Questa puntata di "La (ra)gazzetta dello sport" è andata in onda su Radio Fantastica sabato 26 giugno. L'Italia non ha passato le qualificazioni e moltissime sono le critiche che sono state mosse al povero Marcello Lippi, che subito dopo la fine nella partita è corso negli spogliatoi calpestando uomini, donne e bambini, come quelli della terza classe nel Titanic che affondava. Finita la partita, tutti giù a dire che i giocatori erano vecchi, che bisognava fare il ricambio generazionale. Eh, era necessario fare i giornalisti sportivi per dirlo, immagino: c'era Zambrotta che correva col catetere, lo teneva con le mani, ogni tanto si fermava, prendeva fiato, lo riassestava e poi ricominciava a correre. In ogni caso, non mi pare il caso di girare il dito nella piaga e di esaminare le condizioni psicofisiche di quei poveracci che erano in campo, anche perché la colpa è un pochino nostra, dico della trasmissione. Il ct della nazionale ci ascolta e ce ne ha dato la certezza quando, nel secondo tempo, ha schierato la stessa identica formazione che avevo consigliato io in una delle prime puntate di questa rubrica. Soltanto che a lui l'hanno pagato, io lo faccio gratis. Adesso, i giornali si sono messi a fare a gara a chi mette in apertura il titolo più cattivo contro Lippi: Tutto Sport s'è buttato su un "È tutta colpa tua", Repubblica.it è per il "Che vergogna!" e di seguito tutte le altre testate. Però, il nostro commissario tecnico un esame di coscienza se l'è fatto, ha ammesso di essere il responsabile di questa Waterloo e io, che storicamente sento un forte trasporto emotivo nei confronti dei perdenti, ho deciso di fornirgli un elenco di possibili giustificazioni per gli errori che ha commesso. «Sono un uomo, non sono un santo, il pallone era troppo leggero, e comunque quando facevo le formazioni non potevo concentrarmi perché Gattuso mi prendeva a morsi nei polpacci». «Non mi avevano detto che erano i Mondiali. Pensavo di essere a Giochi Senza Frontiere e stavo aspettando soltanto il momento giusto per giocare il jolly». «Provateci voi a vincere i Mondiali con un cuoco che vi fa mangiare solo pane e Nutella. Avremmo preferito sponsorizzare lo yogurt della Marcuzzi così almeno arrivavamo in campo leggeri». Trattandosi di una prima donna, può sempre dire: «Avevo le mie cose e comunque m'è venuto un gran mal di testa». Infine, può fare come ogni italiano che si rispetti, può scaricare le responsabilità: «Nel 2006 l'allenatore ero sempre io e i giocatori erano gli stessi. Però c'era al governo Prodi: è Berlusconi che porta sfiga, prendetevela con lui» o anche: «Non potevo giocare le partite successive, ci sarebbe stato un legittimo impedimento».
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