da La creatura che non ti sono somigliante, incipit
testo: viviana scarinci, immagini: alessandro provenzano, voci: daria manetta, angelo zito, viviana scarinci
Troppo crescevano, denudato il nome, le cose
l’evo diaccio del viaggiatore finiva in bruma
l’ultimo ovale. Tra noce e gheriglio e piccole
incommestibili punte, compariva Terza
nel disegno del mondo, comandata dalla maceria
e mondata all’estremo di ogni spuntare
se ne stava in ascolto: archi, getti,
averi solitari e corde di metro invernale
sconfinavano e affacciava una ragazza
che teneva il nascere capofitto nell’ordine. Ogni dentro
ha parole resistenti fiancheggiate da un assedio
aver potuto libero crescere nel maglio dell’oscurità
l’oncia resistente questo vaglio, il nudo frangere,
pane mostruoso degli anni, per cui la crepa
della colonna in aperta mostra è
l’unico mio dono, il bilico di un desidero
che nidifica forme nevralgiche. Brulico
sul fondo di non crescere un fogliame arbustivo
pianoro senza solco che è menzogna
verissima di giacere.
Sottostà questa imposta
la redenzione terrea dell’incarnato, il crine fulvo
che compare questa ascesi. Allora data
nessuna colpa, lo sponsale castrò spigoli di cuore
in una muta fantastica di tocchi che accorparono
il solo coraggio ematico di nascere. Urgo verifiche:
nessun congegno rilevante sfata quanto è irrilevante.
Fitta di ombre battenti domando solo
che risponda questa rada adolescente e munifica