I Contenuti
Alissa è una giovane operaia dalla bellezza prorompente che perde il lavoro a causa della crisi economica. Un giorno trova un teschio di cristallo vicino alla sua casa. Questi le dice di essere Zilkor, il dio del lavoro, e le propone una scommessa impossibile: riuscire a trovare un lavoro così fuori dalla norma da farlo passare alla storia, che non sia mai stato svolto prima da una donna. In cambio di gloria, fama e ricchezza. Alissa accetta la scommessa, e si catapulta in una discesa agli inferi fra i lavori più umilianti e in una serie di disavventure che la condurranno a Venezia, dove inizierà tutta un'altra storia...
La Recensione
In tempo di crisi si reagisce come si può. C'è chi preferisce raccontare (o raccontarsi), ed è così che negli ultimi tempi proliferano romanzi che affrontano, con dramma o ironia, il tema della crisi economica, del precariato, delle difficoltà del mondo del lavoro. Il racconto, purtroppo, è sempre lo stesso, e c'è poco da fare. Un'alternativa sembra venire da La ragazza di Venezia, che rielabora il tema in una chiave umoristica, surreale e fantastica, che ricorda un po' il grottesco sociale di Pennac e la satira di Stefano Benni, giusto per citare due grandi maestri del genere.
La giovane protagonsita del romanzo, Alissa, che l'autore riesce a tratteggiare bene come una ragazza come tante, è una delle svariate vittime della crisi economica. L'incontro con il dio Zilkor cambia la sua vita, con una serie di vicende che traducono letteralmente la grottesca situazione del precariato, con effetti esilaranti. La ricerca del lavoro più strambo e inusuale (più assurdo e improbabile è, più ricco di dettagli realistici viene tratteggiato) occupa tutta la prima parte del romanzo, che offre un buon spaccato della sostanza del romanzo e delle capacità tecniche e stilistiche dell'autore. Lo scrittore se la cava abbastanza bene con l'umorismo, originale e personale (gli incubi di Alissa, che rielaborano le sue esperienze professionali, sono il fiore all'occhiello del romanzo) e anche con l'impostazione della trama fantastica (il teschio di cristallo viene introdotto con il giusto equilibrio di incredulità e adesione al gioco, senza compromettere la tenuta della storia). D'altra parte, l'autore conosce bene le esperienze di Alissa, il contesto generale della crisi finanziaria globale, che spesso fa capolino nei dialoghi tra i personaggi, con una serie di pennellate chiare, semplici ed efficaci. Purtroppo quello che sembrerebbe un notevole punto di forza è anche un punto debole, perché i due elementi tirano il romanzo verso direzioni opposte, privandolo, strattone dopo strattone, di una sua precisa identità. L'autore, insomma, dovrebbe decidere chiaramente se dare vita a un romanzo umoristico, con un suo preciso target, o uno più "didattico", che richiederebbe un altro tipo di destinatario. Quello che sembrerebbe essere il lettore ideale, vittima, anche lui, della crisi, che cerca un compagno di viaggio in un romanzo come questo, sa destreggiarsi tra spread, bond e btp; pertanto, i passaggi puramente didascalici risultano pesanti, perché del tutto superflui. E' difficile tenere insieme, in parole povere, descrizioni manualistiche sulle speculazioni finanziarie, resoconti di vicende realmente accadute, appena mascherate (come il caso degli operai FIAT licenziati, reintegrati ma costretti a rimanere a casa dall'azienda) e gli incubi di Alissa, con nani giganteschi iperdotati.
Il giro di boa è rappresentato dalla seconda parte, quando il raggiungimento dell'obiettivo porterà Alissa a una trasformazione inaudita e impensabile, che ha luogo nell'ultima parte. Evitando gli spoiler, dico solo che si ha una virata esponenziale e iperbolica verso il fantastico più assoluto (e non so cosa sia più incredibile, che in poche pagine Alissa risolva tutti i problemi d'Italia, con un colpo di bacchetta, o che poi si passi a parlare di apocalissi parodiche, nazioni inventate, incontri tra pezzi di pantheon olimpico e cattolico). E' nella terza parte che si raggiunge l'eccesso, in tutti i sensi: il romanzo viene definitivamente strappato dai diversi filoni, mentre emergono più chiaramenti i difetti della scrittura dell'autore. Da grossolani errori di battitura (un ilare "Giochi senza frontiere", al posto di "Medici senza frontiere", o una "suite" d'albergo che diventa "sweet") a debolezze del realismo (a cominciare dalla prima parte, in cui Alissa subisce molestie sul lavoro e poi anche un serio infortunio, senza le dovute conseguenze).
Si arriva alla fine del romanzo con un forte senso di incredulità e divertito scetticismo: il patto di fiducia tra libro e lettore è venuto meno, e si assiste, divertiti, alle stramberie di una trama che alla fine fa acqua da tutte le parti. Sono abbastanza dispiaciuto, perché finisce malissimo un romanzo che era iniziato con ottime premesse. Ciò nonostante ho deciso di attribuire un giudizio largamente conciliante, per non sprecare gli ottimi intenti dell'autore: un po' di revisione editoriale (non è mai abbastanza, a quanto pare), un po', soprattutto, di maggiore chiarezza su quale deve essere l'intento principale del romanzo e, di conseguenza, il suo destinatario, e il gioco è fatto.
Giudizio:+3stelle+
Articolo di Tancredi
Dettagli del libro
- Titolo: La ragazza di Venezia
- Autore: Simone Scala
- Editore: 0111edizioni
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: La blu
- ISBN-13: 9788863076196
- Pagine: 224
- Formato - Prezzo: Brossura - 15,70 Euro