erano rimasti ai margini: Prim, Gale, la madre di Katniss e persino Peeta (come non tifare per lui?) hanno ormai un ruolo più definito e centrale. Insuperabile è, però, Haymitch, il mentore di Katniss e Peeta: finalmente si libererà dall’etichetta di ubriacone e lo guarderete con occhi diversi.
Recentemente e contemporaneamente ho letto libri pieni di difetti in termini di coerenza, con trama avvincente e personaggi pieni di potenziale, ma non ben sviluppati, ma con Hunger Games è un’altra storia: avvincente ed entusiasmate, ha già un posto tutto suo tra i libri che ho amato di più.