(perché anche altri non ci raccontano… perché sono qui?)
Un sabato pomeriggio, mezza ammalata, sola in casa e con un bel nulla da fare, uscii di casa ed entrai in una libreria di Vignola, decisa a trovare qualcosa per passarmi l’ennesimo weekend da eremita. Andai a curiosare tra gli scaffali di romanzi in lingua inglese e la mia attenzione venne colta da un volume dalla copertina viola cangiante con una moschea lilla sullo sfondo: “The Bastard of Istanbul”, di Elif Shafak, scrittrice turca molto discussa. Lessi la trama sul retro del libro, mi sembrava interessante, pagai ed uscii.
Semplicemente.
Divorai il romanzo in una manciata di giorni, lo sfogliavo in ogni minuto libero.
Da quel sabato pomeriggio surreale, solitario e palloso, i miei progetti e i miei sogni hanno subito una leggera deviazione di rotta. Iniziai ad informarmi sulla storia della Turchia, sulla lingua turca; lessi tutte le interviste che trovavo sul sito web della scrittrice, innamorandomene di più ad ogni riga. Vedevo il suo riflesso dietro ogni sfaccettatura ambivalente del mio carattere. Mi sentivo come i suoi personaggi bizzarri, stranieri come stato del visto, ma anche come condizione dell’anima. Stufi di qualunque cosa. Pieni di possibilità, eppure sperduti e tormentati.
Il nome “Elif Shafak” è stampato sulla copertina della mia tesi.
Quel romanzo è la ragione perché io sono qua.
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